Il libro d'artista è un oggetto misterioso. Il libro d’artista è un oggetto sfuggente, il tentativo di classificarlo spesso è fallimentare, perché non si fa imbrigliare in categorie precostituite e imprigionare in griglie estetiche rigide.

Quando ci confrontiamo con queste opere notiamo subito come molti degli originali elementi distintivi siano andati “persi, trasgrediti o intenzionalmente offuscati”. I libri d’artista accompagnano e registrano le continue trasformazioni del pensare e delle poetiche degli artisti. Questi libri rivelano una loro dimensione fisica che supera la superficie dei normali supporti. Gli artisti sostituiscono a volte il testo scritto con materiali come vetro, gesso, tessuti, carte, cartoni, gomma, ferro, legno, ecc., e mettono in discussione la scrittura a favore di elementi differenti e di un nuovo comportamento estetico: la materia assume messaggi ricchi di contenuti e significati, anche in assenza delle parole. Alla parola scritta subentra l’arte verbo visuale, che talvolta assume il linguaggio della poesia visiva dove gli artisti pongono in relazione la parola, i testi, l’immagine e l’oggetto. Altri artisti invece lavorano sulla forma dell’oggetto-libro e la reinventano: tramite la sua nuova forma il libro riesce a instaurare un “dialogo” con il suo fruitore.

La storia dei libri d’artista viaggia per vie parallele alla storia dell’arte. Anche se già in epoca medievale abbiamo esempi di libri di grande pregio elaborati e realizzati manualmente, sarà solo successivamente, con il lavoro dell’artista inglese William Blake (morto nel 1827) che si avrà un primo inedito impulso al libro d’artista. L’opera di Blake è scritta, illustrata, colorata, stampata e rilegata da lui stesso e da sua moglie Catherine, un lavoro che non ha diretti precedenti e rappresenta il primo nuovo impulso verso opere successive che avranno la forma di “libri d’artista”, che evolveranno per essere autoeditati e autodistribuiti dagli stessi creatori.

All'inizio del Novecento la stampa inizia a dominare grazie alla sua ampia diffusione, e molti artisti inizieranno a utilizzare come mezzo artistico libri, opuscoli, manifesti e cartelloni; in questo atteggiamento nuovo possiamo forse cogliere una precoce attenzione verso spazi “altri” situati fuori dai sistemi tradizionali di esposizione galleristica e museale, e i nuovi media sono usati dagli artisti per diffondere idee presso chi non frequenta gallerie d'arte e per creare opere economicamente convenienti. Sarà solo dopo, con la nascita del Futurismo italiano e della sua diffusione, che prenderà il via una produzione ricca e innovativa di libri e opuscoli; in tutta Europa si diffondono le “parole in libertà”, le pagine verbo-visuali e le pagine-libro oggetto”. Specialmente in Russia, molti artisti producono libri sperimentali con forme, materiali, contenuti e strutture innovativi, che troveranno continuità anche nel periodo del Costruttivismo. In Italia Filippo Tommaso Marinetti nel 1922 teorizza sia la forma che il contenuto di un libro oggetto d’arte; Fortunato Depero fu tra i primi artisti futuristi a creare libri d’artista, e nel 1927 progetta la monografia Depero futurista, nota soprattutto con il nome di Libro bullonato, perché era tenuto insieme da due grossi bulloni meccanici in alluminio. Questo è il primo esempio di libro-oggetto; la pubblicazione era costituita di 234 pagine, con copertina fustellata e caratterizzata da un'impaginazione varia, con foto, testi e scritte allineati in modi diversi, e pagine di differente grammatura e colore. L'esperienza futurista ha un impatto anche nelle altre avanguardie europee, come testimoniato dai numerosi libri stampati in quel periodo; successivamente con il Dadaismo e il Surrealismo si consolidano esperienze di collage. Celebre è la copertina tattile di Marcel Duchamp per Le Surréalisme (1947), in cui l'artista crea un seno tridimensionale di gomma rosa; da questi premesse il libro d’artista si avvierà verso nuove e inedite potenzialità tattili e sonore.

Dopo la Seconda guerra mondiale il libro d’artista continua ad avere un suo ruolo importante nell’arte sia come diffusore di idee che come settore sperimentale. Dieter Roth è stato il primo artista che ha utilizzato per le sue opere libri e fumetti usati; lui ed Edward Ruscha producono una serie di libri che ne decostruiscono la forma e aprono la strada a esperienze nuove. Twentysix Gasoline Stations è il libro d’artista realizzato da Ruscha, che utilizzò la fotografia per costruire un libro seguendo una tendenza propria di quegli anni, cioè girando in automobile e registrando attraverso l’occhio fotografico 26 stazioni di servizio, dalla sua abitazione a Los Angeles fino a Oklahoma, dove abitavano i genitori. Con le fotografie scattate crea un libretto di piccolo formato e abbastanza semplice, la copertina ha una veste grafica originale ma essenziale; inizialmente lo fece stampare da un tipografo in 400 copie, ma si accorse che l’opera tirata in un modesto numero di esemplari assumeva un’aura di preziosità che lo avrebbe apparentato alla storia precedente del libro (livre d’autor), e per porre rimedio lo fece ristampare in 3000 copie; Ruscha desiderava presentare la sua opera d'arte a un alto numero di persone e al costo di un dollaro e mezzo. Qualche anno dopo Ruscha pubblicò una collana dal titolo Nine Swimming Pools, in cui si può notare il suo interesse per “l’oggetto libro”; questo lavoro è caratterizzato per due terzi da pagine bianche, il resto sono fotografie stampate, ed è evidente il disinteresse dell’artista per il libro inteso come “bello e ben stampato”. Pare che in un'intervista, alla domanda sul perché non si occupasse di scultura, Ruscha abbia risposto che le sue sculture erano i suoi libri. L'artista scelse di distribuire queste edizioni originali tralasciando completamente i mezzi tradizionali di diffusione solitamente usati dal mondo dell'arte.

Negli anni Sessanta e Settanta proliferano i libri d’artisti attraverso il movimento Fluxus; molti artisti creano opere dove il libro è destrutturato e smaterializzato, nasce il libro "illeggibile". Il libro d’artista sarà centrale nell’Arte Concettuale: la mostra January 5-31, 1969 è organizzata in un ufficio di New York, e le opere esposte sono pile di libri d’artista. Prende vita un’alternativa alle gallerie e alle strutture museali altrimenti negate a forme sperimentali. In questo periodo il libro, subisce altre alterazioni e l’attenzione si sposta sempre più verso scatole, teche e contenitori. In Italia Emilio Isgrò realizzò libri d’artista negli anni Sessanta “cancellando” alcune parole o intere righe con forti tratti neri, rendendo quasi illeggibile il testo originale dello scrittore-autore; in queste opere concettuali l’artista opera una letterale destrutturazione dei libri “originali” in vista della ricerca di un “nuovo o diverso senso”' a una stessa opera.

Un esempio di "libro illeggibile" è l’opera di Piero Manzoni The life and the works del 1962, un libro di solo pagine bianche. Attualmente il libro d'artista è stato rapportato all’Arte Postale (che nacque proprio negli anni Sessanta), io credo che questa parentela sia in relazione al carattere proprio della mail art che si pone anche come luogo alternativo ai consueti luoghi dell’arte. Oggi gli artisti contemporanei e postconcettuali continuano a creare libri d'artista, la loro produzione si è intensificata, e le opere subiscono la fascinazione dei nuovi media, ad esempio possiamo trovare "CD-ROM d’artista" e "DVD-ROM d’artista" (Laurie Anderson li ha definiti “Album discografici d’artista”). La tecnologia diversa costituisce una potenzialità poetica diversa, anche se molte persone diffidano ancora dell’ebook, sia perché preferiscono toccare il libro sia per un certo feticismo legato al libro in sé. Purtroppo un grosso problema che si riscontra quando si visita una mostra di libri d’artista, è quello della fruizione, spesso non è possibile sfogliare i libri pagina per pagina e goderseli nella loro totalità...