“Abbiamo parlato di «velocità della pittura». La pittura sottile dà l’impressione di scorrere veloce, mentre quella interrotta (da increspature, coagulazioni, coste, bolle) frena l’occhio che sta esplorando la superficie pittorica”. Così l’artista Tom Robinson scrive a David Cooper nella descrizione di un suo recente lavoro nell’ottobre 2023.

Pittura sottile e pittura materica “creano insieme una polarità”, ma è nel loro intervallo che si ritrova la maggior rilevanza. “Il modo in cui le zone spesse e sottili si mescolano insieme, la rete che, combinandosi, formano, si carica di maggior significato piuttosto che la loro singola azione”. Si realizza così una “metamorfosi della pittura”, che diventa altro, si apre alla terza dimensione e si trasforma in scultura, in natura, replicando le superfici irregolari, diventando orografia.

Found, Unfound è la mostra della nuova collezione dell’artista contemporaneo Tom Robinson. In esposizione dal 10 gennaio al 10 febbraio 2024 presso la Messums London, 28 Cork St., Londra, questa personale riesamina la relazione dell’artista con l’Arte e la ricerca di una nuova materialità ed esaustività sulle sue tele attraverso la sperimentazione di texture, densità e stratificazione. La pittura è utilizzata come strumento di ricerca della terza dimensione, che Robinson indaga abbinando diversi colori e spessori, dando vita ad una rinnovata e burrascosa espressività pittorica.

Robinson gioca molto sul colore, così come era solito fare Kandinskij. “Impressione III”, realizzato nel 1911, ne è un chiaro esempio. Il dipinto ruota attorno a un evento chiave: un concerto di Arnold Schönberg a cui l’artista russo ha assistito nel 1911 a Monaco.

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Vasilij Kandinskij, Impression III, 1911, olio su tela, Städtische Galerie im Lenbachhaus, Monaco

Le melodie di Schönberg gli aprono nel petto una gioia dirompente che decide di tradurre in colore: è un giallo luminoso, pieno, frastagliato: straborda come un fiume in piena. L’artista vuole comunicare la sua gioia interna, che, come in un’esplosione, dilaga disordinata fino ai contorni della tela. E tutti gli spettatori ne sono partecipi, ne sono investiti e si armonizzano completamente, diventano parte di questa trama giallo-luminosa. La macchia nera collocata nella parte alta della tela sta a rappresentare il pianoforte del compositore, fonte del suono dal quale si genera la melodia incantatrice.

Come in Kandinskij, anche nei lavori di Robinson il colore assume voce propria, l’occhio la riconosce. “Un buon lavoro parla da sé. La fluidità, il volume, la reazione a catena di questo dialogo determinano la potenza del quadro”, afferma sempre Robinson nella lettera a Cooper. I colori sono pieni e vividi, comunicano tra di loro e creano una finestra di dialogo con chi osserva il loro ritmico alternarsi. Vivificano e dinamizzano il dipinto. La componente comunicativa si abbina a quella sensoriale dell’alternarsi tra pittura sottile e materica. E quando la luce interviene dando ulteriore profondità alle superfici si viene a creare un senso di completezza che abbraccia l’occhio e la mente.

Robinson la chiama “intelligenza plastica”, espressa da voci che riempiono la tela. Il dipinto diventa chiassoso, diventa un mare di melodie e suoni diversi, le voci sono più sottili o più profonde, più squillanti, civettuole o calme, basse. Alcune sono vicine, altre lontane. Saltellano, si sovrappongono. Tutte insieme trovano un equilibrio, una direzione, un senso. E poi diventa concerto. Ed è un concerto assolutamente singolare, ma che si espande tutt’attorno. È un concerto di voci dissonanti ma che nella loro dissonanza trovano un equilibrio singolare che si riassume nell’occhio dell’osservatore, che si cala in questa dimensione di gioia visiva. I quadri di Robinson creano una realtà immersiva. È una realtà propria che si gioca sull’alternanza di volumi, di pieni e di vuoti, di grumi di materia e di oceani fluidi di pittura sottile. Queste voci che scaturiscono dai colori seguono un ritmo, una melodia propria, una musica.

In “Impressione III”, Kandinskij adotta un approccio induttivo, partendo da un’esperienza precisa, un concerto di Arnold Schönberg, illustrandone una visione intima ma organicamente condivisa dal resto del pubblico. Nelle sue “Impressioni”, Kandinskij traduce su tela le sensazioni maturate dall’avvicendarsi di un evento esterno, a rimando del manifesto Impressionista che elevava i sensi a strumento primario di comprensione dell’esistenza umana. Contrariamente, Robinson opta per un approccio deduttivo. Parte da un assioma, dal colore, che poi traduce in diverse forme ed intensità, dalle quali scaturisce un concerto visivo e uditivo. I colori caldi ed autunnali di “Freighted Foes”, interrotti da un fugace spruzzo di cielo azzurro intenso, richiamano la gioia del capolavoro di Kandinskij. I colori concorrono sinergicamente a richiamare il senso profondo di felicità che esplode in “Impressione III”.

“Impressione III” e “Freighted Foes” sono stilisticamente molto diversi ma sono generati a partire dallo stesso concetto: vivificare l’arte dando primaria importanza al colore più che alla forma ed esaltandone la forza comunicativa, trasformando il colore in musica.