Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi, e il cuore. È un modo di vivere.

(Henri Cartier Bresson)

Giorgio Stawowczyk di origine polacca è nato ad Asti nel 1948 e non è solo uno straordinario fotografo e un viaggiatore appassionato, la sua storia è iniziata diversi anni fa come Ufficiale Pilota dell’Aeronautica Militare in servizio al 15° Stormo S.A.R. e al 31° Stormo, dove per un periodo è stato anche pilota elicotterista di Sua Santità Giovanni Paolo II. Ha svolto attività di volo in qualità di Comandante nel servizio antincendi boschivi della Protezione Civile sul velivolo anfibio Canadair 215, e nelle Linee Aeree di Alitalia. Negli anni dal 1980 al 1983, ha prestato servizio come pilota di elicotteri nelle Nazioni Unite nelle Forze dell’UNIFIL in Libano. Ha pubblicato per le Edizioni Efesto con il Prof. Carmine Mastroianni i due volumi Un insolito sguardo fotografico sulla Turchia archeologica e In viaggio con Strabone. È anche autore del racconto L’uva d’oro e del Dialogo Teatrale Un muro di lacrime.

L’esperienza del viaggio in Libano è stata determinante per i suoi interessi futuri sul Medio Oriente, come lei stesso ci racconta. Cosa lo ha spinto a scegliere l'ambito espressivo della fotografia, in particolare dell'archeologia?

Nel 1980-83 ero un ufficiale pilota in forza nell’ONU in Libano. Ebbi modo durante una pausa a Gerusalemme di ammirare delle stampe della seconda metà del XIX secolo del pittore scozzese David Roberts. Tutte raffiguravano il suo viaggio in Medi Oriente e in Egitto. Tale fu la mia gioia nello scoprire immagini antiche di località che io osservavo, ovviamente in tempo recente, di paesi, montagne, della splendida costa israelo-palestinese, della stessa Gerusalemme. Per tutto il tempo della mia permanenza in Libano non facevo altro che pensare a come organizzarmi per poter visitare il maggior numero di siti archeologici, purtroppo non mi fu possibile a quel tempo per tante ragioni. Ritornai in Libano diverse altre volte negli anni Novanta e Duemila, ed ebbi modo di iniziare le prime visite di alcuni siti.

Mi ispirai allo stile di David Roberts, pittore scozzese nato alla fine del Settecento, la cui cifra stilistica era quella di documentare i suoi viaggi in Egitto con schizzi, dipinti e litografie, tra me dicevo non sono pittore ma potrei comunque raggiungere una simile forza espressiva attraverso la fotografia. In fondo sono sempre stato un fotografo dilettante, la passione mi ha aiutato. L’occasione si presentò andando in Turchia, rimasi affascinato e rapito da quel bellissimo Paese, dal mondo della cultura classica, greco-romana.

Fu così che presi la decisione di dedicarmi a visitare i siti archeologici, informarmi sulla loro posizione, fotografare e catalogare le immagini di siti famosi con particolare attenzione a quelli ancora poco conosciuti. Oggi ho raccolto migliaia di fotografie che documentano più di cento siti archeologici. Durante l’ultimo viaggio ho utilizzato come mezzo di trasporto la mia motocicletta, lei mi ha permesso di arrivare in zone isolate e impegnative poco conosciute di non facile accesso.

Attraverso lo sguardo fotografico di Giorgio Stawowczyk è possibile migliorare la comprensione degli eventi storici dei territori della moderna Turchia e delle civiltà antiche del Mediterraneo. Molti imperi e culture hanno vissuto nelle terre dell’Anatolia e della Tracia nel corso della storia e molti altri sono in attesa di essere esplorati. Solo dal 1931 sono iniziate delle vere e proprie iniziative nel campo archeologico.

«Le straordinarie immagini pubblicate nel suo primo volume con i testi del Prof. Carmine Mastroianni costituiscono un'importante testimonianza del passato, attraverso l'occhio, la percezione di un viaggiatore appassionato, spinto, come si può dedurre dalla sua stessa biografia, dal desiderio di conservare, trasmettere, con le immagini, frammenti di storia, che commentano, integrandole visivamente, le brevi e utili note storico-archeologiche. Nel testo sono illustrati 35 siti archeologici, testimoni della storia della odierna Turchia e della grande ricchezza del suo patrimonio. La sequenza con cui sono presentati suggerisce che, accanto ed oltre il godimento estetico, il possibile intento dell'autore sia stato soprattutto quello di suscitare, con un procedimento 'maieutico', curiosità e interesse nel lettore: per i monumenti riprodotti, la loro storia, la storia di chi li ha edificati e vissuti; nello stesso tempo per l'ambiente che li circonda: la vegetazione più o meno fitta, le alte colline rocciose su cui sono città ed edifici ne hanno in gran parte consentito la conservazione e riportano al presente, alla necessità della loro salvaguardia, per una fruizione sempre più ampia». Scrive Raffaella Pierobon Benoit, già Professore ordinario di Archeologia delle province romane presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II nella prefazione al volume, Un insolito sguardo fotografico sulla Turchia archeologica.
Il percorso si fa ancora più avventuroso, nel secondo volume, In viaggio con Strabone, impreziosito dalla bellissima introduzione del Prof. Giusto Traina, Docente di Storia Romana, alla Facoltà di Lettere della Sorbonne Universitè di Parigi e, attraverso i testi del Prof. Carmine Mastroianni, il volume è dedicato ai siti archeologici (greco-romani) della Turchia con particolare attenzione a quelli meno noti, lontani dai circuiti turistici consueti. Le oltre trenta città microasiatiche documentate si animano, in un volume dove immagini e testi dialogano fra loro in modo assolutamente emozionante e originale. La narrazione del testo è affidata alle parole di Strabone di Amaseia, celebre storico e geografo vissuto durante i regni di Augusto e di Tiberio (64 ca. a.C. - 25 ca. d.C.). Strabone originario del Ponto, sul Mar Nero, e nella sua Geografia, dove in diciassette libri descrive l'ecumene romano, si sofferma sulle svariate poleis dell'Asia Minore che aveva avuto modo di conoscere durante la sua vita, prima come studente e poi come scrittore.
Sappiamo che i suoi libri hanno trovato accoglienza nel mondo accademico, sono stati selezionati come libri di testo per Università sia in Italia che all’estero. Quale suggerimento darebbe ad un giovane motivato ad iniziare un percorso simile al suo nel mondo della fotografia archeologica?

Non ho la presunzione di insegnare, soprattutto ai giovani su come vorrebbero impostare la propria vita o realizzare i propri sogni, non l’ho fatto con i miei figli, ho sempre considerato che una delle funzioni di un padre, fosse quella di essere un esempio. Se un giovane volesse, intraprendere un percorso simile al mio, gli chiederei per prima cosa, quale è la motivazione che lo ha spinto a prendere questa decisione; gli direi che ciò che ho fatto non è difficile ma per portarlo a termine deve sapere che ci vogliono passione, determinazione e conoscenza.

Direi che io ho avuto la fortuna di fare questo lungo viaggio perché ho conosciuto la Turchia durante la mia attività lavorativa. Gli direi che sicuramente avrebbe meno difficoltà se la sua passione lo portasse prima a fare un corso di studi adeguato. Salire su una motocicletta o su un’auto e percorrere quasi 18.000 chilometri, visitare e fotografare oltre cento siti archeologici, presuppone una adeguata preparazione sia per la parte operativa del viaggio che per quella logistica. Come ho detto, io ho avuto la fortuna di conoscere gran parte della Turchia per motivi di lavoro e forse ho fatto un viaggio culturale che secondo me, viste le pubblicazioni scientifiche in libreria, poche persone hanno avuto l’opportunità e la volontà di fare.

Intendo dire che tutto ciò che ho visto, è stato già oggetto di studio da parte di innumerevoli università e archeologi, ma ancora non ho visto pubblicazioni fotografiche così corpose, di 500 pagine con 35 siti archeologici descritti con testi di valore storico, anche se non è stato inteso come oggetto immediatamente didattico, ma sono certamente un buon percorso divulgativo, grazie soprattutto al supporto del Prof. Carmine Mastroianni, grande esperto di Archeologia classica. Forse oggi, tutto è già scoperto, quasi tutto è già stato fotografato, ma per vivere e non dimenticare una simile esperienza è necessario amare questo Viaggio come lo hanno amato tanti viaggiatori famosi e sconosciuti.

Cosa vorrebbe trasmettere alle nuove generazioni di fotografi viaggiatori?

La ringrazio per questa domanda, parlare delle mie esperienze con i giovani mi ha sempre dato un grande piacere, soprattutto perché rivedo me stesso, con i miei sogni, le mie decisioni, i miei errori, i miei piccoli successi, i miei dubbi; vedo nei loro occhi riflessa la mia stessa passione e la loro dolce attenzione. Quando racconto episodi della mia vita, le mie esperienze, anche le fotografie che ho desiderato fortemente di fare, cerco di esprimere e di far comprendere che tutto l’ho fatto con amore.

Direi loro che sono stato una persona fortunata, direi che molte volte nella mia vita ho sofferto, direi che tutto ciò che ho fatto quasi sempre è stato difficile, spesso pericoloso, direi loro che non mi sono mai fermato. Molti sogni, alcuni si sono realizzati, altri no, ma non ho mai smesso di sognare, e le fotografie che ho pubblicato, sono un sogno che si è realizzato dopo quarant’anni di attesa, quando non ero più giovane, ma sempre come lo direi a loro, senza che fossero diminuite la mia forza e determinazione. Direi loro, amate ciò che fate, non risparmiate sull’amore, il viaggio della vostra vita sarà una meravigliosa immagine per voi e per chi vi ama.

Grazie infinite, è stato emozionante condividere con Lei questa grande passione, la sua sensibilità e il suo illuminante impegno per la fotografia archeologica.