Quale spettacolo può aprirsi alla nostra vista con una semplice passeggiata, e quanta bellezza ci può offrire una città?

Abbiamo imparato bene come i nostri luoghi del cuore possano rappresentare scrigni ed essere custodi di tesori tutti da scoprire. Ecco perché dopo la pandemia c’è stato un boom di turisti che hanno affollato le più importanti città italiane. Ma c’è sempre spazio per la meraviglia per chi ama la bellezza in ogni sua forma. E ciò può accadere a Milano come a Firenze, e soprattutto a Napoli, dove esistono luoghi che accolgono i turisti e allo stesso tempo mostrano una bellezza senza veli ma sempre in modo nuovo e sorprendentemente gratuito.

Chissà cosa si vede da quella zona collinare napoletana, situata appena un po’ più in alto della città. Dal Museo la si può raggiungere in autobus, in funicolare partendo da Montesanto o da Via Toledo. Inoltre, le piazze Vanvitelli e Medaglie d’oro (il cuore del Vomero) sono anche due fermate della metro, così è possibile raggiungere il quartiere anche dalle periferie.

Il Vomero è una delle zone più raffinate di Napoli e si trova proprio in collina, da qui si vede tutta la città, e non è poco. Dal 2005 insieme al quartiere Arenella forma la V Municipalità di Napoli; si trova esattamente fra i quartieri Fuorigrotta, Soccavo, Chiaia, Montecalvario (Via Pedamentina San Martino) e Avvocata.

La sua storia è antica, infatti, solo verso il 1885, nel quartiere la densità abitativa ha un notevole aumento. Secondo l’esempio di Parigi e i dettami dell’urbanistica che la legge sul Risanamento di Napoli imponeva, il Vomero fu progettato fin dall’inizio per diventare un quartiere residenziale per l’alta borghesia.

Ville in stile liberty, come la Villa Floridiana, monumenti come Castel Sant’Elmo e San Martino caratterizzano fin da subito l’impronta originale e raffinata del quartiere. Prima del boom demografico, la zona era una periferia poco abitata e il vicino Rione Antignano, uno dei villaggi limitrofi, collegava Mergellina e Fuorigrotta. In Via Antignana, oggi Rione Antignano, pare sia avvenuto per la prima volta il miracolo di San Gennaro.

La Certosa di San Martino e Castel Sant'Elmo sono sicuramente le più grandi attrazioni del posto, ma ciò che rende unico il Vomero è anche tutto il resto: l’atmosfera elegante e la vita che scorre lentamente tra le strade e nelle piazze, fra i tavolini dei bar all’aperto, nelle pizzerie, nei negozi e nei locali.

La Certosa è un ex monastero, ed è sede di un museo, dove sorge anche una chiesa barocca decorata da affreschi, meravigliosi dipinti e sculture di varie epoche. Castel Sant’Elmo, invece, ha la forma di una stella e anche da qui è possibile ammirare il golfo di Napoli e le sue bellezze. Castel Sant’Elmo dal 1998 al 2011 è stata la sede del Napoli Comicon (Salone internazionale del fumetto) e dal 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce attraverso il polo museale della Campania, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.

La Certosa di San Martino

La sua storia è antichissima. Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla loro reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Nel 1812 il complesso viene utilizzato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un piccolo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per abbandonarlo definitivamente poco dopo. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo e annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.

Napoli: salite e discese

La Pedamentina è una strada a scale completamente pedonale, dal largo San Martino, scende fino a Corso Vittorio Emanuele e durante il tragitto offre panorami della città che lasciano i turisti senza fiato. Non è la prima volta che percorrendo le strade, le salite e le discese di Napoli ci sembra di passeggiare in un museo all’aperto.

La Pedamentina è un percorso pedonale con 414 scalini, ma è più di una strada; si tratta di un sistema di discese e gradinate risalente al XIV secolo, realizzato dagli architetti Tino Di Campiono e Francesco De Vito per collegare la Certosa di San Martino e Castel Sant’Elmo al centro storico di Napoli. Le scale, le scorciatoie, i ponti, i passaggi che mettono in comunicazione le diverse zone della città sono tantissimi, e hanno una storia antichissima; sono stati realizzati per avvicinare e collegare le strade e i quartieri più lontani.

Calata San Francesco, ad esempio, è una strada a gradini che va da via Belvedere e arriva a Corso Vittorio Emanuele. Da qui si vede Capri e la penisola Sorrentina. Il Petraio, invece, è una sorta di rampa, costruita nel XVI secolo, fatta interamente di pietre. La salita del Moiariello parte dal Real Orto Botanico e arriva fino alla Reggia di Capodimonte.

Nel Vomero ci sono spazi per passeggiare e fermarsi a gustare un caffè, sognando il resto della città, che si può ammirare dalle alture. Facile immaginare, rivivere la storia e la bellezza di una città dall’alto, da quella prospettiva utile per ripensare a tutte quelle diversità che fanno di Napoli, una metropoli unica e affascinante.

Dall’alto (dell’eleganza) può sembrare di ripercorrere tutte le epoche e le stagioni di Napoli, compresi i suoi quartieri poveri e degradati; ecco le sue diversità e la sua gente, la stessa di cui parla Matilde Serao nel suo famosissimo libro Il ventre di Napoli:

Non è dunque una razza di animali, che si compiace del suo fango; non è dunque una razza inferiore che presceglie l’orrido fra il brutto e cerca volenterosa il sudiciume; non si merita la sorte che le cose gl’impongono; saprebbe apprezzare la civiltà, visto che quella pochina elargitagli, se l’ha subito assimilata; meriterebbe di essere felice.