Agosto 2022

Mi trovo all’aeroporto Willy Brandt di Berlino, in fila per il gate per il mio volo diretto a Istanbul. La prima volta che l’ho visitata era l’estate del 2021 e in una sola settimana me ne sono innamorata, perdendomi tra i vicoli antichi, le moschee e l’atmosfera mistica di questa città che fa da ponte tra Asia ed Europa. Istanbul mi ha emozionato così tanto che ho deciso di tornarci un anno dopo, ma stavolta per viverci, respirare l’aria del Bosforo più di sette giorni, vivere appieno tutto ciò che la metropoli ottomana ha da offrire. Quindi eccomi qui, pronta per partire verso una nuova avventura da nomade digitale.

Ho trovato casa a Levent, un quartiere moderno a nord della città nella parte europea. Qui abitano anche dei miei conoscenti, che fa sempre comodo come donna sola in una città di oltre 15 milioni di abitanti. Abito in un appartamento condiviso con una coppia turca e una ragazza coreana che sta facendo la guida turistica. Dal balcone posso vedere l’immenso panorama urbano della metropoli, che si estende per chilometri e chilometri, oltre che ascoltare il richiamo alla preghiera che echeggia dalle centinaia di moschee presenti in tutto il circondario. Quel richiamo mi mancherà tantissimo dopo la mia permanenza di due mesi, era un punto di riferimento, una certezza mentre camminavo tra le centinaia di turisti e abitanti o tornavo a casa dopo una lunga giornata di lavoro in biblioteca, in un co-working o in un bar.

Nelle settimane seguenti ho avuto modo di visitare alcuni siti che non ero riuscita a vedere durante la mia prima visita, come Yerebatan Sarnıcı, la più grande cisterna sotterranea ancora conservata a Istanbul, e il quartiere di Moda, in cui si possono fare lunghe passeggiate lungo il litorale e l’isola di Büyükada, la più grande dell’arcipelago delle Isole dei Principi, raggiungibile con un traghetto. Qui è possibile visitare diverse chiese storiche, palazzi antichi e un vecchio orfanotrofio costruito interamente in legno, oltre che percorrere tutta l’isola in bicicletta e ammirare il Mar di Marmara dal punto panoramico della chiesa Aya Yorgi. Inoltre, mi sono persa per le vie dell’antico quartiere ebraico di Balat, famoso per le sue case colorate e patrimonio dell’UNESCO assieme all’adiacente quartiere di Fener.

Ho inoltre passato del tempo con dei miei amici turchi, in particolare Emir, conosciuto durante il mio Erasmus in Germania, e Hersan, conoscente di Emir e diventato un mio caro amico dopo la mia prima permanenza a Istanbul del 2021. Con loro ho passato serate indimenticabili a parlare del senso della vita, della situazione attuale in Turchia, della loro voglia di andarsene ma allo stesso tempo rabbia nei confronti di un paese che non li tutela abbastanza. Nonostante tutto, il popolo turco risponde sempre con il sorriso, la gentilezza e l’ospitalità, un atteggiamento che noi occidentali dovremmo prendere come esempio invece che dare sempre le spalle al prossimo, con un fare arrogante e altezzoso. È questo ciò che amo di più della mia libertà di lavorare da ogni angolo del mondo, la possibilità di confrontarmi con persone diverse ogni giorno, di imparare da loro, di cambiare la mia prospettiva del mondo in base alle loro storie di vita.

Istanbul è una città secolare, difficile da capire in pochi giorni o settimane. In due mesi credo di essere però riuscita a captare l’essenza di questa metropoli così caotica ma allo stesso tempo con un potere calmante, almeno per me. Sarà la vista mozzafiato che si ha percorrendo con il traghetto lo stretto del Bosforo che separa Asia ed Europa, la cordialità del popolo turco, a volte anche troppo invadente ma che scalda il cuore, la comunità di gatti che popola la città, che mi ha fatto compagnia dopo le giornate passate a lavorare al computer, la vivacità del quartiere di Kadıköy con i suoi bar e discoteche, la bellezza di Hagia Sophia, dei monumenti storici presenti in ogni angolo, il profumo di spezie che si mescola con quello del mare, il çay bevuto a ogni ora del giorno, tutto questo rende Istanbul per me unica, affascinante, un posto che forse un giorno potrei addirittura chiamare casa.

Prima del mio viaggio in solitaria per la Turchia ho ricevuto molti commenti da conoscenti e parenti riguardo la poca sicurezza del paese, la segregazione delle donne e molti altri pregiudizi tipici di noi occidentali. Posso assicurare chiunque voglia visitare questa bellissima nazione che, rispettando gli usi e costumi come in ogni altro luogo in cui si è ospiti, non si corre nessun pericolo, anzi, il popolo turco vi accoglierà come fratelli e sorelle, non importa quali sia il colore della vostra pelle o il vostro credo religioso. Venite con la mente libera da ogni aspettativa e paura, lasciatevi stupire dalla città sul Bosforo, dalle sue incoerenze, dalla sua storia, dai suoi odori, lingue e architettura. Non ne rimarrete delusi, ve lo prometto.