La scuola del Dadaismo è alla base della riflessione globale sul comportamento creativo necessario nel terzo millennio, secondo Virgil Abloh.

Oggi, ad un anno dalla sua scomparsa, il messaggio del ragazzo di Rockford, è ancora più attuale, e vivo, nei processi necessari alla crescita di coscienza dell’essere umano come parte integrante della natura e come elaboratore sostanziale di stile e bellezza.

Estratta da Domus 1060, del settembre 2021, la teoria di Abloh sul 3%, è la parte che applica la proporzione del “Ready Made” (già pronto) come aspetto sotto il quale tutto si processa nel divenire e nel risignificarsi dei valori che ritornano vividi all’esperienza.

La teoria del 3%

È una teoria. Elaborata nella pratica. Evolutasi nel tempo, gradualmente, non apparsa da un giorno, o da un anno, all’altro. È, più specificamente, uno stratagemma.

Ho letto che il modo migliore per recuperare un’idea geniale è richiamare immediatamente alla mente qualcosa che vedi e che te la ricorda. Il 3 %, nella mia regola, è un’espressione metaforica, per un certo verso, e un’espressione letterale, per un altro.

Il 3 % è intenzionale. Il 3 % è sperimentale. Il 3 % è una borsa di lusso piena di buchi. Le chiamo meteore. Progettare e pensare concretamente di poter esistere nel vuoto si ricollega al desiderio umano di esistere al di fuori del tempo altrui. Il 3 % è il segno di un punto d’arresto per Ikea. Il 3 % è efficace. La ‘teoria’ del 3 % è uno strumento percettivo contro i pregiudizi razziali. Vedi: l’attacco nascosto che si cela tra le parole o dietro di esse. È distanziarsi dalle strutture progettate per proibire o costringere. Il 3 % ci ha dato il periodo africano di Picasso, così come ci ha dato J Dilla e il movimento hip hop in cui sono cresciuto. È il canone nero: un insieme di idee concepito per rimanere tale. Il 3 % è applicabile a ogni prassi e a ogni settore, nei vari media, in ogni epoca storica. Nel futuro. Una serie di 3 % porta i classici alla modernità. Collega le icone al talento che sboccia. L’originalità dello stile e l’inventiva sono cose differenti. La storia delle origini è diversa, ma i metodi sono universali. È un codice di tradimento.

Il 3 % è packaging, Il 3 % è marketing. Il 3 % è un’unica scarpa della Nike, realizzata in 50 versioni differenti. Il 3 %, in definitiva, è libertà autoconcessa. La libertà e il 3 % sono reciprocamente vantaggiosi. Uno alimenta l’altra, in un lavoro spalla a spalla per dare profondità alla cultura, alla società, alla politica. Il 3 % è scivoloso.

L’ideologia del 3 % ha i suoi vantaggi. Risveglia un collegamento occhio-emozione e aggiunge una voce alternativa. Il 3 % amplia la visione del mondo senza spingere al limite le nostre aree di benessere. Ci esponiamo al nuovo, ma senza eccentricità né sconcerto.

Ciò che il più ampio ecosistema non comprende è lo sfruttamento del ready-made per produrre il nuovo. È un calice di cristallo Baccarat. Una concept car della Mercedes-Benz. Un fondo di magazzino di flanella serigrafato Pirex 23 e rivenduto a un prezzo stupefacente.

Il 3 % è imperniato su arte concettuale e teoria. Mettendo una pecora su un piedistallo è successo qualcosa di più che profondo. L’onda si propaga oltre le quattro pareti dell’arte, oltre la sua epoca d’origine. 3 % è un’espressione convenzionale.

È un canone di primitivismo. Vedi Picasso, Donald Judd. È fare andare avanti il design, che talvolta significa fare un passo indietro. Caravaggio su una felpa. È razionalizzazione a priori che fa da cornice a quella a posteriori. Non confondetevi: il 3 % è situazionale.

Il 3 %, di per sé, è un prototipo, è solo l’inizio. Il 3 % è continuità. Il 3 % è cambiamento. Il 3 % è giustizia sociale, uguaglianza razziale. Il 3 % è il nuovo status quo.

(Virgil Abloh)

Da questa prospettiva si esprime la sua personale visione della moda nel mondo del lusso e, ben oltre i confini del fashion, traccia la sua esperienza sociologica e politica, nella forma e nella sua verticalità espressiva. Attraverso il suo “Manifesto”, uscito in occasione della collezione maschile, Fall-Winter 2022, di Louis Vuitton, marchio di cui era Direttore Artistico, e redatto a Chicago nel luglio 2020, Abloh ci parla di risignificazione tra industria, artigianato ed autorialità artistica. Eccone un estratto.

Virgil Abloh Manifesto

Rinascita è il mantra del nostro tempo.

Alcuni risolvono cruciverba, il mio gioco sono le sfumature.

Il termine manifesto deriva dal latino ovvio. Affermare l’ovvio non è nella mia natura, ma credo nel potere della documentazione.

Sotto la mia direzione artistica, vedo le mie collezioni Louis Vuitton come la mia piattaforma di sfumature.

Mi sforzo di impiegare la moda per riflettere e influenzare gli ideali di inclusività, unità e umanità.

Attraverso le sfumature credo di lasciare il segno con equilibrio, stile e grazia.

È mio desiderio infondere i codici tradizionali del lusso con i miei valori progressisti. La sfumatura come il sarcasmo può essere difficile da capire.

Il vocabolario secondo Virgil Abloh: una liberale definizione dei termini, e spiegazione delle idee, sotto la “I” di “Ironia”.

Sulle passerelle e nelle campagne comunicazione realizzo i miei temi a mia immagine: giovani uomini di colore, che, in futuro, potrebbero essere in grado di rispecchiarsi nella riflessione storica del lusso tanto quanto qualsiasi ragazzo bianco di strada.

Ad ogni show pubblico una mappa che indica il luogo di nascita di ogni individuo rappresentato sulla mia passerella, così come quelli dei loro genitori. Le modelle non sono grucce, ma persone reali con storie vere.

Attraverso la mia realtà, sono intreressato all’inversione dei ruoli prospettati dalle razze all’interno della società e al dialogo che crea.

Mi interessa contribuire alla progressione del rapporto della moda con le sue etichette e i suoi stereotipi: Designer contro Image Maker, Luxury contro Streetwear.

Nel mio gioco delle virgolette, lo Streetwear è una comunità fondata nella sottocultura, mentre lo Streetwear è un prodotto fondato nella moda.

Stai assistendo alla manifestazione impenitente dell’immaginazione nera.

(Virgil Abloh)

Abloh s’impone come nuovo paradigma di riflessione sulla storia e sulle sue verità soggettive. Vero Ready Made del pensiero che, dal punto di vista di questo genio afroamericano, è l’inedito di quanto già esperito dal punto di vista dell’Occidente Colonizzatore, suo 3%, e nuovo percorso autonomo, al di là di ogni comparazione.