Nel mondo della mitologia le vicende degli Dei si incrociano inevitabilmente con la storia e i desideri dell’umanità.

Dal Caos primordiale ha origine Gea, la Terra, la quale a sua volta genera Urano, il Cielo. Quest’ultimo rimane legato alla Terra stringendola in un amplesso perenne, senza mai smettere di inseminarla, al punto che essa si ritrova incinta di una prole numerosissima.

Purtroppo la gravidanza si trasforma in un incubo poiché Urano, spinto dall’odio e della gelosia, impedisce alla sua compagna di partorire. A questo punto Gea è costretta a chiedere aiuto ai figli che porta in grembo. Tra questi, Crono (il Tempo) trova il coraggio di agire: con un falcetto riesce a evirare Urano, permettendo la separazione del Cielo dalla Terra. Il gesto di Crono è di vitale importanza per l’ordine naturale, poiché da quel momento il tempo inizia a scorrere segnando, secondo dopo secondo, il susseguirsi degli eventi e l’inevitabile cambiamento delle cose.

Secondo un’altra visione il Tempo è identificato con Oceano, il mitico fiume che avvolge la Terra come un grande serpente intento a mangiarsi la coda (uroboros).

Lo stesso simbolo circolare accompagna il dio Aion che, oltre a impersonare il flusso inarrestabile dell’esistenza, dona energia a tutti gli esseri viventi, regolandone il destino e la durata della vita. Nella tradizione cinese l’esperienza temporale è affiancata alla ruota della causalità, diventando uno strumento per legare la realtà materiale a quella psichica, e viceversa (il fenomeno della sincronicità rende concreto ciò che esiste in forma potenziale).

In India, il tempo assume le sembianze di Shiva Nataraja che attraverso la sua danza avvolge l’universo in un cerchio di fuoco, scandendo, con il ritmo del tamburo, i cicli cosmici della creazione e della distruzione. Anche i concetti di “reincarnazione” e di “karma”, legati alla prefigurazione religiosa del ciclo delle rinascite, riflettono questa visione, poiché sono legati a eventi terreni e spirituali mossi da una ritmicità indissolubile.

Ma che cos’è e come funziona il Tempo? Sin dall’antichità questa domanda ha lasciato perplessi filosofi, mistici e scienziati, i quali hanno cercato inutilmente di inquadrarlo secondo i loro punti di vista.

Per Platone, il tempo era «l’immagine mobile dell’eternità», mentre sant’Agostino nelle sue riflessioni afferma: «Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più».

In molte Tradizioni riflette la ciclicità dei mutamenti, come il susseguirsi della veglia e del sonno, della fame e della sazietà, dei mutamenti biologici del corpo, dei periodi riproduttivi e, in particolare, del ritmo del giorno e della notte, delle fasi lunari e di quello delle stagioni.

A questa concezione circolare del tempo si contrappone quella lineare, tipica della tradizione cristiana, dove il cammino dell’umanità è segnato da una lunga linea retta che attraverso l’interpretazione della Bibbia procede a senso unico, dal peccato originale alla redenzione finale.

Per il cristiano la vita si dispiega come una lunga sequenza di eventi unici e irreversibili, legati alla figura di Gesù, al simbolo della Croce e al giudizio universale.

Secondo la percezione comune, la durata dell’esistenza terrena è associata all’idea newtoniana di spazio e velocità: un soggetto si muove da una dimensione iniziale conosciuta (nascita) verso una meta finale (morte). Esistono anche dei “misuratori temporali” di origine naturale, sintonizzati con l’ambiente e il cosmo, che regolano la funzionalità del corpo (bioritmi) in relazione ai fenomeni astronomici (su un altro piano si muove l’astrologia), meteorologici e climatici. In questi termini, tutta la materia vivente è influenzata da complesse interazioni che stimolano o inibiscono le funzioni indispensabili alla vita.

Il flusso continuo di eventi che legano passato, presente e futuro, appare scontato e ineluttabile. Non a caso la vita quotidiana è organizzata secondo precise scansioni temporali che ci permettono di organizzare il lavoro e i nostri impegni personali.

Generalmente, gli anni che passano prendono forma in base alla percezione che abbiamo degli altri e in questa continua esposizione e reciproco confronto, le modificazioni dell’organismo sono l’aspetto più rilevante.

Spesso sperimentiamo distorsioni temporali quando viviamo delle forti emozioni, degli stati meditativi, oppure come conseguenza dell’uso di droghe, di alterazioni metaboliche o della temperatura corporea. Ad esempio, riguardo a questi due ultimi parametri, abbiamo l’impressione che il tempo scorra più veloce il mattino e la sera, quando temperatura e metabolismo si abbassano in maniera fisiologica; una sensazione contraria è vissuta durante il pomeriggio fino alle prime ore della sera.

Anche la scienza moderna, nelle sue posizioni estreme (teoria della relatività generale e fisica quantistica), rimette in discussione l’oggettività di questa misteriosa dimensione, asserendo che non esiste un “presente uguale per tutti”.

Infatti, quando abbiamo a che fare con delle realtà dalle peculiarità inusuali, come l’universo cosmico o il mondo microscopico degli atomi, il ruolo svolto da un osservatore in un sistema spazio-tempo, volutamente omesso dalla fisica classica, ritorna con tutte le sue accattivanti implicazioni scientifiche, filosofiche ed epistemologiche.

Albert Einstein, con la sua teoria della relatività, ha dimostrato che quando ci si muove nell’ordine della velocità della luce le indicazioni temporali sono condizionate dalla posizione dell’osservatore; il fluire del tempo, infatti, è inversamente proporzionale alla velocità con cui si viaggia. L’esempio concettuale più famoso che illustra questa teoria è quello del cosiddetto “paradosso dei due gemelli”, secondo il quale un gemello che intraprende un viaggio nello spazio su una navicella a velocità prossima a quella della luce, una volta ritornato sulla Terra scopre che il fratello è diventato molto più vecchio di lui.

In questa nuova visione, spazio e tempo non sono parametri assoluti ma relativi, essendo condizionati da vari fattori come la velocità con cui un soggetto si muove e la capacità della coscienza di interagire con la materia.