Nessun luogo è sicuro – è un vecchio proverbio che sarà sempre bene ricordare sia quando viaggiamo, sia quando scegliamo di restare nella nostra terra.

Ogni grande città ha un hinterland, una terra quasi sconosciuta, di cui difficilmente si parla, eppure, le periferie hanno sempre avuto una lunga storia, potenzialità sprecate e speranze disattese.

Soho, ad esempio, è uno dei quartieri londinesi più pericolosi e violenti, soprattutto di notte. Qui la prostituzione è diffusa e numerosi spacciatori vendono la roba indisturbati. Brixton, altro quartiere della capitale inglese, è frequentato da Baby Gang ed è pieno di ubriachi che girano per le strade. New York, Parigi, Madrid ovunque esistono periferie, considerate i margini delle grandi metropoli. Appendici pericolose e malsane, ma cosa nascondono realmente?

In Italia, nell’immaginario collettivo viene da pensare a Napoli.

Nella città di Pulcinella esistono molti paesi agganciati fra loro, i famosi quartieri di Napoli. Sono tutti diversi per storia, tradizione e cultura. Scavando nel profondo, ritroviamo pezzi di Napoli seppelliti sotto a una storia gloriosa, che molti non immaginano. Abbiamo imparato dalle cronache e da alcune fiction quanto sia difficile la vita nelle periferie di Napoli, anche se, secondo qualche statistica, pare che i quartieri peggiori si trovino al Nord.

La verità è che a Napoli, la politica ha fatto poco o nulla, e il cemento, il malaffare, il capitalismo hanno reso queste terre misere e tristi. Spesso, ci si chiede per quale motivo, zone di una bellezza che lascia senza fiato e ricche di grandi opportunità, siano diventate i margini, i sobborghi e i dormitori di una grande metropoli.

Questi lembi di terra hanno anche un presente, che vive e lotta per emergere grazie all’impegno di cittadini che, per fortuna, non mollano. Purtroppo è sempre il mal governo a rendere vani gli innumerevoli sforzi degli abitanti.

Quali sono le storie delle periferie di Napoli?

Sarebbe impossibile menzionarle tutte, senza dilungarsi troppo.

Chiaiano è un quartiere di Napoli, conosciuto per la sua fitta boscaglia, le cave di tufo, e un’agricoltura messa a rischio dalla discarica aperta nel 2008 a causa dell’emergenza rifiuti.

Qui popoli antichi trovarono una terra fertile e abbondanza di acqua e prodotti agricoli. La ricchezza di queste terre è dovuta all’eruzione dell’ignimbrite campana, avvenuta trentanovemila anni fa - (La più violenta in assoluto nel Mediterraneo. I Campi Flegrei furono il centro eruttivo, si stima che l’eruzione abbia prodotto circa 150 km3 di magma ricoprendo con le sue ceneri un'area di 5 milioni di km2 dal Tirreno, al Mediterraneo orientale, fino alla Russia).

A Chiaiano sono numerosi i borghi e le contrade ricche di storia. Durante la seconda guerra mondiale undici delle grandi grotte del vallone di San Rocco, polmone verde che ospita ciclamini selvatici, volpi e uccelli in via di estinzione furono adibite a depositi di armi delle truppe alleate.

Alla fine degli anni Ottanta per le cave di San Rocco, diversi architetti di respiro internazionale immaginarono torri di cristallo a illuminare le grotte, e un grande museo. Altri progettarono solo nella fantasia piscine e campi da tennis, ma tutto ciò è rimasto nell’immaginazione. In seguito, la peste cancellò generazioni di lavoratori, artisti e intellettuali, e così una grande ricchezza umana fu spazzata via. Miano è un altro quartiere a ridosso di Secondigliano e Capodichino. Durante il Medioevo, questi piccoli centri pagavano una tassa annuale sulla grande ricchezza che producevano grazie ai mulini e ai forni. Con l’arrivo degli Angioini fu introdotto un supplemento a quella tassa. Con Il viceregno spagnolo le terre demaniali furono messe in vendita per essere concesse in feudi. La zona che si estende da Capodimonte ai Camandoli divenne baronia di don Giovanni Battista Salernitano.

Di questi possedimenti faceva parte anche Miano, che oggi si stende oltre il bosco della Reggia. Negli anni Trenta, nel quartiere furono costruite residenze popolari (pensate per diventare importanti centri cittadini con ogni sorta di servizio), ma ben presto s’insediarono nel tessuto civile camorra e organizzazioni criminali. Il Cimitero di guerra del Commonwealth si trova in Via Vincenzo Janfolla, zona di masserie e grande vegetazione, e ospita i militari caduti durante la guerra.

Imprenditoria a Miano

A Miano, per tanti anni il birrificio Peroni è stato uno dei più grandi stabilimenti d’Italia e ha dato lavoro a migliaia di operai, fino alla sua chiusura avvenuta nel 2004.

L’azienda di Vigevano imparò nel 1846 a produrre la birra a bassa fermentazione dai tedeschi e nel 1930 aprì una sede proprio a Napoli per poi trasferirsi nel 1953 a Miano.

Sulla terrazza Peroni era possibile gustare una buonissima birra Peroni alla spina accompagnata da un’ottima pizza napoletana. Negli anni seguenti alla chiusura, l’ex stabilimento ha ospitato alcuni spettacoli teatrali. Miano si trova a ridosso del quartiere Secondigliano con il quale condivide, proprio Corso Secondigliano, che arriva fino a Capodichino. Uno dei cinque accessi al bosco di Capodimonte, parco della Bellaria fa parte del territorio di Miano; il quartiere si trova a poca distanza dall’aeroporto di Capodichino e dal carcere di Secondigliano. Una metafora, forse. Oppure un monito per noi umani e per le nostre periferie, le quali vivono e si muovono fra catene e libertà, voglia di riscatto e occasioni mancate.