L’amore, come dice Osho, è il più grande Koan Zen che esiste, ovvero il più grande paradosso. Ha dentro di sé tutto e il suo opposto. In questo tutto ci sono tutte le nostre contraddizioni tra l'essenza pura dell’amore e quello che da questa ci aspettiamo.

L’amore può provocare sofferenza ma questa è legata alle nostre aspettative perdendo di vista che se la contiene è perché noi tentiamo di manipolare una forza che non può essere gestita. L’amore contiene tutto e non il contrario di tutto.

Nel tutto c’è solo la parte più profumata che possiamo desiderare. Nel contrario di tutto c’è tutto quello che noi mettiamo.

Sovente pensiamo che l’amore sia come quella bottiglia dove dentro riponiamo un messaggio di ciò che desideriamo. La tappiamo e l’affidiamo alla forza del mare per farla giungere ad un destinatario che, in questo caso, dovrebbe essere la vibrazione dell’amore sperando che non si rompa prima che arrivi a destinazione. Ma chi è il destinatario se non noi stessi. Ci affidiamo alla fortuna e a chissà chi. È proprio nel momento in cui pensiamo di “usarlo” sulla base delle nostre aspettative, l’amore si difende, la bottiglia si rompe e finisce nel profondo degli abissi insieme al messaggio che conteneva. Se ci fa soffrire è per il messaggio che abbiamo voluto imprimere su questa frequenza ed è per le aspettative che abbiamo riposto. Sta in questo la vera sfida. Se il messaggio che abbiamo scritto è quello che veramente vogliamo allora quella sofferenza la dobbiamo trasformare ed eliminare perché da lì passa quella sfida interiore per raggiungere la felicità.

Ecco il paradosso. Abbiamo scritto all’amore qualcosa che vogliamo ma il risultato è che non arriva e ci fa soffrire e non comprendiamo il perché. Invece dovrebbe essere facile capire. È il percorso per conoscere noi stessi. Per poterlo fare bisogna liberarsi delle sovrastrutture. Bisogna svuotarsi perché se prima non ci si svuota di tutto ciò che affolla la nostra mente, dagli schemi che ci sono stati dati come verità sull’amore, da ciò che riteniamo sia giusto o sbagliato. Dalle convinzioni che sono radicate in noi anche, se vogliamo, sulla base della deontologia religiosa del Credo che professiamo, non possiamo riempirci di null’altro e in questo altro vi è l’Amore che sogniamo.

Il nostro cervello è l’organo che si completa definitivamente dopo la nascita attraverso le vie sensoriali. Immagazzina insegnamenti che ci vengono dati. In esso vengono installati modelli che, nel caso dell’amore, se mi consentite, sono spesso autolimitanti. Sulla base delle informazioni, dei modelli che acquisiamo, se da un lato possono essere utili alla conoscenza e alla conduzione della vita anche per tutelarci, dall’altro, e per quanto riguarda l’amore, diventano, sovente, modelli e interpretazioni che non ci fanno vivere l’esperienza dell’amore per l’evoluzione di noi stessi. Non ci fanno fare il “viaggio” o se lo iniziamo lo facciamo con tutto questo fardello che appesantisce il cammino e finiamo con il fermarci prima di giungere a destinazione. Ecco, ancora il paradosso.

L’amore è qualcosa di meraviglioso ma, allo stesso tempo, noi ci mettiamo dentro la tristezza insieme alla felicità, la solitudine insieme al bisogno di tenere qualcuno per mano. Il coraggio dell’amore insieme alla paura dello stesso per non farci male o per non fare male agli altri.

L’amore accade, si manifesta a noi senza bisogno di cercarlo. Lo incontriamo, apparentemente, per caso. Lo consideriamo un incontro fortuito avvenuto mentre stringiamo la mano di qualcuno che non conosciamo. Mentre passeggiamo tra le vie del centro. Ad una festa, a scuola. È apparentemente un incontro casuale e nel momento in cui scocca la freccia di cupido desideriamo che sia per sempre.

Dalla non esistenza nella nostra mente razionale al “per-sempre”. Paradossale no? Dentro questo paradosso esiste il mistero dell’amore. Quell’arcano che ci inizia a scuotere dal primo sguardo, dalla prima vista dell’altro. Dal nulla al per-sempre. Nella fiaba “Alice nel paese delle meraviglie” Alice: Per quanto tempo è per sempre? - Bianconiglio: A volte, solo un secondo”.

Quando l’incontro giunge a noi ha un solo scopo: creare felicità e farci scoprire l’universo dentro di noi attraverso chi con te incarna l’amore. Ecco il per-sempre dell’incontro combinato dalle anime. Ecco che nel più grande Koan Zen ci trovi la meditazione più profonda che ci aiuterà a superare i modelli autolimitanti del pensiero razionale per arrivare ad una sempre più ampia comprensione della vibrazione d’amore. Come diceva Erich Fromm, “L’amore rende possibile il paradosso di due esseri che diventano uno, e tuttavia restano due.”

Da soli questo universo degli Dei non possiamo conoscerlo e se non conosciamo lui non possiamo conoscere noi.

A salvarci arriva l’amore che qualcuno incarna e ti salva.

Mi viene in mente il finale del film “Pretty Woman” con Julia Roberts e Richard Gere dove la protagonista, Vivien, non ha mai smesso di rincorrere il suo sogno e Edward riesce persino a vincere sulle vertigini. Sale la scala ripidissima fino ad arrivare all’ultimo piano per andare a prendersi la sua principessa sopra la torre.
Edward: «E che succede dopo che lui ha scalato la torre e salvato lei?»,
Vivian: «Che lei salva lui!».

A salvarci dalle contraddizioni arriva la Dea-Donna che ci prende per mano e inizia a farci conoscere un nuovo modo di amare. Ci fa entrare dentro il paradosso dell’amore e ce lo spiega. Ci aiuta a conoscere noi stessi. Le nostre fragilità, i nostri desideri, i nostri sogni. Ci fa imparare il senso dell’appartenenza alla più alta forma di amare il Divino presso un altro essere umano perché questo fa una relazione vera ed autentica, indissolubile. Quando sei preso dallo sconforto perché in te riaffiora la ragione istintiva dell’uomo con tutti i suoi schemi del passato e credi di non riuscire nella concretizzazione materiale di ciò che chiedi all’amore, capiterà che pensi di aver sbagliato.

L’amore del Sacro Femminino sarà sempre lì e ti dirà che in te non c’è nulla di sbagliato. Che esiste solo amare e che puoi solo continuare a scoprire ciò che stai scoprendo in lei, attraverso lei dentro di te. Che non ci può essere né un inizio né una fine perché l’amore è un continuo rinnovarsi nel tempo dell’uomo e nell’eternità di Dio.