Questa storia inizia nel 2018, a febbraio. Siamo a Gambolò, nel cuore della Lomellina, a una quarantina di chilometri da Pavia, l’antica capitale del Regno dei Longobardi.

Un gruppo di tecnici sta scavando per condurre alcune indagini lungo i 62 km del tracciato del metanodotto Cervignano-Mortara, dieci dei quali nel territorio del Comune di Gambolò. Per caso individua un sito archeologico, che si rivelerà essere la necropoli longobarda di Gambolò Belcreda.

A indagare il sepolcreto, ritenuto il primo nucleo cimiteriale longobardo estensivamente studiato con rigore metodologico in provincia di Pavia, è chiamata l’archeologa Sara Matilde Masseroli, funzionario responsabile per la tutela archeologica della Soprintendenza Regione Lombardia.

Secondo la dottoressa Masseroli: “Potrebbe trattarsi di un piccolo cimitero rurale isolato, oppure di un nucleo di una necropoli più vasta, di pertinenza di alcuni gruppi probabilmente parentali allargati.”

Comincia così un lungo e inconsueto viaggio, che ci mette in contatto con il passato altomedievale, raccontandoci i riti funebri e la cultura materiale di una piccola comunità rurale di medio livello, vissuta nelle campagne pavesi tra la fine del VI e i primi decenni/prima metà del VII secolo, la cui organizzazione e struttura sociale appare suggerita dalla “disparità di ricchezza” delle sepolture.

Non solo. Se la presenza longobarda a Pavia riemerge costantemente nella toponomastica, nelle chiese e nei manufatti, nelle campagne limitrofe sino a qualche anno fa erano note soltanto scarse testimonianze funerarie dell’epoca, costituite da tombe isolate o in piccolissimi gruppi.

Inoltre l’area occupata dalla necropoli di Gambolò Belcreda, già frequentata dall’epoca preistorica all’età romana, si trova in posizione strategica. A presidio della valle, dei suoi percorsi e dei suoi traffici e con facile accesso alle risorse naturali del territorio, nell’antichità essa ebbe notevole importanza militare, economica e commerciale.

La necropoli si rivela così particolarmente importante anche per lo studio degli insediamenti nel rapporto città-campagna, dell’inquadramento territoriale e dello sviluppo del popolo longobardo che, giunto dall’Est, ha cambiato la storia dell’Occidente europeo.

Cerchiamo di vedere da vicino come si sviluppa il sepolcreto e lo faremo come se fossimo proprio lì, in un’immaginaria visita guidata.

Le ventisette sepolture sono tutte semplici fosse subrettangolari, scavate nella sabbia del dosso naturale e prive di rivestimento delle pareti. Approssimativamente orientate in senso Ovest-Est, paiono distribuite in modo abbastanza regolare su tre file con andamento all’incirca Nord-Sud.

Nella fila orientale le tombe si trovano a una quota inferiore e sono leggermente disassate, sia come orientamento della singola fossa sia come allineamento, rispetto a quelle delle altre due file, scavate in uno strato limoso che copre le precedenti. Ciò potrebbe indicare due distinte fasi di frequentazione della necropoli, la prima nella fascia orientale, la seconda in quella centro-occidentale, anche se i due gruppi di sepolcri devono essere attribuiti a due momenti comunque molto ravvicinati nel tempo. Nel settore settentrionale dell’area di scavo si notano cinque buche di palo che, allineate con andamento Nord-Sud, suggeriscono l’esistenza di una recinzione del complesso cimiteriale, in modo analogo a quanto documentato in altri siti.

Non è possibile ipotizzare se sulla tomba in origine ci fosse stata una struttura lignea articolata, simile alle cosiddette “case della morte” con coperture sostenute da quattro pali infissi agli angoli della fossa. Si può pensare però che nella buca fosse alloggiata una pertica di legno con funzione di segnacolo. Certamente la posizione delle inumazioni era indicata, dal momento che non vi sono sovrapposizioni nell’intera area cimiteriale.

Le dimensioni delle sepolture, correlate al rango dei rispettivi inumati, sono piuttosto variabili. Le più basse, collocate nella fascia est dell’area cimiteriale, presentano tra 150 e 310 cm di lunghezza per una profondità che si aggira intorno ai 40-60 cm. Quest’ultima in quelle a quota più alta si riduce a 25-30 cm, probabilmente per un taglio al livello superiore, provocato da qualche intervento moderno. Ai margini del complesso cimiteriale si collocano le sepolture più piccole, che ospitano bambini.

I materiali di corredo, piuttosto omogenei per composizione e tipologia, sembrano riferibili a un arco cronologico compreso tra la fine del VI e i primi decenni del VII secolo, quindi a una fase successiva alla penetrazione e al primo stanziamento dei Longobardi in Italia. Essi consentono di distinguere almeno dieci sepolture maschili e quindici femminili.

Le tombe maschili custodiscono delle armi, caratteristica dell’uomo di condizione libera e indice del suo rango nella comunità. In alcuni casi sono deposte in più esemplari diversificati, mentre in altri sono ridotte a un singolo elemento: il coltellaccio da combattimento con lama a un solo taglio, chiamato scramasax, generalmente associato alla cintura reggiarmi.

Una su tutte le sepolture cattura l’attenzione. È la tomba più prestigiosa, una delle più antiche della necropoli, certamente la sola a custodire la spatha, l’arma principale dell’aristocrazia longobarda, insieme a un coltello con manico di corno e alle guarnizioni in ferro delle cinture di sospensione delle armi in cuoio. La spada, di cui si è mantenuta interamente la lama a doppio taglio, aveva impugnatura in corno ed era protetta da un fodero in legno con rivestimento interno di pelliccia ed elementi esterni, forse di rinforzo, in cuoio.

Fa parte del corredo anche una fiasca in ceramica decorata a stampiglia, posta all’estremità orientale della fossa, ai piedi del defunto che, come di consueto, è rivolto verso Est con testa a Ovest.

Nell’inumato si deve probabilmente riconoscere il personaggio più eminente del gruppo, sepolto al centro del nucleo cimiteriale in una fossa di notevoli dimensioni e circondato da individui di pari rango, anch’essi affiancati da corredi d’armi. Un ruolo importante nella comunità di armati doveva ricoprire pure l’individuo della tomba 4, sepolto con lo scramasax dall’impugnatura in corno e dal fodero in cuoio e con il cinturone in cuoio con guarnigioni in ferro.

Il defunto è contraddistinto dall’unica lancia della necropoli, dotata di un lungo codolo decorato.

Completiamo il nostro tour virtuale passeggiando tra le sepolture femminili. Se ne distingue una di particolare rilievo per dimensioni e posizione della fossa, centrale rispetto al nucleo cimiteriale e contigua alla più eminente deposizione maschile. Il suo corredo è costituito da un raro ditale in bronzo e da una collana formata da tredici vaghi di monile in pasta vitrea e ambra e due monete romane forate, una di bronzo e una d’argento.