La Sibilla Cumana, era una sacerdotessa che viveva nei pressi del Lago d’Averno e trascriveva in esametri su foglie di palma i vaticini (predizioni di avvenimenti futuri) d’ispirazione divina.

Si dice che Napoli sia nata dalle sue stesse viscere. Per quale motivo? Perché grazie alla massiccia presenza di tufo nel sottosuolo, molti edifici sono stati costruiti proprio con questa pietra. Il tufo si adatta a mille forme, è duttile e al tempo stesso resistente.

Il tufo giallo napoletano arriva da un enorme deposito da flusso piroclastico prodotto circa 12 mila anni fa. In questa terra la storia di Apollo, dio del sole, della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell'intelletto e della profezia s’intreccia con il mito della Sibilla Cumana.

Napoli ha due volti, vive fra le tenebre dei sotterranei e la luce del mondo di sopra. La vita che si svolge sopra ha una diretta corrispondenza con l’oscurità delle cose nascoste sottoterra. Grazie alle tenebre esiste la luce, ed esiste tutto quello che si vede della città partenopea.

Napoli sotterranea, ad esempio, è un altro appassionante percorso e la dimostrazione di tutto ciò, e per questo motivo la maggior parte dei turisti che arrivano in città non ha nessuna intenzione di perdersi un tale spettacolo.

Con la pietra di tufo, dunque sono costruite case, canali, acquedotti, edifici. Nel 1987, addirittura, due speleologi, in seguito ad un’indagine per uno smottamento nella zona del quartiere di Poggioreale, individuarono sotto la chiesa di Santa Maria del Pianto le cave da cui i Greci prelevarono le prime pietre per l’edificazione di Neapolis.

Ma ritorniamo a Cuma, perché proprio da questa città prende nome la Sibilla cumana. Cuma si trova nel territorio dei comuni di Bacoli e di Pozzuoli, nell'area vulcanica dei Campi Flegrei ed è un sito archeologico di Napoli.

Leggenda e verità

La leggenda ha diverse versioni; le sibille erano sacerdotesse realmente esistite, che prevedevano il futuro. Apollo s’innamora perdutamente della Sibilla cumana, ma lei pare non volesse concedersi.

Un giorno, la fanciulla, prende in mano una manciata di sabbia e chiede ad Apollo di farla vivere tanti anni quanti sono i granelli di sabbia contenuti nel suo pugno. A questo punto, qualcuno sostiene che Apollo per dispetto, accetta ma non la farà vivere in eterna giovinezza, mentre altri sostengono che fu lei stessa a dimenticare di chiedergli anche di non invecchiare.

Pare che la Sibilla Cumana visse circa settecento anni, e che Apollo per preservarla la rinchiuse in una gabbietta, e di lei restò solo la voce. L’antro della Sibilla Cumana si trova nel Parco Archeologico di Cuma, all’interno dei Campi Flegrei.

La Sibilla moderna e Mirabilis di Bacoli

La Piscina Mirabilis a Bacoli, e la Sibilla cumana dipinta sul palazzo dei vigili urbani dall’artista Jorit sono due attrazioni da visitare assolutamente.

La prima è un monumento archeologico, un’antica cisterna, costruita in epoca romana, che aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi appartenenti alla Classis Misenensis della Marina militare romana, un tempo ormeggiata nel vicino porto di Miseno. A quell’epoca, il porto era l’unico e principale dell’Impero Romano, proprio perché non vi erano altri nelle vicinanze, nemmeno nel Lazio.

La Cattedrale dell’acqua, così battezzata per la sua maestosità si trova proprio a Bacoli, chiamata anticamente Bauli. La cisterna rappresenta la grandezza degli ingegneri che l’hanno progettata e realizzata. Qui, arrivavano studenti, poeti e pittori, ne sono prova i numerosi segni che si possono ammirare sui muri. Quando arrivò Petrarca la chiamò “Mirabilis”. E ancora oggi, migliaia di turisti, si domandano, meravigliati, come a quei tempi ci fossero competenze e conoscenze tali da concepire e costruire un’opera immensa, tanto complessa e resistente al tempo.

L’acquedotto voluto dall’imperatore romano Augusto portava le acque dalle lontanissime sorgenti del Serino in Irpinia fino a Miseno.

Poco distante dalla piscina Mirabilis, l’antico mito della Sibilla Cumana, oggi, abbellisce la facciata di un edificio nelle vicinanze del comando della polizia Municipale, proprio a Bacoli. L’opera è stata realizzata da un giovane Street artist napoletano, Ciro Cerullo, in arte Jorit.

Dopo il suo primo viaggio in Africa, Jorit decide di sottoporsi alla scarnificazione, cioè l’incisione sul volto di profonde cicatrici, che secondo riti africani simboleggiano l’appartenenza all’unica razza umana.

Tutti i protagonisti dei suoi dipinti hanno, infatti, i segni della scarnificazione, Maradona, San Gennaro, Mandela, Pasolini e anche la Sibilla cumana che l’artista ha immaginato con capelli neri e occhi verdi.

Nel murales, la Sibilla Cumana si riflette nelle acque della Piscina Mirabilis, ma bisogna guardarla bene e a lungo, perché l’artista ha seminato tante scritte e messaggi nascosti sul suo volto.

Nel libro VI dell’Eneide, Enea si reca a Cuma per chiedere alla Sibilla di accompagnarlo nel Regno dei Morti, la cosiddetta catabasi infernale, discesa agli Inferi. Nell’occhio destro della Sibilla Cumana di Jorit è possibile notare una delle sue anime.

Jorit deve essersi ispirato alla storia e alle bellezze di questo luogo e perciò, ha lasciato anche un messaggio sulla base prima di iniziare a dipingere la Sibilla cumana.

Il messaggio dell’artista, questa volta è rivolto ai giovani di Bacoli e suona così:

È importante ricordare che viviamo in un luogo che ha visto fiorire l’arte, la filosofia, le lotte sociali. Rispettiamo tutti le regole e guardiamo al futuro con gli stessi occhi della Sibilla: determinati e senza paura.

Bisogna vivere proprio così, guardando lontano ma anche nei dettagli, scorgendo ciò che si nasconde fra le righe, fra le trame di un dipinto. Nell’arte così come nella vita, non bisogna fermarsi mai né alle apparenze, né alle convinzioni degli altri. Intercettando, cercando quello che c’è oltre, leggendo il mondo da ogni angolatura. Questa è la strada giusta. Con occhi sempre aperti, determinati e senza paura.