Palma d’Onore nel 2021, Marco Bellocchio ritorna alla Croisette, con ovazione e dieci minuti di applausi, con il film Esterno Notte sul rapimento di Aldo Moro, presentato nella sezione Première al 75º Festival di Cannes. Il regista de Il Traditore (Cannes 2019) che figura sia dietro la macchina da presa che nel copione, (coadiuvato da Stefano Bises, Ludovica Rampoldi e Davide Serino), riprende il tema già messo a fuoco con Buongiorno, Notte, (in concorso a Venezia quasi vent’anni fa, nel 2003) su uno dei momenti più oscuri e difficili della nostra Repubblica: il rapimento e l’assassinio del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, da parte del movimento delle Brigate Rosse.

Il regista di Bobbio, che segna anche il debutto nella serialità, fa il ritratto di un periodo storico critico per il nostro Paese ma soprattutto tocca gli aspetti più intimi di Moro, di uomo retto, colto, devoto e gentile. Il “caso Moro” dalla strage di Via Fani al rapimento, raccontato magistralmente da più angolazioni, attraverso gli sguardi e le testimonianze di numerose personalità, è in linea con la narrativa intima di Bellocchio.

Tormenti e preoccupazioni percepiti dal Ministro degli esteri e amico intimo, Francesco Cossiga, e dal Papa, Paolo VI, vicinissimo a Moro. E ancora dubbi, fragilità e dolore, dell’allora Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, e della moglie, Eleonora Moro. Turbamenti che toccano perfino il cuore della brigatista, Adriana Faranda (Daniela Marra), che si commuove di fronte al dolore delle famiglie degli uomini della scorta uccisi.

Volti familiari e di potere che tracciano la vita pubblica e privata dello statista, in cui si percepiscono, con teatri grotteschi e onirici, le sopraffazioni, le ipocrisie e le falsità al di fuori della famiglia.

Nell’opera cinematografica, sapientemente dosata da Bellocchio, vengono tracciate le dinamiche delle stanze dei bottoni, le modalità politiche al rapimento, le smisurate discordanze tra le dichiarazioni rilasciate alla stampa e le trattative portate segretamente con le Brigate Rosse per la liberazione di Moro.

È la storia di un passato fatto di menzogne, ingiustizie e violenza, da cui ancora oggi permane un sentimento di rabbia e immaturità mai contemperato. Tra realtà e messinscena, il ritorno dei fantasmi del potere, appaiono in maniera contrapposta a quelle dei parlamentari e senatori italiani, identificati con un’allucinazione oppure paragonati dallo stesso Aldo Moro a dei serpenti.

Una narrazione visionaria vista come un sogno ad occhi aperti. Un film scrupolosamente storico, nel ritratto di una generazione e di una famiglia, con le sue incertezze e debolezze. Si scorge la fragilità dell’amico fedele Francesco Cossiga, che dopo il rapimento, appare quasi infantile, spaesato e sperduto, senza un punto di riferimento, che trova rifugio solo in se stesso, nel suo ufficio (tra intercettazioni e registrazioni), restando inerme nelle sale del potere e dei “bottoni”, quasi incapace nel ruolo del politico, disposto a eseguire solo ciò che gli viene chiesto. Presentato a Cannes 75 fuori concorso, Esterno notte, vanta un grande cast di attori, da Fabrizio Gifuni (Aldo Moro) a Margherita Buy (Eleonora Moro), passando per Fabrizio Contri (Giulio Andreotti), Fausto Russo Alesi (Francesco Cossiga), fino a Toni Servillo (Papa Paolo VI), Paolo Pierobon (Monsignor Curioni), Daniela Marra (Adriana Faranda), Gabriel Montesi (Valerio Morucci).

La tanto attesa serie tv di Marco Bellocchio, cinque ore e mezzo di film diviso in due parti (coordinata da Lucky Red, la prima già nelle sale il 18 maggio e la seconda il 9 giugno) in autunno sarà in forma di miniserie tv in sei puntate in onda su Raiuno. Un formato doppio che non si vedeva da molto tempo.

Esterno Notte approfondisce il 1978, anno in cui l’Italia è dilaniata da una guerra civile. Da una parte le Brigate Rosse, la principale delle organizzazioni armate di estrema sinistra, e dall'altra lo Stato. Scontri a fuoco, violenza e attentati. In un Paese occidentale, per la prima volta, sta per insediarsi un governo sostenuto dal Partito Comunista Italiano (PCI), in un’alleanza con lo storico scudo conservatore della Nazione, la Democrazia Cristiana (DC).

Aldo Moro, il Presidente della DC, è il principale fautore del compromesso storico che segna un passo decisivo nel reciproco riconoscimento tra i due partiti più importanti d'Italia. E proprio nel giorno in cui si insedia il governo, abilmente da lui costruito (il 16 marzo 1978), sul tragitto che lo conduce in Parlamento, Aldo Moro viene rapito con un agguato che fredda l'intera scorta.

In un periodo così convulso, il rapimento di Moro da parte dell’organizzazione terroristica di estrema sinistra delle Brigate Rosse viene interpretato come un attacco allo Stato italiano.

Dopo cinquantacinque giorni di agonia, di speranza, paura, trattative (dalle lettere di Moro e dai comunicati dei brigatisti) e fallimenti, il suo cadavere viene trovato all’interno di un’automobile nel centro di Roma, esattamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI. La serie è prodotta da Lorenzo Mieli per The Apartment, in collaborazione con Rai Fiction e Arte France. La distribuzione internazionale è affidata a Fremantle.