Nessun regime di libertà potrà mai impedire o limitare il diritto a sognare e il mio sogno a occhi aperti è sulla formazione della “Grande Europa”, così definendo l’Unione Europea con l’adesione della Russia. Un sogno frutto delle mie paure e dei miei desideri di pace, ma già espresso da autorevoli personalità, anche se poco attenzionato.

Di seguito l’illustrazione di questo sogno sarà preceduta da brevi riflessioni sull’invasione dell’Ucraina e sul popolo russo che potrebbero fornire alcune motivazioni a supporto del suo significato reale o utopistico.

Un breve pensiero sull’invasione dell’Ucraina

A mio avviso gli errori più gravi che si possono commettere nell’esprimere il proprio giudizio sull’attuale invasione dell’Ucraina sono due: il primo, che la verità su questa vicenda stia da una sola parte; il secondo, che il popolo russo venga identificato con Putin.

Per il momento desidero soffermarmi soltanto sulla condivisione o meno del pensiero di Putin, in questo periodo storico, da parte del popolo russo.

Il popolo russo ha una storia travagliata, piena di gloria, di passioni, ma anche di tristezza e di sottomissione, con un passato con un forte credo religioso che ha saputo dare vita a grandi rivoluzioni e i natali a grandi uomini che hanno lasciato segni indelebili nella storia dell’umanità.

Un popolo con tali ricordi e tradizioni sembra poco credibile che possa condividere le idee di chi sta trucidando immotivatamente donne, bambini, anziani e ammalati di un popolo a cui si sente ancora legato da antiche tradizioni comuni, con azioni feroci.

Un popolo che difficilmente potrà dimenticare la morte di tanti propri giovani militari che hanno sacrificato la loro vita, lasciando un vuoto incolmabile nelle loro famiglie, per contribuire allo sterminio di esseri umani loro confinanti, spesso senza un vero convincimento delle azioni che stavano mettendo in atto. Soldati obbligati a combattere, talvolta anche impauriti, spinti a partecipare a questo immotivato massacro, per perpetrare azioni che nessuno di loro nella loro vita normale forse avrebbe mai sospettato di potere fare.

E tutto ciò per quale causa? Forse perché l’autore di tali misfatti credeva così di evitare il rischio che il popolo russo potesse essere contaminato dal mondo occidentale, da quel mondo con tanti difetti, ma dove è possibile sentirsi impregnati di quel senso di libertà a cui aspirano tutti i popoli del mondo.

Non possiamo neanche portare a giustificazione di tanta violenza il fatto che identiche stragi, negli anni scorsi, siano state fatte dagli ucraini, come qualcuno scrive. Sicuramente la verità non sta da una sola parte, non è pertanto escluso che responsabilità possono esserci anche da parte ucraina o da parte di Paesi che oggi sostengono l’Ucraina, ma non ci si può richiamare a eventuali responsabilità di ieri per giustificare gli effetti devastanti dell’attuale invasione e i crimini di guerra alla stessa connessi.

Attualmente in Ucraina la vita di migliaia di persone è affidata alle decisioni di un uomo che, non avendo forse prevista una così inaspettata resistenza, si è lanciato in una invasione che, seppure ampiamente programmata, è degenerata in un vero e proprio sterminio etnico e della quale è ancora difficile prevedere la fine.

Nel 1970 un primo schema ufficiale dell’Europa comprendente la Russia Europea

Fatte le superiori brevi riflessioni occorre adesso chiederci se è stata mai fatta una individuazione di ipotetici confini europei comprendenti la Russia.

Una prima individuazione dell’Europa, limitata fino ai monti Urali, fu proposta nel 17° secolo e riportata nello schema geografico preparato dalla United Nations Statistics Division (UNSD) nel 1970 e aggiornato fino al 1996, indicato come serie M n.49 e poi denominato come standard M49. Tale schema è stato utilizzato principalmente per l'uso di pubblicazioni e database.


China

In questo schema (fonte: Wikipedia) l’Europa è stata suddivisa in settentrionale (blu), occidentale (celeste), orientale (rosa) e meridionale (verde). Nella parte orientale sono stati inseriti i Paesi dell’ex Unione Sovietica (URSS), ma fino ai monti Urali, con esclusione dunque dell’attuale territorio russo asiatico. In realtà la catena uralica, per la limitata elevazione, non rappresenta una vera discontinuità fisica e non ha significato di divisione politica, economica e culturale. Infatti, da ambo i lati dei monti Urali si ripetono gli stessi paesaggi naturali e umani.

Con tale indicazione veniva comunque evidenziato che i confini politici degli Stati non coincidono sempre con i confini etnici; talvolta, come nel caso della Russia, diverse regioni, pur se appartenenti allo stesso Stato, sono costituite da gruppi che generano minoranze e in deciso contrasto con l’etnia maggioritaria, anche con lingua diversa, ma ciò ha consentito lo stesso una loro pacifica coesistenza. E ciò non può meravigliare, perché anche nell’ambito dell’attuale Unione Europea popoli che solo alcuni decenni fa erano in guerra tra di loro e facevano parte dell’Unione Sovietica assieme alla Russia, oggi vivono in perfetta armonia tra di loro e con i restanti popoli europei pur avendo lingua, usi e costumi che riflettono le tradizioni di ogni singolo Paese.

La Grande Europa

La prima considerazione da fare è se la Russia, ancor prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica, avesse già in qualche modo subito il fascino dell’occidente. A tal proposito desidero citare che i forti legami tra Russia e Paesi europei non sono un evento nuovo, infatti lo ricordano antiche vicende storiche delle quali cito, come esempio, l’amore che c’è stato tra l’aristocrazia russa e quella francese del XVIII secolo, quando l’aristocrazia russa amava spesso scrivere e parlare in francese. Questa tendenza verso la cultura francese iniziò subito dopo la rivoluzione francese (1789 - 1799), a seguito della quale molti aristocratici francesi si rifugiarono in Russia, influenzando così fortemente l’aristocrazia russa che in incontri ufficiali parlava preferibilmente il francese.

La seconda considerazione è su quali idee forti siano state espresse in un recente passato in relazione alla potenziale unificazione dell’Europa e adesione agli Stati Uniti d’Europa.

In quest’occasione desidero ricordare un pensiero espresso da Mikhail Gorbaciov, Presidente del Soviet Supremo dell’Unione Sovietica, nel discorso tenuto il 6 luglio 1989 al Consiglio d'Europa1:

L'Europa ha vissuto più di una volta i tentativi di unificazione con la forza. Ma ha anche sperimentato grandi sogni di una comunità democratica volontaria dei popoli europei.
Victor Hugo diceva che sarebbe venuto il giorno in cui tu, Francia, tu, Russia, tu, Italia, tu, Inghilterra, tu Germania – tutti voi, tutte le nazioni del continente – lo farete, senza perdere i vostri tratti distintivi e la vostra splendida particolarità, fondersi inseparabilmente in qualche alta società e formare una confraternita europea (...). Verrebbe il giorno in cui l'unico campo di battaglia sarebbero stati i mercati aperti al commercio e le menti aperte alle idee.
Oggi non basta più solo accertare la comunanza di destino e l'interdipendenza degli Stati europei. L'idea dell'unificazione europea dovrebbe essere ripensata collettivamente ancora una volta nel processo di co-creazione di tutte le nazioni – grandi, medie e piccole.

Per comprendere le reali possibilità della formazione di una Grande Europa, con l’adesione della Russia all’Unione Europea, è indispensabile anche un breve cenno sull’attuale situazione socio-economica della popolazione Russa e in particolare di quella russa europea.

Interessanti notizie sul rapporto tra la Russia e l’Europa sono riportate nell’articolo di Natalya Nosova pubblicato nella testata giornalistica Russia Beyond del 22.1.2018 nel quale è scritto che il territorio russo per circa il 77% si trova in Asia, al di là dei monti Urali, e il 23% in Europa e che la maggior parte della sua popolazione (circa il 75%) vive nel territorio europeo, con le principali città russe, Mosca e San Pietroburgo che si trovano nella Russia europea, comprendendo dunque popoli a cavallo delle due grandi civiltà orientale e occidentale. Dagli eventi del post URSS si evince che la maggior parte della popolazione, da quando si è staccata dall’Unione Sovietica e soprattutto quando ne ha avuto la possibilità, ha manifestato la tendenza ad avvicinarsi sempre più alla società occidentale, dimostrando un netto rifiuto di un ritorno al passato.

Dunque esiste una particolare attrattiva che il modello di vita occidentale e in particolare quello europeo, anche con i suoi difetti, offre soprattutto ai giovani dell’ex URSS e sembra che tale tendenza sia anche nell’attuale popolo della Russia Europea e ciò è probabilmente dovuto al senso di libertà individuale e al rispetto dei diritti umani che caratterizzano la maggior parte dei Paesi europei.

La Russia a un passo dalla modernizzazione?

Un ruolo importante sul desiderio di avvicinamento all’occidente lo riveste anche l’attuale situazione economica della popolazione. Sulla rivista online lastampa.it del 31 maggio 2019, nell’articolo dal titolo Ma la Russia è piegata dalla povertà: lo stipendio basta solo per il cibo, è riportato che:

Le difficoltà economiche stanno mettendo a dura prova la Russia di Putin e la popolarità del suo leader. Mosca è sempre più potente sullo scacchiere internazionale, ma sul fronte economico interno appare come un gigante dalle gambe di argilla. Secondo l’istituto nazionale di statistica Rosstat, quasi una famiglia russa su due (48,2%) può comprare solo cibo e indumenti e non può permettersi spese non strettamente necessarie.

A fronte di tale situazione difficile della popolazione russa, l’Ucraina dimostra di avere costruito una struttura democratica nell’ultimo decennio e nel dicembre scorso sembra che lo stipendio medio ucraino abbia superato quello russo.

Non può dunque stupire se Paesi dell’ex URSS oggi fanno parte dell’Unione Europea e se altri ne hanno fatto richiesta ed altri sono sul punto di farlo.

Ma se si sta verificando questa nuova tendenza perché non ipotizzare che la stessa Russia nel suo insieme possa far parte dell’Unione Europea. È forse scandaloso immaginare tali fatti? E chi si potrebbe preoccupare di tale eventuale adesione?

Un processo così importante potrebbe rappresentare un passo verso la modernizzazione della Russia, soprattutto perché la Russia, avendo puntato soprattutto sull’armamento militare e dunque sull’industria pesante, ha di fatto trascurato i beni di prima necessità e le relative industrie produttrici. Questo processo potrebbe dunque essere favorito anche dal fatto che la Russia è oggi in un periodo di grande trasformazione, ancora lontana dal suo completamento, avendo in corso l’abbandono della politica economica socialista e l’inserimento nel grande mondo della globalizzazione con una moderna economia di mercato.

Basta immaginare quale forza vera assumerebbe quella che indico come la “Grande Europa” con l’adesione della Russia. Si avrebbe all’interno un grande riequilibrio delle risorse alimentari, delle risorse minerali e delle risorse energetiche, che potrebbe rappresentare il principale obiettivo della maggioranza della popolazione russa euro-asiatica e di tutta la Grande Europa.

Sicuramente si eleverebbero le condizioni economiche e sociali della popolazione russa e si amplierebbero le probabilità di pace, poiché il continente europeo, così unito, rappresenterebbe una vera grande forza mondiale con una potenziale autosufficienza in tutti i settori, da quello alimentare a quello energetico e a quello militare.

Questo argomento è stato già evidenziato negli anni scorsi, ma sembra che poca importanza sia stata data ad esso. A quanti sostengono, con motivazioni varie, l’impossibilità di realizzare un tale sogno desidero sottoporre alcune brevi frasi del discorso di Gorbaciov sopra menzionato:

Il fatto che gli Stati europei appartengano a sistemi sociali diversi è una realtà. Il riconoscimento di questo fatto storico e il rispetto del diritto sovrano di ogni popolo di scegliere il proprio sistema sociale a propria discrezione sono il presupposto più importante per un normale processo europeo. L'ordine sociale e politico in alcuni paesi particolari è cambiato in passato e può cambiare anche in futuro. Ma questa è esclusivamente una questione di competenza dei popoli stessi e di loro scelta.
Qualsiasi ingerenza negli affari interni, qualsiasi tentativo di limitare la sovranità degli Stati – siano essi amici e alleati o chiunque altro – è inammissibile. Le differenze tra gli stati non possono essere eliminate. Anzi, sono addirittura salutari, come abbiamo detto in più occasioni – a condizione, ovviamente, che la competizione tra diversi tipi di società miri a creare migliori condizioni di vita materiale e spirituale per le persone.

Queste sagge riflessioni indicano come tale all’allargamento dell’Unione potrebbe mutare equilibri internazionali, ma in senso positivo, portando verso una pace duratura e un miglioramento economico da parte di tutti i popoli aderenti. Non è facile individuare chi potrebbe ragionevolmente opporsi a tale unione, ad esclusione dei “Signori della guerra” che governano quelle potenze economiche che nelle guerre vedono un importante riferimento per il loro arricchimento economico e di eventuali Grandi Potenze che vedrebbero un potenziale forte concorrente economico nella Grande Europa.

Sembra difficile che possano emergere seri motivi ostativi allo sviluppo armonico e di fratellanza di questi popoli, sia da parte dell’attuale Unione Europea, che dalla stessa popolazione russa se fosse libera di esprimersi.

Dobbiamo unire gli sforzi per agevolare la tendenza dell’avvicinamento al mondo occidentale, ormai vistosamente manifestata da diversi Paesi europei dopo la loro scissione dall’Unione Sovietica, e agevolare perfino l’annessione di quelle regioni che, pur facendo parte del mondo asiatico, ormai da secoli fanno parte della Russia.

Un primo grande obiettivo raggiunto dall’avvenuta adesione all’Unione Europea dei Paesi dell’Est europeo è stato di fare superare quella scissione, prettamente ideologica, che ha caratterizzato il periodo della “Guerra fredda” e che rappresenta oggi un positivo passo verso l’obiettivo della pace duratura in Europa, una pace che, purtroppo, è stata fortemente turbata dall’invasione Ucraina. Un’invasione che non farà ricordare positivamente la figura di Putin, mentre un ingresso della Russia in Europa avrebbe consentito a Putin di essere ricordato per avere partecipato a creare le condizioni per una pace duratura della propria popolazione e non certo per i crimini di guerra commessi, ma il tempo per riprendere tale iniziativa sembra ormai scaduto, occorrerà attendere il post-Putin.

Difficoltà potenziali all’accesso della Russia all’Europa

Uno dei punti critici da superare per l’ingresso in Europa della Russia post-Putin potrebbe essere il forte squilibrio esistente tra l’oligarchia russa, che ha il controllo del territorio, e la restante popolazione. Le grandi ricchezze accumulate da poche persone subito dopo la Seconda guerra mondiale, attraverso una gestione fortemente personalizzata della privatizzazione con la quale importanti beni statali sono passati velocemente a mano privata, soprattutto ad ex burocrati, con prezzi di favore e senza alcuna vera concorrenza.

Sono queste persone che oggi condizionano fortemente il potere politico, anche se questo loro potere sembra essere stato in parte ridimensionato a seguito dell’invasione dell’Ucraina, che ha causato in loro forti perdite economiche e discredito in molte parti del mondo. Una situazione che ha cominciato a fare vacillare la loro adesione alle decisioni di Putin e che li potrebbe portare a decidere se seguire la sorte del loro capo e restare sotto il tiro incrociato della maggioranza dei Paesi del mondo o, vedendo vacillare le loro economie e con esse il loro potere, assumere ben altre decisioni nei rapporti con Putin. È questo un pensiero che sembra sia già passato per la mente di qualcuno di loro, ma subito cancellato dal potere putiniano.

Non è però escluso che il perdurare della guerra possa invogliare alcuni uomini del potere a rivedere le loro posizioni e spingerli ad accelerare la chiusura delle ostilità e forse a pensare anche sul futuro ingresso della Russia nell’Unione Europea, contrattando la loro sopravvivenza economica e sociale per restare in piena attività nei circuiti produttivi ed economici internazionali.

Un loro ripensamento potrebbe anticipare ed evitare il nascere di potenziali forti tensioni all’interno della stessa popolazione russa, soprattutto tra le classi più disagiate, che sono le prime ad essere colpite dalle sanzioni già attuate e da quelle in corso di attuazione che potrebbero portare a valori elevati e insostenibili del tasso di inflazione.

Di contro, se la Russia non si avvicinerà all’Europa quasi naturalmente si avvicinerà alla Cina, magari fornendo l’apertura allo sfruttamento delle grandi risorse naturali esistenti nella parte asiatica, ma diventando con ciò sicuramente dipendente dalla Cina e lasciando un confine di tensioni col resto dell’Europa. Un obiettivo che non potrà certamente affascinare i russi così distanti per cultura e tradizioni dalla Cina.

Considerazioni finali

Se il popolo russo desidera la pace dovrà mobilitarsi verso questo obiettivo. Non potrà continuare a vivere sotto la paura e senza la libertà di potere esprimere il proprio dissenso sulle eventuali dannose scelte politiche, ricordando anche che nella storia ogni dittatore prima è stato messo al potere dal suo popolo, poi dallo stesso popolo è stato messo giù.

Il popolo russo non può essere costantemente sottoposto alle pressioni di una guerra, perché finirà col ribellarsi ai fautori della guerra rendendoli responsabili della morte delle migliaia di giovani, dei danni sociali irreparabili e della distrugge della propria economia che dovrà poi attendere tanti anni per risollevarsi.

L’invasione dell’Ucraina potrebbe diventare un vero catalizzatore per accelerare le richieste di adesione alla Nato di altri Stati membri dell’Unione Europea e ciò non deve destare preoccupazioni o paure né nei Paesi richiedenti, né negli altri Paesi dell’Unione, perché se così fosse, significherebbe una immotivata paura di un uomo che probabilmente sarà fermato da quelli stessi che oggi lo sostengono.

Desidero infine ricordare un ulteriore pensiero espresso da Mikhail Gorbaciov al Consiglio d’Europa del 1989:

La realtà di oggi e le prospettive per il prossimo futuro sono evidenti: l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti sono una parte naturale della struttura politica e internazionale europea. Il loro coinvolgimento nella sua evoluzione non è solo giustificato, ma anche storicamente condizionato. Nessun altro approccio è accettabile. Anzi, sarà addirittura controproducente. Da secoli l'Europa offre un contributo indispensabile alla politica, all'economia, alla cultura mondiale e allo sviluppo dell'intera civiltà. Il suo ruolo storico mondiale è riconosciuto e rispettato ovunque.

E successivamente:

Onorevoli colleghi, gli europei possono affrontare le sfide del prossimo secolo solo unendo i loro sforzi. Siamo convinti che ciò di cui hanno bisogno sia un'Europa: pacifica e democratica, un'Europa che mantenga tutta la sua diversità e le idee umanistiche comuni, un'Europa prospera che tenda la sua mano al resto del mondo. Un'Europa che avanza con fiducia nel futuro. È in una tale Europa che visualizziamo il nostro futuro.

Sembrava un grande messaggio di pace, una grande apertura al potenziale ampliamento dei confini economici e politici dell’Europa verso Est. Un messaggio che sembrava ulteriormente rafforzato con la firma dell’intesa NATO – Russia del 2002 contro il terrorismo, ma tali speranze sono definitivamente crollate dopo l’attuale invasione dell’Ucraina, l’uscita della Russia dal Consiglio d’Europa il 15 marzo scorso e la sua sospensione dal Consiglio dei diritti umani votata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il successivo 7 aprile.

Putin nei suoi discorsi afferma di volere liberare quelle città ucraine da un pericolo che gli ucraini non vedono assolutamente, ma, invece di liberarle da questo invisibile pericolo, le sta distruggendo sia fisicamente che dal lato umano, distruggendo la storia di un popolo europeo che in parte parla il russo ed è credente nello stesso Dio in cui dovrebbe credere il capo della Chiesa ortodossa russa che, paradossalmente da uomo di fede, elogia le stragi.

Se il popolo ucraino volesse mantenere la sua indipendenza dalla Russia, nessuno Stato la dovrebbe impedire; la libertà di un popolo non può essere condizionata dal volere di un popolo vicino, se così fosse verrebbe annullata la tanto declamata autodeterminazione dei popoli il cui principio è riconducibile alle norme di diritto internazionale previsto nella Carta delle Nazioni Unite.

L’Ucraina non è la Russia, è un Paese che ha fatto parte dell’Unione Sovietica ormai scomparsa e con la cui scomparsa ogni Paese che ne faceva parte ha scelto una propria linea politica e di vicinanza alla politica di altri Paesi.

I motivi sopra esposti sono quelli che mi hanno fatto sognare una Grande Europa Unita che allontanerebbe la guerra al proprio interno, che eviterebbe l’inutile morte di civili in conseguenza dei bombardamenti e degli scontri armati, che potrebbe fare respirare un’aria di libertà, che potrebbe avvicinare una parte di quelle antiche tradizioni da cui tutti i popoli europei sono impregnati.

La Grande Europa potrebbe raggiungere un’autosufficienza in tutti i settori e dare maggiori garanzie economiche e di pace per le prossime generazioni. Se da una accurata analisi critica dovessero risultare attendibili queste ipotesi, dovremmo allora domandarci perché questo processo non si avvia e eventualmente con quali forti interessi internazionali entra in collisione.

Gli attuali crimini di guerra non potranno essere cancellati né dalla memoria del popolo russo, né dalla memoria del mondo intero, così come non potranno essere dimenticati le aspirazioni egemoniche della Russia che stanno avanzando quasi inosservate, così come quelle della Cina che è ormai presente con attività industriali e commerciali in tutti i continenti e di cui la Russia potrebbe diventare fortemente dipendente. Infine, una corretta mediazione potrebbe far raggiungere una coesistenza pacifica tra le ricchezze private dei grandi gruppi economici russi e la restante popolazione.

Per quanto ho esposto sopra ho sognato e continuo a sognare una Grande Europa del post-Putin, una ipotesi di unificazione forse un poco fantasiosa o forse realizzabile se l’uomo sarà più propenso a cercare le cose che ci uniscono che quelle che ci dividono.

Io continuerò a sognare perché, come ha scritto Paulo Coelho nel suo libro Il Cammino di Santiago:

L'uomo non può mai smettere di sognare. Il sogno è il nutrimento dell'anima, come il cibo è quello del corpo.

1 Principale organizzazione di difesa dei diritti umani in Europa. Include 46 Stati membri, tra cui i 27 membri dell'Unione Europea.