Il tentativo di erodere l’Ucraina, regione dopo regione, con stragi di civili disarmati e con una crudeltà inaudita, fanno temere non solo la potenziale decimazione, passo dopo passo, dell’intera popolazione, con un ritorno a quell’epurazione etnica che in Europa sembrava scomparsa, ma anche l’estensione di tale sterminio ad altri Paesi già dell’ex Unione Sovietica.

La teoria del formaggio svizzero

Il “modello del formaggio svizzero”1 o “Swiss Cheese Model” è oggi utilizzato per illustrare diverse teorie scientifiche di difesa come, ad esempio, la difesa dalle opportunità che possono creare un incidente. Questo modello di causalità degli incidenti è stato originariamente proposto da James Reason2 nel Volume 320 del 18 marzo 2000 del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Manchester.

James Reason, considerando che le catastrofi sono spesso provocate non da un unico errore grossolano e gigante, ma da diversi errori che derivano dalla concatenazione di errori più piccoli commessi da più di una persona, paragona le difese di un’organizzazione del sistema umano per evitare un incidente a una serie di barriere rappresentate da fette di formaggio forate in modo casuale, disposte verticalmente e parallele tra loro con spazi vuoti tra ciascuna fetta formati dai buchi. I buchi rappresentano punti deboli individuali del sistema di difesa (errori o carenze del sistema organizzativo), che in ogni fetta variano nella loro dimensione e posizione. Quando si trova un allineamento di fori che lasciano uno spiraglio di continuità di passaggio di una direttrice retta, la direttrice oltrepassa tutte le difese e c’è l’incidente nel caso di un sistema aereo, una malattia nel sistema sanitario, una guerra nel campo militare, ecc.

Questo modello è in corso di applicazione anche per la guerra in Ucraina, per evitare o comunque cercare di limitare i potenziali danni di attacchi informatici che si potrebbero diffondere all’esterno della zona di combattimento, come riportato nell’articolo in cybersecurity360.it del 24 Febbraio 2022 dal titolo “Sicurezza Informatica - Un’analisi delle raccomandazioni dello CSIRT-IT1 in tema di cyber attacchi”.

Una nuova interpretazione del “modello del formaggio svizzero”

Apprendendo di queste moderne tecniche scientifiche mi è venuta in mente una storiella che riguarda proprio lo stesso tipo di formaggio. Un signore, golosissimo di formaggio, mentre era impegnato dell’affettare con continuazione piccole fette di formaggio svizzero con i buchi e divorarlo con voracità, venne redarguito da un familiare per l’eccessiva quantità di formaggio che continuava ad affettare e a mangiare. Con molta serenità il “signor goloso” rispose: «io amo molto l’estetica e mi sembra veramente poco estetico questo formaggio con questa molteplicità di fori, pertanto, sto tagliando delle fette sottili per trovare la superficie di taglio senza fori e lasciare così un’immagine più bella della parte affettata». E fu così che taglio dopo taglio, non riuscendo a trovare una fetta intera e senza buchi, divorò l’intero pezzo di formaggio.

È normale chiedersi quale nesso possa esistere tra questa storia sul “formaggio svizzero con i buchi” e l’attuale attacco immotivato e ingiustificato della Russia all'Ucraina, che rappresenta una vera triste invasione contornata da stragi che non trovano alcuna ragionevole giustificazione. In realtà la similitudine sembra proprio esistere. Infatti, i principali motivi su questa invasione russa si poggiano ufficialmente su aspetti di diversa natura.

Uno dei motivi è quello che sta sempre più emergendo è di accorpare alla Russia il Donbass, formato da tre importanti regioni comprendente un’ampia costa sul Mar Nero oggetto già di scontri da parte di separatisti. In tal modo la Russia si garantirebbe un maggiore controllo sul Mar Nero per le eventuali minacce che potrebbero arrivare dalla presenza di navi della Nato nel Mar Nero e una maggiore sicurezza per i mezzi navali russi. In funzione della forte resistenza riscontrata dalle forze ucraine e dal dissenso internazionale registrato su queste stragi, sembra che Putin possa accettare tale occupazione che comprende importanti città, oggi distrutte dai bombardamenti, e desistere così dall’invasione della restante parte del territorio ucraino.

Così come potenziali minacce potrebbero arrivare dalla presenza di navi della Nato nel Mar Nero, la cui presenza è stata giustificata da esercitazioni della Nato.

Un altro motivo per cui l’Ucraina è appetibile a Putin è anche l’esistenza nel Paese di ricchi giacimenti di materie prime: carbone, minerale di ferro, gas, petrolio, argilla, i grandi giacimenti di minerali di uranio. L’Ucraina inoltre esporta in tutto il mondo olio di girasole, orzo, mais patate, grano, uova di gallina, ecc.

Ai motivi sopra menzionati c’è anche un ulteriore motivo, maggiormente emerso all’inizio dell’invasione e certamente più pericoloso, è quello che ci ricorda un secondo modello interpretativo del formaggio svizzero di cui ho fatto cenno nella storiella sopra descritta. Tale motivo viene giustificato principalmente per il timore che il confine russo possa essere fortemente minacciato dal fatto di essere confinante con un Paese non in sintonia con l’attuale visione espansionistica di Putin. Tali motivazioni fanno parte delle giustificazioni di Putin per l’attacco sferrato a tutta l’Ucraina, per annettere questo Paese alle sue dipendenze e formare così un territorio cuscinetto per distanziare potenziali razzi indirizzabili verso il confine russo e poterlo raggiungere in pochi minuti.

Da qui nasce la necessità dichiarata inizialmente da Putin di creare una zona in sintonia con la politica russa che faccia da cuscinetto tra la Russia e i Paesi non in sintonia (Paesi europei o comunque Paesi NATO).

Ma se l’Ucraina diventasse filorussa, per invasione o per resa per amor di pace, con l’evidente dipendenza dalla Russia, si tratterebbe di un nuovo Paese di fatto facente parte della Russia, dunque un Paese i cui confini sarebbero difesi dalla Russia, poiché i nuovi confini diventerebbero di fatto anche “confini russi”. Ma in tal caso potremmo considerare chiuso il conflitto?

Le mire espansionistiche, come la storia ci ricorda, non vengono mai limitate dall’invasore, che, a seguito dei successi dell’invasione, diventerebbe sempre più sicuro della realizzabilità delle sue idee, ponendosi sempre nuovi obiettivi espansionistici. Infatti il nuovo Paese acquisito, essendo stato ormai privato della propria libertà, sarebbe di fatto un nuovo Paese russo, dunque, il nuovo confine sarebbe esposto agli stessi rischi del precedente, in quanto a contatto con Paesi certamente non filorussi, alcuni dei quali facevano parte dell’ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (brevemente Unione Sovietica o URSS). Ci ritroveremmo così nella storiella del secondo modello del formaggio svizzero.

Con l’occasione sembra opportuno evidenziare che i Paesi che costituivano l’ex Unione Sovietica sono: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Estonia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Lettonia, Lituania, Moldavia, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina e Uzbekistan. Paesi che, a partire dalla Lituania che ha dichiarato la propria indipendenza il 9 aprile del 1990, nello stesso anno hanno dichiarato tutti la loro indipendenza: Georgia, Estonia, Lettonia, Ucraina, ecc.

Dei citati Paesi i primi a correre il rischio di una futura invasione sarebbero soprattutto quelli che hanno fatto richiesta di adesione all’Unione Europea, ma non ne fanno ancora parte, successivamente non è escluso che potrebbero correre analogo rischio anche quelli che ne fanno già parte.

Un potenziale ampliamento dell’invasione

Con questo ragionamento si può affermare che “nella fetta di formaggio” sono riapparsi i buchi, rappresentati dalle nuove criticità emerse e si riproporrebbe il problema di dovere eliminare i nuovi “buchi”, cioè di tentare con qualunque sistema di allargare i confini.

E allora come verrebbe garantita la tranquillità in questi Paesi? Chi potrebbe avere la sicurezza di una pace duratura?

Ma alla luce di quanto è successo perché Putin non dovrebbe nuovamente sentire il bisogno di eliminare le nuove criticità attraverso le quali forze straniere potrebbero avere maggiore facilità per arrivare nel territorio russo?

Sembra quasi un gioco di bambini viziati che potrebbe coinvolgere l’umanità intera e la storia ci insegna che le guerre più devastanti sono quasi sempre iniziate dalle decisioni finali di un uomo, a volte sottoposto a pressioni di poteri forti all’interno del suo stesso Stato.

Certamente questa situazione non può essere addebitata ad una forte nostalgia del passato, al desiderio di tentare di ripristinare l’antica Unione Sovietica, perché sarebbe come fare riemergere la nostalgia del passato agli antichi imperi, come se in Italia, ad una mente insana, ma potente, venisse la nostalgia dell’Impero Romano e il desiderio di riallargare i confini romani.

È una semplice battuta, ma ricordiamoci che la mente è (fragile) come un filo di capello e la recisione di quel filo sottile che tiene ancora legata la mente alla razionalità può portare a decisioni finali con azioni sconsiderate, cruente, di vera pazzia. Azioni che non verranno mai riconosciute come tali dal soggetto che le ha provocate.

La natura umana è così inesplicabile, ciò che divide il bene dal male è un filo talmente sottile, talmente invisibile. Non dissi nulla e pensai che, a volte, quel filo si spezza tra le tue mani mischiando il bene e il male in un mistero che ti smarrisce. In quel mistero, non osi più giudicare un uomo4.

Sul Donbass

Subito dopo l’indipendenza della Crimea dall’Ucraina e la sua adesione alla Federazione Russa, anche il Donbass, costituito dalle regioni orientali dell’Ucraina, ma con una presenza di persone che si sentono ancora di appartenenza russa, col passaporto russo e con tradizioni locali e aspetto socio culturali che si richiamano all’Unione Sovietica. Nel 2014 una parte della popolazione di queste regioni tentò di avere riconosciuta l’indipendenza.

Due importanti regioni di Doneck e di Lugansksi del Donbass, ricche di grandi giacimenti di carbone, con una manifestazione armata e violenti scontri e con la perdita di un elevato numero di vite umane, si autoproclamarono Repubbliche Popolari indipendenti. Venne occupata anche la città di Mariupol, ma gli insorti furono prontamente bloccati dalle Forze Armate ucraine. Dopo oltre 10.000 morti Russia e Ucraina firmarono nel 2015 gli accordi di Minsk, secondo i quali le regioni che si erano ribellate ritornavano all’Ucraina che, a sua volta, avrebbe dovuto dar loro maggiore autonomia. Purtroppo questi accordi non sembra siano stati attuati nella loro totalità e le regioni sono state negli anni successivi oggetto di continui conflitti diffusi in varie parti del territorio.

Nel mondo molti Paesi hanno regioni periferiche che risentono della loro antica appartenenza ai Paesi confinanti, ma ciò non giustifica una loro adesione senza la precisa volontà della popolazione locale e del governo dello Stato di appartenenza, poiché il loro sfaldamento potrebbe mettere in crisi anche l’economia del Paese cui appartengono o comunque generare tensioni generali che non giustificherebbero l’accettazione pacifica della separazione. Se così non fosse oggi avremmo nel mondo molte più guerre di quelle in atto esistenti.

No fly-zone e la difesa della Nato

Nella riunione dei ministri degli Affari Esteri dell’Unione Europea, tenutasi a Bruxelles il 3 marzo, hanno partecipato anche ministri del Canada, del Regno Unito e degli USA, oltre al segretario generale della Nato. In quell’occasione sono stati programmati aiuti e rilasciate dichiarazioni sulle importanti modalità di intervento a favore dell’Ucraina, prendendo in considerazione i pericoli che corrono i Paesi già facenti parte dell’ex Unione Sovietica, tra i quali Moldavia, Georgia e Bosnia che hanno già presentato richiesta di adesione all’UE.

È stata chiesta dall’Ucraina la determinazione di una no-fly zone, una zona con divieto di sorvolo, per creare aree di protezione dalle incursioni aeree e corridoi sicuri per i cittadini in caso di fuga. Ciò significherebbe che aerei della Nato dovrebbero abbattere qualsiasi trasgressore con un conseguenziale vero coinvolgimento diretto della Nato, con l’apertura di nuovi scenari bellici che coinvolgerebbero l’intera Europa e probabilmente anche altri Paesi extraeuropei.

Per tale motivo Jens Stoltenberg, Segretario Generale della Nato, si è rifiutato di intervenire, ma ciò non gli ha impedito di affermare, nell’occasione della citata riunione tenutasi di Bruxelles, che: «C'è ampio accordo sul fatto che dobbiamo fare di più per sostenere la Georgia, la Bosnia e la Moldavia aggiungendo potenzialmente più attività a loro sostegno, perché potrebbero essere a rischio, esposte a ulteriori interventi, sovversione e potenzialmente anche ad attacchi da parte delle forze armate russe» (Ansa- Bruxelles, 04 mar 2022).

Nella stessa occasione è di grande importanza la dichiarazione di Antony Blinken, Segretario di Stato Usa: «La Nato è un'alleanza difensiva, noi non cerchiamo il conflitto. Ma se il conflitto viene da noi saremo pronti». (Ansa- 04 marzo 2022).

In definitiva è stato evidenziato il tema dell’attenzione che la Nato pone ai problemi di sicurezza generale di tenere alta l'attenzione su Georgia, Bosnia e Moldavia, tre stati potenzialmente esposti ad attacchi da parte della Russia.

Il 15 marzo Zelensky, parlando in videoconferenza con il Congresso americano per chiedere aiuti militari e un forte impegno degli Stati Uniti contro l’invasione della Russia è stato accolto da lunghi applausi. In quell’occasione, citando la famosa frase del discorso di Martin Luther King, ha detto: “Io ho un sogno. Voi dite 'I have a dream', a voi posso dire 'I have a need', quello di proteggere i nostri cieli".

Considerazioni finali

In Russia non esiste libertà di stampa, né la possibilità in genere di diffondere idee contrarie a quelle del regime. Senza queste essenziali libertà non c’è democrazia. E ciò è dimostrato dall’arresto di persone che dissentono dal pensiero di Putin, dalla mancata diffusione delle notizie attraverso il controllo diretto delle persone e indiretto non consentendo l’uso di internet. Ma senza libertà non c’è democrazia e non potrà mai esserci pace, con il popolo russo che sembra condannato alla moderna schiavitù, che nulla ha da invidiare ai sistemi di schiavismo dei secoli scorsi.

La ricerca della pace è un atto dovuto e tutti ci auguriamo che avvenga presto, ma ciò non farà facilmente dimenticare i massacri perpetrati su tanta gente indifesa, il bombardamento di ospedali e interi palazzi abitati. Azioni di vera ferocia che neanche il popolo russo potrà facilmente dimenticare e dalle quale spesso dissente con forte rischio per la propria incolumità.

A livello internazionale abbiamo assistito e stiamo ancora assistendo ad una triste e brutta pagina della storia europea, con massacri ingiustificati e l’impotenza ad agire da parte degli altri Paesi per il concreto timore di una terza guerra mondiale. E forse è stato questo timore il vero freno che ha inibito ogni azione di forza a sostegno dell’Ucraina, consentendo così una crescente azione di violenza, frammista all’arroganza e ad un alto senso di onnipotenza.

Anche ciò sarà stato sicuramente e con freddezza calcolato prima di agire e risultano vane le giustificazioni poggiate sulla volontà di accorpare alla Russia uno Stato la cui popolazione ha scelto invece di aderire alla Comunità europea e alla NATO.

Il popolo ucraino ha dimostrato di sapersi difendere senza curarsi della propria incolumità. Purtroppo, qualunque sarà l’eventuale esito di un trattato di pace, è verosimile ipotizzare che la Russia, fin quando esisterà Putin, continuerà nella sua espansione fino ad occupare tutta la costa Ucraina sul Mar Nero.

Il popolo russo non potrà dimenticare che in questa occasione sono emerse quelle grandi ricchezze individuali di alcune persone vicine al Governo il cui obiettivo potrebbe essere quello della salvaguardia dei loro averi, noncuranti di avere messo in risalto la forte diseguaglianza sociale ed economica oggi esistente in Russia.

Purtroppo è verosimile ipotizzare che, in questa prima fase, l’invasione russa si potrà fermare solo dopo l’annessione del Donbass e di Mariupol, per arrivare poi al confine con la Romania. E se tale obiettivo non sarà subito raggiunto non è escluso che potranno nascere future nuove tensioni da parte di altri dissidenti, per potere così completare l’occupazione. In tal modo all’Ucraina sarà inibito l’accesso al Mar Nero.

E nell’ipotesi di applicazione del “secondo modello del formaggio svizzero” si creeranno nuove tensioni e nuove operazioni per ampliare la “zona cuscinetto” e determinare una nuova guerra, forse con risvolti più pericolosi.

L’inutile morte di giovani militari russi appartenenti a truppe forzatamente inviate in guerra per una causa in cui loro stessi non credono, i vistosi crimini di guerra perpetrati, la conseguenziale situazione economica che si è creata in Russia dall’inizio dell’invasione, l’inaspettata eroica resistenza ucraina, la solidarietà internazionale a favore dell’Ucraina che si è manifestata in maniera tangibile e l’errore di valutazione su quello che si pensava potesse essere un conflitto rapido potrebbero diventare per la Russia un grave prezzo da pagare a lungo termine per l’isolamento che sta avendo non solo da tutta l’Europa, ma dal mondo intero.

Eventuali dubbi che l’applicabilità del “nuovo modello del formaggio svizzero” non è un’idea fantasiosa svaniranno leggendo, su “tg24.sky.it” del 30 mar 2022, ciò che è stato dichiarato dal portavoce del Cremlino Dimitri Peskov:

La Crimea fa parte della Federazione Russa. E secondo la nostra costituzione, non possiamo discutere con nessuno del futuro del territorio della Federazione Russa, del futuro delle regioni russe. È escluso. Ed è ciò che dice la nostra costituzione.

In definitiva è un’affermazione che la penisola è ormai parte del territorio russo, così come lo diventerà anche il Donbass. Pertanto, secondo la teoria putiniana, bisognerà creare un nuovo cuscinetto per la difesa del nuovo territorio russo, dunque un nuovo avanzamento dell’invasione. Per comprendere la fattibilità di tale ipotesi è sufficiente evidenziare che nel frattempo si è avuto lo spostamento delle truppe russe a nord dell’Ucraina e in Bielorussia. Ciò a conferma che il vero obiettivo generale è quello di invadere tutta l’Ucraina, per passare poi ad alcuni degli altri paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica. Tutto ciò fin quando Putin avrà il potere di sottomettere alla sua volontà la popolazione russa.

Che Dio ce la mandi buona.

Note

1 In genere è così noto l’Emmental, il formaggio con i grandi buchi.
2 James Reason, nato nel 1938, Watford in Hertfordshire, è un esperto in fattori umani, è membro de la British Psychological Society, della Royal Aeronautical Society, della British Academy e membro onorario del Royal College of General Practitioners.
3 CSIRT-IT (Computer Security Incident Response Team – Italia).
4 Oriana Fallaci, Intervista con la storia, Rizzoli, 2014.