Lazzaro Spallanzani… Un uomo di scienza al quale sono intitolati ospedali, istituti scolastici e collegi studenteschi. Tutto qui, all’apparenza. Poi, nel febbraio del 2020 si è diffusa l’epidemia di Covid-19 e da allora il nome Lazzaro Spallanzani ricorre sovente al telegiornale, negli articoli di quotidiani e riviste scientifiche o tra le notizie sul Coronavirus nel web. Nel 95% dei casi il nome dello scienziato è associato all’Istituto Nazionale Malattie Infettive (IRCCS) di Roma, l’eccellente centro di ricerca sperimentale italiano in prima linea nella lotta alla pandemia.

Ma chi era Lazzaro Spallanzani? E che ruolo ha giocato nell’ambito della ricerca medica sperimentale?

A far luce sull’esimio studioso, vissuto nel secolo dei Lumi, è il professor Paolo Mazzarello che, responsabile del Sistema museale dell’Università degli Studi di Pavia, nel romanzo L’intrigo Spallanzani (2021) ne racconta l’affascinante biografia.

“Più interessato alla fisiologia che alla tassonomia, più al significato che all’apparenza” commenta Mazzarello, Spallanzani fu un abate sui generis. In comune con i philosophes illuministi egli ebbe una mente libera da pregiudizi e incline al ragionamento, un inesauribile curiosità per lo studio dal vero della Natura, un costante interesse per i viaggi scientifici e, soprattutto, un profondo desiderio di svecchiare e rinnovare il metodo di indagine scientifica.

Fu professore di storia naturale all’Università di Pavia negli anni in cui l’Ateneo, fortemente promosso dalla sovrana illuminata Maria Teresa d’Austria, rappresentò il massimo polo culturale dell’Impero austro-ungarico. A Pavia Spallanzani, conosciuto e apprezzato anche negli ambienti scientifici europei, ebbe come colleghi l’inventore Alessandro Volta e l’anatomista Antonio Scarpa.

Le sue lezioni furono seguite da moltissimi studenti. Ai suoi discepoli il geniale maestro insegnò a mettere in discussione la validità dei tradizionali parametri culturali attraverso il metodo sperimentale in biologia, messo in atto con l’aiuto degli strumenti recentemente acquisiti.

Allo stratega della sperimentazione e, in questa circostanza anche della beffa, Carlo Goldoni molto probabilmente dedicò la sua ultima commedia Il falso originale, giocata su un inganno teso dallo stesso Spallanzani al collega e detrattore Giovanni Antonio Scopoli (chimico e botanico 1723-1788).

Secondo Mazzarello: “La possibilità di poter sempre disporre di un museo in cui sistemare la pietra singolare osservata nel corso di un’escursione, oppure l’animale raro catturato con difficoltà, faceva profondamente parte del suo stile di ricerca che prevedeva, oltre allo studio dei meccanismi alla base dei processi naturali, anche la raccolta quanto più possibile completa di esemplari dei tre regni, minerale, animale e vegetale, provenienti da ogni parte del mondo. Per lui ogni campione biologico rappresentava un tipo funzionale, l’esemplificazione di un concetto.”

Per celebrare le gesta dell’accademico l’Università di Pavia ha recentemente allestito a Palazzo Botta un museo di storia naturale, ispirato al tema del viaggio e denominato Kosmos (ordine).

Guide d’eccezione alla scoperta della storia della scienza e del patrimonio naturalistico di eccezionale valore custodito nelle sale sono i grandi personaggi del passato: Lazzaro Spallanzani e il suo antagonista Linneo, che con l’istinto mentale del collezionista unì alla scoperta di nuove specie la loro sistematica descrizione e classificazione, il padre della moderna ecologia Alexander von Humboldt e il creatore della teoria sull’evoluzione della specie Charles Darwin.