Un evento di portata storica questa mostra Donatello. Il Rinascimento, dal 19 marzo al 31 luglio a Firenze a Palazzo Strozzi. Caglioti, il curatore, grande studioso di Donatello, ha infatti ottenuto prestiti internazionali, alcuni dei quali mai concessi prima, provenienti da quasi sessanta tra i più importanti musei e istituzioni al mondo: la National Gallery of Art di Washington, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Victoria and Albert Museum e la National Gallery di Londra, il Musée du Louvre di Parigi, gli Staatliche Museen di Berlino, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, le Gallerie degli Uffizi, la Basilica di Sant’Antonio a Padova e le basiliche fiorentine di San Lorenzo, Santa Croce e Santa Maria Novella. Queste opere mettono in luce l’operosità dell’Artista e la sua versatilità nell’uso di materiali diversi, ovvero la sua capacità di operare con le tecniche di intervento dell’orafo, del ceramista e dello scultore nei tre differenti materiali: marmo, bronzo e legno. Queste capacità straordinarie fanno di lui uno dei maestri più importanti e influenti dell’arte italiana di tutti i tempi.

Un escamotage mutuato dal mondo scientifico, mettere a confronto fenomeni per descriverli al meglio, ha spinto gli ideatori della mostra a inserire ben 80 opere di altri autori, capolavori di artisti a lui contemporanei quali Brunelleschi e Masaccio, Mantegna e Giovanni Bellini, ma anche successivi come Raffaello e Michelangelo. A mostrare non solo le capacità tecniche che gli permettevano di affrontare materiali diversi, ma anche l’originalità dei protagonisti delle sue opere, cosa per la quale è stato fonte di ispirazione per numerosi altri pittori e scultori. Nella scultura la sua originalità nasceva dalla riflessione che le statue fino ad allora realizzate, con i loro contorni netti, vivevano all’interno di uno spazio definito, mancando di un raccordo con lo spazio circostante.

Ecco, per sopperire a questo limite della Scultura, la sua invenzione , nel secondo decennio del 400, dello stiacciato. nuovissima tecnica che si basava sulla piattezza e sulla variazione di spessori infinitesimali, molto vicina alle opere di grafica. Un esempio la Madonna col Bambino (Madonna Pazzi), presa ad emblema dell’attuale mostra, dove risaltano le relazioni umane, oltre ad un uso personalissimo della prospettiva. Amato, diletto è il significato del nome David. Realizzato su richiesta di Cosimo de' Medici per celebrare la vittoria dei fiorentini sui milanesi nella battaglia di Anghiari del 1440, Donatello lo immagina come il giovane e bel pastore descritto dalla Bibbia, con il corpo nudo come omaggio alla classicità. L’espressione non è decifrabile, perché oggi è posto ad un’altezza minore di quella per cui era stato concepito. La vittoria sul nemico molto più forte del giovinetto si appalesa come serenità del giusto guidato da una forza superiore. Questa statua ha ispirato tutti coloro che, intorno alla metà del 400 a Firenze eseguivano un David in bronzo. Ben diverso il David di Michelangelo, còlto nella concentrazione che precede lo scontro con un nemico che appare invincibile.. Ma la dimensione della statua sottintende che è uscito vittorioso dallo scontro. I posteri sembrano aver preferito quest’ultimo, oscurando in parte la versione donatelliana del David, che resta comunque più vicina a quello che viene descritto nella Bibbia.

Distribuita su due sedi, Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello, la Mostra propone un viaggio attraverso la vita e la fortuna di Donatello, articolato in quattordici sezioni. Si inizia dagli esordi e dal dialogo con Brunelleschi, proponendo il confronto tra i due celebri Crocifissi lignei provenienti dalla Basilica di Santa Croce e da quella di Santa Maria Novella. Si procede poi attraverso i luoghi per cui Donatello ha lavorato (Siena, Prato e Padova, oltre a Firenze), trovando moltissimi seguaci, entrando in dialogo con altri celebri artisti molto più giovani quali Mantegna e Bellini, e sperimentando nei materiali più diversi le sue formidabili invenzioni plastiche e scultoree. Conclude la mostra una sezione speciale dedicata all’influenza di Donatello sugli artisti a lui successivi, tra cui Raffaello, Michelangelo e Bronzino, testimoniando così l’importanza capitale della sua opera per le vicende dell’arte italiana.

Non resta che complimentarsi con chi ha avuto l’idea di raccontare questo artista in modo molto dettagliato, non legando la mostra ad una ricorrenza temporale, ma sentendo l’urgenza di sopperire ad una trascuratezza accumulata inspiegabilmente negli anni.