Questa fiera, svoltasi dal 2 al 4 febbraio 2022 alla Stazione Leopolda a Firenze, in pieno inverno ci porta a incontrare i colori che saranno di moda nella primavera 2023. Ovviamente ci vuole un anno e mezzo di anticipo, per dare il tempo a creativi ed esecutori di fare i prototipi delle collezioni con i nuovi filati, che vanno presentati un anno prima della loro vendita.

Pitti Studios fornisce un servizio di produzione contenuti per gli espositori del salone. Progetto realizzato da Pitti Immagine in collaborazione con lo studio creativo Kerned, permette, a partire da appena 30 cm di filo, di realizzare una versione animata e in 3D del capo finito, indossato da avatar e valorizzato in una vera e propria sfilata virtuale, ambientata in uno spazio digitale realizzato per l’occasione e ispirato proprio alla Stazione Leopolda. Un primo passo nell’universo immersivo del metaverso e nel futuro del settore.

Un paradiso di ideazione “concreto” ci accoglie varcando i cancelli della Leopolda, a cominciare da due lunghe vetrine poste nel tratto fra la strada e l’ingresso agli stand, palcoscenico espositivo dei progetti degli studenti del Master in Creative Knitwear Design di Accademia Costume & Moda e Modateca Deanna. Gli abiti sono stati ideati in collaborazione con la filiera, che tramanda il proprio saper fare alle nuove generazioni, in un continuo dialogo tra professionalità e creatività.

Al primo piano troviamo la cosiddetta “Area di Ricerca”, le tendenze e i colori per la Primavera-Estate 2023 raggruppati in tre diversi campi: Tandem, Karat e Necessive.

Il primo gruppo ci parla di libertà, simbolo la bicicletta. Libertà di spostamento, flessibilità e leggerezza, che rimandano soprattutto ai capi sportivi. Utilizza fibre sperimentali, elasticizzate, modellanti e performanti, insieme con fibre naturali. Degli ibridi quindi, di grande confort e versatilità. I colori sono classici, combinati con colori molto forti. È tornato il marrone, in una tonalità sommessa.

Karat richiama l’idea di qualità, valore e preziosità. Le fibre usate appaiono preziose e scivolose, con trattamenti speciali, fluidi o placcati. Adatte per la sera e per occasioni speciali e festive. La cartella colori è in chiave metallica, dall’oro al piombo, o, se vogliamo usare la chiave astronomica, dal Sole a Saturno.

Infine, Necessive si riferisce alla necessità, ciò di cui abbiamo realmente bisogno. È caratterizzato dal colore e dalla scultoreità della forma, senza decorazioni. Forme, colori e dettagli delle maglie tessute come prototipi si ispirano a nécessaire o beauty case, con tasche multiple. Le combinazioni stridenti dei colori sono utilizzate per sfuggire al pericolo di banalizzare i capi. Si impiegano materiali della valigeria high tech, ma anche tela e cuoio della valigeria tradizionale, unendo i filati classici alle fibre elasticizzate.

A piano terra gli stand. Sono presenti ottanta aziende, che hanno scelto tutte di essere anche online su Pitti Connect, ma gioiscono dell’esperienza concreta. Gli osservatori notano che ogni collezione ha la sua unicità e le tendenze sono davvero chiare e ben sviluppate.

Nello stand Cariaggi, uno dei primi entrando alla Fiera, si proietta su grande schermo un video con ballerini che, avvolti in un cilindro di cashmere, lo animano muovendosi in una sorta di danza rituale, che mette in luce le caratteristiche di morbidezza ed elasticità del materiale e ne esalta la bella colorazione. Da oltre 60 anni questa ditta marchigiana lavora e seleziona fibre di cashmere di alta qualità, assicurando costantemente che i suoi filati siano esclusivamente “Made in Italy”.

Poco distante lo stand IGEA, “filato con il Sole”. Infatti le macchine di filatura usano l'energia prodotta dall'impianto fotovoltaico, attivato dal 2010 con oltre 2000 pannelli, posti sui tetti dei capannoni Igea. L'impianto ha una produzione annua di 530 mWp, pari circa al 50% del fabbisogno aziendale, con abbattimento di circa 400 tonnellate di CO2. Tutto il campionario è GOTS (Global Organic Textile Standard) o regular, con alcune versioni anche GRS (Global Recicled Standard). Lo stand, in questa sessione, è tappezzato di foto che abbinano due tessuti ad un bicchiere di aperitivo. Un brindisi alla riapertura! Lo chef executive ci spiega che questa collezione privilegia filati fantasia, composti di cotone, viscosa, lino e canapa. Nelle foto sono presentati a coppie con un aperitivo di riferimento, che era intenzione della ditta offrire ai visitatori. Cosa che è stata resa impossibile dallo strettissimo regolamento anti Covid, cui debbono sottostare tutti i partecipanti alle fiere per la sicurezza di ognuno.

L’affluenza c’è. Ma ancora non raggiunge i livelli pre-pandemici. Approfitto per fare alcune domande di base per meglio comprendere il magico mondo dei filati. Intervisto il Direttore di Monticolor di Brescia.

È vero che ognuna delle fiere che riguardano i filati si differenzia per un diverso uso che si fa dei fili?

Esatto, Pitti si occupa della maglieria, cioè di fatto a mano o con macchine orizzontali; Milano soprattutto di tessuto fatto con macchine circolari, che producono le pezze di jersey. Noi siamo presenti a tutti i saloni del settore, perché produciamo tutti i tipi di fili, compresi i filati per la calzetteria.

Applicate il riciclaggio?

I pregi del cotone biologico, del PET e cashmere riciclati sono miscelati in filati di tendenza. Monticolor aderisce anche al progetto Detox.

Quali certificazioni avete?

Oltre a OEKO-TEX 100, i filati sono certificati BCI, GOTS, GRS, RCS, OCS e RWS.

Questa risposta mi suscita una riflessione: benché io non sia un’acquirente, ritengo che non sia facile orizzontarsi in un campo così disseminato di possibili certificazioni. Ci vorrebbe una diminuzione del numero, eliminando le sovrapposizioni, a tutto vantaggio della chiarezza.

Ad un’altra domanda mi risponde l’addetta stampa di Baruffa, dopo aver presentato la novità più interessante della collezione, cioè l’ecocolor. Baruffa dal 1850 si distingue per qualità, servizio, innovazione e rispetto dell'ambiente.

Come mai la lana infeltrisce e il cotone no?

Il cotone, che proviene dal mondo vegetale, diventa filo compatto, la lana, mondo animale, quando viene filata, presenta delle squame.

Come i nostri capelli?

Esatto. Quello che produce l’infeltrimento non è la temperatura ma il movimento nell’acqua che, se forte, fa incastrare queste squame fra loro.

Proseguendo il giro, incontro lo stand delle lavatrici professionali. E domando:

La tecnica delle palline di plastica al posto del detersivo di lavaggio ha dato buoni frutti?

Io sono un chimico, e come tale chiamato ad occuparmi di rendere il filo pronto per le lavorazioni. Le sottopongo una semplice constatazione. Per formare il filo si ricorre a sostanze oleose, che tengono insieme le varie lunghezze delle fibre. Per lavare via queste sostanze che ostacolano la tintura e peggiorano l’estetica del prodotto finito, la sola azione meccanica non basta. Proprio come, per togliere una macchia di unto da una tovaglia, non è sufficiente sfregare il tessuto. Dopo l’entusiasmo iniziale, in linea con l’orientamento più attuale di diminuire l’inquinamento, ci si è resi conto che vanno usati degli sgrassatori, e non una semplice azione meccanica, per rimuovere il grasso durante il lavaggio.

Il Concorso internazionale Feel the Yarn, in attesa degli abiti da sottoporre alle giurie, espone in Fiera un’ intera capsule della vincitrice della scorsa edizione del Contest, Raquel de Carvalho, giovane stilista brasiliana che vive a Londra.

Fervono i preparativi, ovvero la raccolta dei filati offerti gratuitamente dai produttori, la divulgazione del concorso alle scuole di moda e l’assegnazione dei filati ad ogni partecipante. A giugno 2022 avverrà l’esposizione dei lavori prescelti, la votazione del pubblico e infine la premiazione.