Quattro passi per il centro di Torino, per una piacevole sosta da Baratti & Milano, forse in attesa del Treno Reale ideato per le nozze di Umberto di Savoia e Maria José del Belgio. Un’esperienza che è possibile rivivere visitando la Pinacoteca Albertina di Torino, fino alla fine di marzo.

La Pinacoteca offre, infatti, uno sguardo nuovo sulla Torino Belle Époque attraverso una mostra diffusa, alla scoperta del Fondo Giulio Casanova.

L’Istituto dove Casanova insegnò decorazione gli rende omaggio esponendo un lascito mozzafiato in un turbinio di bozzetti, acquerelli e progetti che restituiscono l’immagine e l’architettura della Torino a cavallo tra i due secoli, evidenziando il patrimonio inesauribile del Liberty torinese.

Attenta conoscitrice dello spirito eclettico dell’epoca, Paola Gribaudo - Presidente dell’Albertina - ha coinvolto le scuole di fotografia e scenografia dell’Accademia, al fine di far dialogare al meglio le opere del Fondo Casanova con le esperienze immersive e la collezione permanente, in quella che si rivela essere una delle mostre più interessanti e riuscite degli ultimi anni: Disegnare la città. L’Accademia Albertina tra Eclettismo e Liberty.

La visita coinvolge diversi poli e prosegue a Palazzo Biandrate Aldobrandino di San Giorgio sede del Museo Storico Reale Mutua, il quale - non a caso - espone la polizza di uno dei suoi più illustri clienti: Gabriele d’Annunzio. Il Vate avrebbe, senza dubbio, lodato i tesori racchiusi al civico 22 di Via Garibaldi: otto sale, in cui è possibile scoprire la storia della compagnia di assicurazione, esaminando documenti, riscoprendone l’araldica ed ammirando una postazione di lavoro anni Trenta, con arredi originali. Oltre alla collezione permanente, l’Archivio della Reale - oggi - espone i propri cimeli liberty, come parte integrante della mostra curata dall’Accademia.

Disegnare la città è un’esposizione accompagnata da un catalogo-gioiello, edito da Gli Ori ed Albertina Press. Curato nei minimi dettagli, è un apparato di ampio respiro che tocca tutti i poli e gli aspetti del Liberty torinese, figlio della ben nota maestria artigianale di Paola Gribaudo, esponente di spicco dell’editoria d’arte; la quale ci illustra l’essenza stessa dell’Accademia e della sua Pinacoteca, nella nostra intervista.

Disegnare la città è, davvero, una mostra indimenticabile. Vorrei chiederle qualche dettaglio sulla sua genesi e su come pensa si adatti allo spirito dell’Albertina.

La Pinacoteca venne destinata da Carlo Alberto per scopi didattici, fruibile solo da professori e studenti ed aperta al pubblico in un secondo momento.

Quando sono diventata Presidente dell’Accademia, anche a seguito dell’inaugurazione degli spazi della Rotonda Talucchi, mi sono data un obiettivo. Vorrei, infatti, dividere la fruizione. In Pinacoteca, ospitare mostre che valorizzino il materiale in nostro possesso ed utilizzare la Rotonda per l’allestimento di mostre di arte contemporanea o lavori ad opera degli studenti (come è successo con la Summer Exhibition). Per non dimenticare che l’Accademia è, appunto, una scuola.

Per quanto riguarda la mostra, dopo aver trovato negli archivi opere mirabili del Casanova, ho deciso di valorizzare il materiale in nostro possesso (il Fondo Casanova è stato donato all’Accademia dagli eredi, nel 1982, N.d.R.), trattandosi di vere e proprie chicche sconosciute ai più. L’investimento principale ha riguardato il catalogo e le cornici, le quali rimarranno come patrimonio per le future mostre.

Mi sono avvalsa della competenza scientifica dell’architetto Montanari, nonché dello storico Merlotti per la parte riguardante il Treno Reale, sulla quale pubblicherà presto un volume. Auneddu, invece, si è occupato più dettagliatamente di Casanova, in quanto attento conoscitore del Fondo.

Una mostra tradizionale abbinata alla creatività dei giovani dell’Accademia, perché desidero evidenziare che da noi si studia proprio questo ed è mia intenzione coinvolgerli anche in futuro.

Come ha deciso di coinvolgerli nel far comunicare forme espositive diverse, ma perfettamente in sintonia tra loro?

È stato semplice, poiché hanno risposto con grande entusiasmo. Con la pandemia non sapevamo quando avremmo potuto aprire questa mostra, anche se la mia idea è nata quasi subito dopo la nomina a presidente, nel 2019. Ho notato un grandissimo interesse da parte degli allievi ed hanno lavorato esclusivamente su idee loro, creando una connessione naturale con la Pinacoteca. La mostra inizia con la parte maggiormente architettonica e prosegue con gli acquerelli che dialogano perfettamente con i paesaggi della collezione permanente.

La mostra è legata ad una serie di eventi molto suggestivi. Ce ne parla?

Gli eventi di architettura sono organizzati dalla SIAT (Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino). Inoltre, stiamo avviando svariati workshop rivolti ai bambini (recentemente ne abbiamo realizzato uno a tema: bicerin, il noto caffè torinese), dopodiché avremo altre conferenze, fra le quali quella al Rotary per la presentazione del volume dedicato al Treno Reale ed ospiteremo svariati gruppi per visite guidate. Prorogherò la mostra fino a fine marzo e, se possibile, vorrei chiudere in bellezza con un ballo in stile Belle Époque, per riprendere una tradizione anni Trenta, di cui abbiamo trovato traccia in Accademia.

L’Associazione Tram Storici di Torino organizzerà nuovi viaggi a tema e la nostra bibliotecaria, Barbara Stabielli, svolgerà degli interessanti biblio-tour fra i nostri tesori.

Lei collabora, altresì, con Palazzo Carignano (sede del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano) e con Villa della Regina. Cosa può dirci di questi due poli, non sempre citati nei percorsi di visita canonici?

Il Museo del Risorgimento è - per l’appunto - Nazionale, ma nel quindicennio che va dal 2004 al 2019 non c’è stata la volontà, da parte della presidenza, ad aperture verso l’esterno, se non per gli studiosi; pur trovandosi a pochi passi dal Museo Egizio e trattandosi di un palazzo meraviglioso del Guarini, affacciato su una delle piazze più belle di Torino. Io faccio parte del Consiglio di Indirizzo, mentre - per Villa della Regina - sono membro dell’Associazione degli Amici. Da quando è nata l’associazione abbiamo fatto sì che ritornasse fra i poli di interesse, visto che per anni è stata completamente abbandonata. L’intento è quello di far tornare in pista due poli dal patrimonio di assoluta rilevanza, anche se spesso ci si scontra con una visione non propriamente lungimirante da parte delle Direzioni.