Le origini del jazz, l'amore per l'Africa, un omaggio a figure femminili come Rosa Parks, Katherine Johnson, Nina Simone. Scritto durante il lockdown è il settimo disco del compositore e pianista veneto.

Mother Afrika è il tuo settimo disco. Come si colloca all'interno della tua discografia?

Sono legato a tutte le registrazioni che ho fatto, ma in particolare a questa. Scritto durante il lockdown, sicuramente è un disco che ricorderò perché è nato in un periodo travagliato. Da una vita pensavo a realizzare un disco sull’Africa e le origini della musica jazz. Il tempo avuto a disposizione, mi ha consentito di realizzarlo.

Mother Afrika è un concept sulle origini, lo hai definito: “un grande abbraccio che nasce direttamente dalla culla dell'umanità per aprirsi poi in tutto il mondo.” Come si traduce in chiave musicale?

Sono convinto che la cultura afroamericana sia la radice della musica del Ventesimo e del Ventunesimo Secolo. Ho cercato di renderle omaggio attraverso la forma del call and response, che era all’origine dei primi canti africani, che si sono poi sviluppati attraverso i gospels, gli spirituals, il blues, il funk fino ad arrivare alle nuove forme espressive contemporanee. Ho elaborato per Mother Afrika una scrittura e una pronuncia attuale ed orecchiabile.

Un concept musicale con una vena civile molto forte, un racconto musicale di storie afro- americane al femminile: la forza di Wilma Rudolph, il coraggio di Rosa Parks, la genialità di Katherine Johnson, lo straordinario talento di Nina Simone. Perché hai scelto queste donne?

Perché mi sono appassionato alle loro storie e alle loro azioni, che hanno reso il mondo un posto un po’ migliore.

Come nascono le tue composizioni? Quali sono gli stimoli alla tua ispirazione?

Essendo la mia estrazione musicale derivante dallo studio della musica classica e liturgica, sono tanti gli stimoli. Ma lo sono anche i miei viaggi, i momenti di meditazione, i momenti di sconforto, di felicità: la vita. In un secondo momento arrivo invece alla costruzione della forma e dell’armonia, seguendo gli schemi canonici della composizione.

Come nasce la tua passione verso la musica e la musica “nera”?

Fin dagli inizi, da quando suonavo nelle cantine con gli amici, ho sempre suonato blues, perché la ritenevo la musica dell’anima. La prima volta che l’ho ascoltata, ho capito che era la mia musica. Mi ha sempre affascinato la sonorità della scala blues, semplice ma con un linguaggio e una pronuncia infinite. Studiando, ascoltando e con l’aiuto di amici che mi hanno fatto conoscere altri stili musicali, sono arrivato agli standard e al repertorio dell’American Songbook.

Come scegli i tuoi compagni di viaggio? Presentaci i musicisti di Mother Afrika.

Gli ultimi dischi li ho fatti con Massimo Chiarella, Luca Pisani e Valerio Pontrandolfo perché, oltre ad essere dei grandi professionisti, conoscono la mia personalità e il mio stile musicale. Nonostante la vita dei jazzisti sia fatta di strade parallele, quando ci incontriamo abbiamo un’intesa immediata e un interplay che ci consente di sviluppare i temi lavorando insieme all’arrangiamento in maniera spontanea.

La registrazione: un live in studio o sessioni separate, come ami lavorare per un disco?

Live in studio. Ho sempre registrato live, facendo il minimo delle modifiche in fase di mixaggio, registrando poche take per ogni brano. Ritengo che la musica così sia più viva, più naturale. Per questo ho sempre apprezzato le registrazioni degli anni ‘50-’60.

Raccontaci un tuo live!

Ricordo con piacere un live al Festival Jazz Au Sommet a Saint Genest Malifaux, in Francia, dove ho presentato No Prohibition Unit. Siamo arrivati tutti alla spicciolata (chi con il treno, chi con l’aereo, chi in macchina), senza fare il soundcheck, abbiamo dovuto suonare direttamente ed è stato un grande successo!

Formazione per Mother Afrika.

Roberto Zanetti. Il suo percorso professionale è connotato dalla costruttiva coesistenza delle culture classica e jazz, dalle quali scaturisce ora una contrastante corrispondenza ed ora una pacifica discordanza. Si diploma infatti in Musica Corale e Direzione di Coro e si appassiona presto al background musicale afroamericano, che approfondisce con un assiduo studio delle sonorità jazz presso la Scuola Civica di Milano e diversi corsi specializzati in Italia e all’estero. Oltre che performer e compositore, Roberto è un appassionato insegnante dedito al trasferimento della memoria storica a giovani musicisti.

Valerio Pontrandolfo. Originario di Potenza e Bolognese di adozione, muove i primi passi sotto la guida dei Maestri Piero Odirici e Carlo Atti; deve però la sua passione per il jazz all’incontro col chitarrista Emanuele Basentini. Dopo il diploma in Musica Jazz conseguito presso il conservatorio Martini di Bologna, studia privatamente con Steve Grossman e George Coleman. Ha all’attivo diversi album e svolge oggi la sua attività concertistica in vari club, teatri e rassegne. Sul palco collabora con musicisti di fama internazionale quali Harold Mabern Jr, Alvin Queen, Bobby Durham, John Webber e Tom Kirkpatrick.

Luca Pisani. Inizia il suo cammino musicale venti anni fa, dove studia solfeggio e basso elettrico con il chitarrista Claudio Olimpio. Ha sviluppato la sua solida conoscenza dell’armonia, l’intimità con il repertorio jazz e una forte simbiosi con il contrabbasso frequentando assiduamente i seminari di Barry Harris e studiando con musicisti del calibro di Rufus Reid, Buster Williams, Tardo Hammer e Frans Elsen. L’incontaminato amore per la tradizione e l’instancabile ricerca di perfezionamento lo hanno reso un raffinato e stimato musicista, la cui collaborazione è richiesta a livello internazionale.

Massimo Chiarella. Muove i primi passi sostanzialmente da autodidatta, e ciò non lo ostacola affatto nel diventare uno dei batteristi più talentuosi e sorprendenti del panorama jazz italiano. Approfondisce la conoscenza della musica e del suo strumento attraverso l’ascolto attendo dei grandi maestri del jazz. Ha all’attivo numerose collaborazioni concertistiche e discografiche con musicisti italiani e stranieri: fra gli altri, menzioniamo Pietro e Marcello Tonolo, Massimo Urbani, Marco Tamburini Pietro Odorici, Marc Abrams, Steve Grossman, Kurt Rosenwinkel, Jesse Davis, George Cables.