Il nome deriva dal germanico warda (“posto di guardia”), da cui prende origine anche il lago di Garda, sulle cui splendide acque si affaccia Gardone Riviera con il suo esuberante e magnifico verde, tanto da fargli guadagnare il titolo di città giardino.

Tra le tracce di un insediamento romano, consistenti in lapidi rinvenute nell’antico castrum di Fasano, e i resti di un castello eretto presumibilmente dai Longobardi vista la presenza di una cappella dedicata a San Michele a cui gli stessi erano molto devoti, il comune di Gardone inizia ufficialmente ad essere menzionato come tale intorno all’anno Mille, e rimane proprietà di un vescovo di Brescia con i suoi feudatari Ugoni che governano la zona fino a tutto il ‘600, poi i cittadini si autogestiscono rafforzando il fossato e le mura del castello.

Rimanendo coinvolto prima nella Guerra di successione spagnola, poi nelle guerre portate in Italia da Napoleone, solo con la dominazione austriaca del 1815 inizia la sua trasformazione in località turistica con lo sviluppo di infrastrutture dedicate e l’affluenza di villeggianti anche dalla Germania.

Il merito è soprattutto di un austriaco, Luigi Wimmer, che nel 1875, per curarsi da una malattia polmonare, si ritira a Gardone, e se ne innamora facendola conoscere ai suoi connazionali per mezzo della divulgazione di stampe periodiche. In un breve periodo, grazie ad un clima fantastico ed alla bellezza del lago, un paesino di contadini, pescatori e carbonari diventa una rinomata area di villeggiatura.

Il Wimmer viene eletto sindaco nel 1881 e rimane tale fino alla morte. Sulla scia del successo del primo albergo costruito proprio da Wimmer, ora conosciuto come Grand Hotel, sorgono altri hotel, locande, pensioni: si sviluppa una consistente attività turistica che coinvolge tutta la riviera tra Maderno e Salò. Molti ricchi austriaci e tedeschi edificano sontuose ville e case vacanza.

La Prima guerra mondiale interrompe l’interesse verso il centro climatico, ma già nel 1921 Gabriele D’Annunzio, facendo costruire il suo Vittoriale riaccende il flusso di turisti sia nazionali che internazionali. Ben presto Gardone diventa il luogo preferito di vari artisti, tra i quali il pittore Gregorio Sciltian e lo scultore Francesco Messina.

La pensione aperta da Wimmer, denominata “Pizzocolo”, che via via si ingrandisce col tempo, fino a diventare il Grand Hotel di Gardone, è ancora oggi riconosciuta come una delle attrazioni del posto, come già scriveva lo storico Giuseppe Solitro:

Si poteva chiamare un paese… ben trecento camere. I teutonici ospiti giungevano in ferrovia a Mori, da lì una corriera li portava a Riva, dove un battello li scaricava a Gardone. I piroscafi ne sono pieni, ogni corsa ne scarica a cento a cento… si gettano le corde ed i ponti; una turba di camerieri gallonati, di facchini, di monelli, di curiosi assiste alla manovra… la piccola piazza è tutta ingombra di gente, di bagagli, di veicoli; nell’albergo, nella villa, tutto è movimento, s’impartiscono ordini, si assegnano le stanze… Sul finir del dicembre la colonia è completa, gli alberghi, le ville riboccano, ma gli arrivi non cessano, ogni giorno porta altra gente, avida di cielo azzurro e di sole.

Troviamo poi il Vittoriale degli Italiani, complesso che è l’ultimo capolavoro di Gabriele D’Annunzio, la sua ultima dimora, dal 1921 al 1938, una villa trasformata dal poeta nel monumento di se stesso e della sua opera. Ogni ambiente di questa monumentale casa-museo, alla cui costruzione collaborarono l’architetto Gian Carlo Maroni e rinomati artisti dell’epoca, assume un valore, sia simbolico che ideologico, rappresentato dai numerosissimi oggetti che si trovano nelle stanze. Tutti gli ambienti, inoltre, sono decorati con motti, frasi enigmatiche, citazioni letterarie; praticamente le stanze sono frutto della creatività di D’Annunzio, del suo genio artistico, della sua operosa natura che desiderava creare i luoghi dove viveva. Il suo Teatro all’aperto, in grado di ospitare 1.500 persone, è sede ogni estate di una prestigiosa rassegna di prosa, balletto, operetta, cabaret e musica.

Stupendi parchi con piante e vegetazione mediterranea circondano le ville e tutti gli alberghi in stile Liberty, Coppedè o Déco di Gardone. Il Giardino Hruska, appartenuto al medico e botanico Arturo Hruska che vi raccolse oltre 2mila esemplari diversi di piante, dal 1989 è diventato il Giardino Botanico della Fondazione André Heller. Il proprietario, l’artista austriaco André Heller l’ha trasformato in un luogo in cui l’arte dialoga con l’ecologia.

Un tipico piatto da degustare in riva al lago è lo spiedo bresciano a base di coniglio, maiale, pollo e patate accompagnato con la polenta, una prelibatezza del posto, che pur semplice è sicuramente gustosa grazie alla combinazione ed alla qualità degli ingredienti maturata nel corso del tempo.

Lo spiedo Bresciano

Ingredienti per 10-12 persone:

30 fettine di lonza di maiale
1 pollo
1 coniglio
una dozzina di costine di maiale
600 g pancetta a fette
10 patate di medie dimensioni
1 kg di burro
olio extravergine d’oliva
salvia e sale

Tagliare la pancetta a fette e le patate senza sbucciarle, tagliate la carne del coniglio e del pollo a pezzi di piccole dimensioni.

Preparate gli spiedi alternando carni diverse tra pollo, coniglio, lonza e maiale e posizionando una foglia di salvia ed una fettina sottile di pancetta e le patate poste a piacere tra un pezzo e l’altro, facendo attenzione che ogni spiedo sia caricato in modo uniforme per ottenere una migliore bilanciatura del peso. A seconda su forno o braciere, mettete gli spiedi a rosolare.

Preparate poi olio e burro sciolto e spennellate gli spiedi ogni dieci minuti durante il tempo di cottura, quando gli spiedi sono quasi cotti aggiungere del sale al composto di burro ed olio e dare un’ultima spennellata.

Servire con pane o con polenta.