Ho conosciuto Marialaura Bonfanti circa un anno fa. L'incontro con lei e il suo approccio alla vita e alla cura della persona hanno aperto nuovi orizzonti in me e nel mio percorso yogico. Oggi si parla molto di dieta vegetariana e vegana nell'ambito yogico ma tutti siamo più spesso confusi, bombardati da informazioni contraddittorie, spesso estremiste e deviati dagli interessi del mercato che ci spingono a scelte più spesso compulsive che ragionate. Cerchiamo di fare chiarezza su un aspetto importante della vita non solo yogica, quale è l'alimentazione, con Marialaura Bonfanti, counselor e naturopata olistica, insegnante di yoga e meditazione, esperta di ayurveda e discipline bio-naturali.

Come intendi il binomio yoga e alimentazione?

Lo yoga e l'alimentazione sono molto correlati perché lo yoga è una via che porta alla cura di sé stessi, del proprio ambiente, ma anche degli altri, una via che ha un preciso intento: generare il massimo benessere per sé e per tutto ciò che ci circonda. Infatti, quasi tutte le persone che si avvicinano allo yoga hanno più spesso già a cuore l'ecologia, gli animali, l'ambiente, l'alimentazione sana, la medicina naturale. Così anche l'alimentazione a sua volta è considerata un elemento cruciale nella cura della persona, sia dalla naturopatia classica (americana prima e poi tedesca), da maestri quali Shelton, Lazaeta e Costacurta, dal naturoigenismo, ma anche dall'ayurveda (medicina indiana) che considera l'alimentazione come la prima vera forma di cura: “Fa che il cibo sia la tua medicina”. Stiamo parlando, quindi, di qualcosa che viene sottovalutato, se non ignorato, dalla nostra tradizione medica, la “medicina d'intervento”.

È risaputo che particolari scelte alimentari hanno un impatto sulla salute, però dobbiamo tenere presente quello che afferma molto chiaramente l'ayurveda e cioè che il buon cibo è qualcosa che ognuno di noi deve sentire per sé, perché siamo tutti diversi. Si tratta di un approccio molto personale alla dieta, perché ciò che fa bene a uno, può non far bene ad un altro. Però c'è una linea generale che potremmo considerare e che è quella dell'aprirsi ad una alimentazione vitale, molto ricca di prāṇa1. È questa la vera chiave. Altra cosa molto importante secondo l'ayurveda: fa che il tuo stomaco sia pieno un terzo di cibo, un terzo di prana e un terzo di contatto con il divino. Questo significa che diventa fondamentale in primis ridurre l'apporto di cibo vero e proprio, la quantità e poi rispettare gli orari giusti per consumare i pasti che cambiano a seconda delle stagioni, dei tipi umani, biologici e a seconda delle costituzioni. L'alimentazione quindi come lo yoga è una via di cura, ma è molto più complesso di quanto pensiamo.

Cosa pensi della dieta vegetariana e di quella vegana?

Nella via dello yoga uno dei dieci principi di condotta (come i nostri dieci comandamenti) è Ahimsa, la non violenza ovvero il comportarsi nel minor modo impattante sugli altri e sul mondo. Anche i vegetali sono forme di vita però, ovviamente a gradi diversi di biologia rispetto agli animali, ma il punto secondo l'ayurveda è che alcuni “tipi” (tipologie di costituzione distinte in Vata, Pitta e Kapha) possono aver bisogno di cibo di origine animale perché, essendo dominate dall'elemento aria, hanno bisogno di radicamento, a differenza di altre (costituzioni dominate dall'elemento terra) che necessiteranno al contrario di connettersi anche nella loro dieta ad un principio di leggerezza. A partire anche dal principio della non violenza si inizia così a entrare in un piano più sottile. Se vuoi consumare pesce o carne, formaggi o uova assicurati che siano prodotti di allevamento fidati, biologici, non di provenienza industriale (allevamenti intensivi), perché tutto quello che gli animali portano con sé (a livello sia fisico che energetico) noi ce lo mangiamo.

La via dello yoga è una via di grande rispetto e ciò che metti in tavola è sacro. Dovresti iniziare a immaginare la tua tavola come un altare, perché il cibo si offrirà a te e va onorato e riconosciuto con gratitudine. Cibarsi dovrebbe essere un rituale, proprio come si fa per una pūjā2, l'arte dell'adorazione. L'energia di tutto quello che vivi e mangi cambia se ringrazi, se gli riconosci il valore di sacralità che con sé porta. Il mondo è tutto sinergico. Questo significa che certo puoi mangiare cibo industriale, ma devi essere cosciente che l'80% del cibo venduto nei supermercati è privo di prāṇa, di energia vitale, perché è cibo eccessivamente manipolato, che ha perso completamente le sue qualità primarie, vitali, che sono quelle che ci apportano energia. Puoi mangiare cibo industriale, una volta ogni tanto o per certi periodi, per motivi emotivi, se senti che ti fa bene mangiare quel particolare biscotto che mangiavi da bambino che anche se sai che non è di qualità, senti però che è curativo in quel momento per la tua psyche-anima. È un cibo che ti è di conforto in quel momento? Bene, ma devi sapere che non puoi passare la vita a mangiare cibi in scatola se non vuoi essere sempre in scompenso energetico e vitale. Può sembrare uno sforzo all'inizio, ma iniziamo con piccoli passi, iniziamo a pensare agli orti in affitto (a Milano, per esempio, ce ne sono molti tramite numerose cascine di zona), ci sono i GAS (gruppi di acquisto equo-solidale) o gruppi bio che consegnano a casa. Almeno per la frutta e la verdura sarebbe un passo importante iniziare a cercare alternative fuori dai supermercati.

E per quanto riguarda la carne e prodotti di origine animale, ad esempio, si possono andare a conoscere i produttori, andare in cascina e comprare direttamente prodotti freschi da consumare subito. Sempre a Milano c'è anche la famosa macelleria biodinamica in via Paolo Sarpi. Assodato che dobbiamo mangiare tutti meno carne, per una questione di sostenibilità ambientale, questo non ci vieta di mangiarne in assoluto se siamo in grado di fare scelte consapevoli, rivolgendoci a produttori preferibilmente locali, attenti all'ecosistema e se siamo in grado di onorare il cibo per tutta l'infinita catena che ha permesso di portarlo fino a noi e alle nostre tavole.

Cosa intendi per psico-alimentazione?

Psicoalimentazione è considerare i tre grandi livelli di nutrimento che la medicina ayurvedica ci indica: il cibo, il respiro, e le impressioni mentali. Per restare in salute, ovvero vitali, queste forme di nutrimento non devono creare ostruzioni. Uno dei fattori più importanti di salute è il ritmo, il fare sempre le stesse cose nello stesso tempo, più o meno ovviamente, diciamo come avviene in natura per capirci. Questo genera una grande forza. Se una persona è all'interno di un ritmo di quel tipo, con una buona routine, io so che probabilmente ci sarà poco da curare a livello alimentare e anche se sgarra non succede nulla. Andrebbe eventualmente aggiunta attività motoria, che è respiro, ma se quella persona è consapevole che anche le impressioni mentali sono un cibo non ci sarà bisogno di curare troppo altri livelli, perché avrà già un grandissimo binario che la tiene in sicurezza. Se una persona è completamente fuori ritmo invece allora io direi, a grandi linee, dopo le 18.30 non mangi più niente, pasto completo entro le 14, sabato e domenica immobile e dormi. Il cibo è importante 1, il respiro è importante 100, le impressioni sono importanti 10mila.

Le impressioni sono tutto ciò che ti raggiunge con i cinque sensi. Questo è cibo. Per questo lo yoga, per esempio, è importante all'ambiente. Piano piano su questa via, entrando in una yoga shala3 ti accorgi che c'è una grande cura: il vuoto, le coperte piegate bene, lo spazio non riempito troppo (come nello stomaco anche lo spazio vitale deve seguire la regola di un terzo, un terzo, un terzo). Tutto questo è cibo. È psicoalimentazione. Psyche è lo spazio delle impressioni. Non esiste altro che ciò che tu senti. Noi siamo una grande esperienza sensoriale. Questa esperienza sensoriale è cibo e bisogna curarla. L'ambiente naturale è il cibo più prezioso a livello sensoriale. La natura ci nutre di cibo buonissimo. Abitare in città abbassa il livello di qualità del cibo che ingeriamo. Per cui c'è un assurdo di yogi di città che spesso sono i più intolleranti, i vegani in particolare, che oltretutto respirano aria pessima e si cibano di cattive impressioni. E tra i vegani troviamo i più intolleranti, ma attenzione che l'intolleranza è una forma di violenza a livello psicologico. Ciò non toglie che ci sia una questione etica legata al veganesimo. Ovvio che è necessario uscire dalla produzione industriale degli allevamenti intensivi che sono anche fortemente inquinanti. Per fortuna i numeri dicono che ogni anno stiamo diminuendo sempre più il consumo di carne, ma c'è ancora un grande lavoro di consapevolezza da fare a livello collettivo. Ci deve essere una trasformazione di quella industria. Non si possono considerare gli animali come cose.

Come riconnetterci al valore emozionale del cibo? Quali sono i primi passi che possiamo fare da subito?

Scegliere i tuoi fornitori è il primo passo. Se possibile andarli a conoscere come si diceva. Loro sono i primi a voler far conoscere il loro lavoro. Seconda cosa devi capire che quello che compri, se non è cibo industriale, è vivo e come tale devi trattarlo. Come se avessi staccato tu quel frutto dalla pianta e sentissi tutta la gratitudine, perché noi siamo qui per dare, non per prendere, arraffare, consumare in modo scellerato. Altra cosa: ridurre la quantità di cibo che mangiamo. Masticare tanto, darsi il tempo di nutrirsi con cura, darsi il tempo, almeno per un pasto al giorno. Ringraziare tutte le persone che hanno permesso che quel cibo arrivasse fino a te. Crea una dimensione di onore al sacro, usa candele sulla tavola, come se fosse il tuo altare. Le impressioni sono importanti. Conta più come è apparecchiato che quello che mangiamo! Apparecchia bene, con le cose migliori. Usa delle vetrofanie nelle stanze, magari quelle dei chakra che ti permettano di connetterti al sacro (1° e 2° chakra in cucina, 3° e 5° nella stanza dello studio, 4° in camera, se hai una stanza dove mediti metti i chakra sovra personali). Ci vuole tempo ma il lockdown ci ha insegnato che abbiamo bisogno di lavorare meno e di avere più tempo di qualità, perché tutto questo è cibo. Ci sono bellissime meditazioni mindfulness (come quella dell'uvetta passa e del cioccolato) che si trovano su YouTube per diventare consapevoli di quello che stai mangiando, perché masticare è digestione. Se non mastichi non digerisci.

Cosa, dunque, è importante tenere presente in termini di alimentazione quando si inizia a praticare yoga? Quali sono gli errori più comuni?

Nel momento in cui si sente di voler cambiare alimentazione anzitutto non decidere col mentale, ma seguire il tuo personale istinto profondo, quello che ti fa dire “no, io questo cibo non riesco più a mangiarlo”, perché quella è la via. Magari ci vorranno due o tre anni per togliere completamente la carne, se quello è il tuo obbiettivo, ma sentilo, non deciderlo mentalmente. Oppure, per una ragione etica decidi che non vuoi più mangiare animali. Giusto, condivisibile, però senti il tuo corpo, ascoltalo, perché se ci sono dei momenti in cui hai un desiderio quasi ossessivo di un cibo che mangi poco o per nulla vuol dire che ne hai bisogno. Accertati della provenienza, conceditelo, fai rituali ancora più grandi quando si tratta di cibo di provenienza animale. Vai a prenderlo in negozi biodinamici o dal produttore di cascina, vai in un posto speciale se puoi, dove sai che gli animali sono onorati e poi ringrazia: “Ti prendo cibo e farò cose buone anche per te, grazie alla tua offerta”. A quel punto forse lascerai andare anche questo bisogno ossessivo, ma non decidere mai in modo intransigente, non forzare mai. Solo se il tuo corpo è lì allora segui quella particolare scelta alimentare. Piuttosto all'inizio vai da qualcuno che ti sappia indirizzare bene, ma non a schemi, perché ognuno di noi è a sé.

Ci sono momenti in cui tutto viene sovvertito, perché magari stiamo facendo un trasloco, il fidanzato ci ha lasciato, stiamo cambiando lavoro, allora in quel momento tutta la nostra struttura viene alterata e bisogna saperlo. In questi momenti dovremmo stare più attenti, avere più cura, farci aiutare, perché tutto ciò che sperimentiamo a livello sensoriale ha un impatto a livello biologico sulla nostra struttura elementale che viene sovvertita. Può andare bene per un periodo magari il veganesimo o altro, ma sentiamolo, e lasciamo andare la rigidità quando facciamo queste scelte, perché quando c'è di mezzo il corpo qualsiasi schema fa male, perché il corpo si muove con un’intelligenza propria che è molto nel flusso di ciò che c'è veramente, non di ciò che dovrebbe o di ciò che vuoi e quindi ascoltiamolo, ascoltiamo ciò che il corpo veramente desidera. Facciamo in modo che sia sempre spostato su un piano anche profondo, dell'anima. Facciamo in modo di non abbuffarci perché un terzo, un terzo, un terzo. Immagina il tuo stomaco come un organo cavo. Immagina la stanza di un magazzino pieno zeppo, con cose buttate lì a caso. Cosa ci fai con una stanza piena rasa? Non ci fai niente.

L'ayurveda, ma anche il naturoigenismo, consigliano l'associazione alimentare, piuttosto che partire dal crudo, nel senso di iniziare a mangiare prima i cibi crudi, quelli più ricchi di prana e poi via via, all'interno dello stesso pasto, inserire il cibo sempre più pesante. L'ordine con cui facciamo entrare il cibo è importante per la nostra digestione. Comprendere che il nostro stomaco è come una casa. Se un terzo lo riempio di cibo (nell'ordine che abbiamo detto), un terzo di prana e un terzo lo lascio al divino, allora ecco che la tua casa inizia a essere una casa di valore, inizia a respirare. L'altro punto fondamentale da capire è l'importanza della digestione, l'importanza di digerire a tutti questi livelli. Il prana, il respiro, è il fattore chiave, in quanto è un grandissimo fattore digestivo. È il fuoco digestivo ed è ciò che va curato di più in ayurveda perché cambia a seconda delle stagioni, dei tipi biologici, cambia a seconda dei momenti della vita, di quello che vivi, perché se, per esempio, ti lascia il fidanzato il tuo sistema digestivo deve digerire anche questo. Le impressioni vanno digerite. È un boccone indigesto sul piano delle impressioni. Non mangi più? Non ti devi spaventare. Se un bambino va a scuola e lo bullizzano lui ha un mappone sullo stomaco, quindi probabile che non mangi o che cominci a vomitare. Ci sono tutti questi livelli da tenere presenti e vanno curati. Altro esempio a cui l'ayurveda tiene molto: non bere acqua troppo fredda durante i pasti. Hai acceso il fuoco digestivo e cosa fai lo spegni? Bere acqua a temperatura ambiente o piccoli sorsi di acqua e zenzero. L'alimentazione ha quindi questi tre livelli, non c'è solo il cibo con cui noi ci alimentiamo e sulla via dello yoga e dell'ayurveda, che sono scienze sorelle, la consapevolezza di questo deve essere massima. Il fare pulizia, purificarsi a livello corporeo, è l'altro aspetto fondamentale.

Ogni anno organizzi due ritiri detox, in autunno e primavera. Cosa intendi tu per detox e quali sono le peculiarità di questi appuntamenti?

Da 13 anni organizzo due ritiri detox all'anno, uno in primavera e uno in autunno, diversissimi tra loro. Questi due momenti dell'anno, soprattutto alla nostra latitudine, sono momenti di grande cambiamento, momenti di instabilità che di bello però hanno che tutta l'energia è in movimento. È come se tu avessi una filippina interiore che ha l'aspirapolvere in mano. Soprattutto in autunno, perché l'autunno è tutto un rilascio, gli alberi lasciano le foglie, si ripuliscono per entrare nelle radici, poi d'inverno è tutto fermo. Sbagliatissimo fare detox a gennaio perché hai mangiato troppo a Natale. Come drenare un terreno in inverno. Lo dreni in autunno per poi seminare, non in inverno. In autunno c'è un'energia che scende, che rilascia come abbiamo detto. Gli organi interessati sono colon, polmoni, pelle e reni. A livello emozionale si cura la paura, l'attaccamento, la capacità di lasciar andare appunto (il capo, un ex, persone che sono mancate).

In primavera c'è apana, energia che sale e che interessa gli organi del fegato, il sistema linfatico, la cistifellea, il pancreas, la milza, il ricambio di sangue. A livello emozionale si lavora sulla rabbia, il rancore, i risentimenti. Energie e direzioni completamente diverse, ma nei momenti di passaggio, quando l'energia è in movimento, è molto facile chiedere al corpo di fare questi processi. Immaginiamo il nostro corpo come un terreno che si riempie di erbacce sia in autunno che in primavera. In autunno bisogna togliere le erbacce per seminare bene e fare in modo che i semi restino lì, belli al caldo, poi c'è la neve, il terreno resta immobile. In inverno si lavora molto dolcemente. L'energia è ferma sul mantenimento, sul calore, si porta calore in particolare sulla fascia renale. Si lavora molto con l'acqua. In primavera l'energia cambia e comincia a salire verso l'alto. Tutto è in movimento, tutto germoglia, fiorisce e qui si va a drenare il sistema linfatico, si tolgono le erbacce per far sbocciare definitivamente quello che abbiamo seminato in autunno.

Questo ritmo di detox, di purificazione è molto importante e in ayurveda si chiama panchakarma, per me uno dei grandi doni della medicina Ayurveda al mondo, insieme alla comprensione dell'energia elementale (cinque elementi). Pulisci bene il terreno e tutto crescerà in primavera alla massima potenza e in autunno potrai seminare tutto quello che vuoi per arrivare a una vitalità super radiante, al massimo potenziale della tua costituzione. In autunno facciamo un percorso che dura sempre un mese più tre giorni di ritiro, dove gradualmente si arriva ad assumere solo succhi ed estratti. Una vera doccia energetica per il corpo, poi gradatamente si inizia a reintrodurre, come in una sorta di svezzamento, in modo da pulire bene gli organi muntori e poi via via riprendiamo a mangiare, anche tanto, ma gradualmente e ognuno per il suo. Non ci dobbiamo affamare. Le diete che affamano non funzionano perché l'organismo affamato, sente paura, va in affanno, scatta l'istinto di sopravvivenza e inizia a trattenere liquidi.

Qui non si parla di dieta, ma di detox, che è un'altra cosa e durante i tre giorni a dieta liquida non si sente assolutamente lo stimolo della fame, perché ci si prepara per un mese e tutto avviene per gradi e con la massima cura e si ha un’energia a mille! In primavera, invece, no succhi perché ho notato che si arriva sempre troppo scarichi a primavera, c'è troppo poco prana. Quindi si passa a un detox sempre di un mese con una dieta speciale di purificazione del fegato, rimedi naturopatici, autoterapie come idrofangoterapia, pulizia delle narici, del sangue, del colon, della pelle, si impara come fare la spugnatura a secco. Abbiamo un gruppo Facebook con cui ogni giorno per un mese si fa un piccolo passo nelle pratiche che vanno a lavorare su questi tre livelli di psicoalimentazione.

Quali sono le letture che consiglieresti a chi vuole approfondire il proprio approccio alla sana alimentazione?

Ayurveda: la scienza della vita di Vinod Verma. Non divulgativo, ma molto completo e chiaro. Poi consiglio Yoga e ayurveda. Autoguarigione e autorealizzazione di David Frawley e, dello stesso autore, Ayurveda e la mente. La guarigione della coscienza e il potenziale terapeutico della psicologia energetica. Con questi tre volumi è già possibile farsi un bel bagaglio.

Note

1 Prāṇa (sanscrito, “vita”), inteso come “respiro” e “spirito”. Secondo la filosofia induista tutti gli esseri viventi ne sono dotati e la sua conservazione dipende dall'equilibrio armonico tra funzioni psico-emotive e fisiologiche del corpo. Nello yoga e nelle tecniche di cura e guarigione indiane si usa il prāṇāyāma (particolari tecniche di respirazione) per veicolare l'ossigeno ("elemento grossolano") e con esso la vitalità ("elemento sottile") in modo da regolarizzare squilibri e disfunzioni tra corpo e psyche.
2 Pūjā in India (sanscrito, “omaggio”), ogni sorta di atto rituale diretto al simulacro della divinità, offerte di fiori e cibo, vestizione dell’idolo e sua unzione. (Fonte: Enciclopedia Treccani).
3 Shala (sanscrito, “casa”), termine usato in tutto il mondo per indicare il luogo in cui si pratica yoga.