Oh che bel castello marcondirondirondello. Sino a poco tempo fa il castello ove si tramava contro l'Europa si chiamava Visegràd e si trova in Ungheria. Tra quelle mura fortificate per difendersi sia dai Mongoli che dai Turchi trovano sede i nazionalisti europei che teorizzano, con le tasche piene di contributi europei, la fine dell'Europa. Ad onor del vero sono solo degli “utili idioti” manovrati dai padroni di sempre; da coloro che stavano al di qua ed al di là del muro di Berlino che oggi hanno il nome di Trump e Putin. Loro interesse è indebolire al massimo l'Europa sia politica che economica e conquistare, con gli accordi bilaterali, uno dei mercati più interessanti dell'occidente.

Il ritorno dentro i confini nazionali, lo stampare moneta in proprio, meno lingue straniere e più nazionali, inno e bandiera è ciò che accomuna i nazionalisti. È il sovranismo bellezza che s'accompagna sempre con il populismo condito da una buona dose d'ignoranza.

Per esempio, il castello scelto per fare le loro riunioni segrete e secretate (senza documenti ufficiali) contro l'Europa è stato rafforzato e abbellito dall'imperatore Sigismondo di Lussemburgo già Principe elettore di Brandeburgo, Re d'Ungheria dal 1387, Re di Croazia, Rex Romanorum dal 1410, Re di Boemia dal 1419 e Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1433 fino alla sua morte. Insomma, un antesignano dell'Europa unita. A differenza dei nostri autarchici era, infatti, considerato molto colto e parlava molte lingue (tra cui tedesco, ungherese, latino, italiano e francese).

Questo il passato. Il futuro si trova, invece, nel castello di Meseberg. È la residenza che il Governo tedesco riserva agli eventi speciali con ospiti internazionali. È un palazzo barocco che si trova a 65 chilometri a Nord di Berlino, nello stato del Brandeburgo. Fa il paio, per intenderci, con la nostra Villa Pamphili che è sede formale della Presidenza del Consiglio.

In questo castello la cancelliera Angela Merkel, non a caso ad inizio del semestre a guida tedesca della presidenza dell'UE, ha colto l'opportunità per un “new deal” europeo. Ricordiamo, a tal proposito, che mentre dall'altra parte dell'oceano Atlantico Keynes suggeriva a Roosevelt il “nuovo corso” o “nuovo patto” per uscire dalla depressione del '29 con nuove opere pubbliche straordinarie tali da garantire lavoro a tutti, da questa parte dell'Atlantico, in Europa o, meglio, nel castello Kaiserburg di Norimberga venivano scritte le “leggi razziali” ed ebbe inizio la catastrofe (Shoah).

Chiusa la parentesi. A Meseberg, vi fu la conferenza tra Germania e Francia sul futuro dell’Europa dal programma New Generation EU. Decisione: mille miliardi aggiunti al bilancio pluriennale dell'UE ricavabili da tasse europee e “raccolta fondi” sul mercato, MES senza condizionalità; dal primo intervento di cassa integrazione guadagni europea del fondo SURE. Il tutto per aiutare i Paesi più colpiti dal COVID! Tra i quali, noi.

Sul piano politico, la proposta introduce, inoltre, una discontinuità e una novità rispetto al passato e cioè tasse europee. Questo, secondo il prof. Gianni Jacucci, ha conseguenze cruciali “sull’eguagliar gli stati europei” all’interno dell’Unione.

Il problema è che mentre l'asse franco-tedesco, assolutamente bisognoso di un mercato vivo e vegeto (al pari del piano Marshall d'oltre oceano), a Villa Pamphili si tentennava durante gli Stati Generali convocati da Giuseppe Conte, se accettare o meno la mano tesa di un'Europa “madre e non più matrigna” di Meseberg.

Va bene che durante la conquista di Villa Doria Pamphili, uno dei gioielli del 1600 romano, fu ferito a morte Goffredo Mameli, nato nel regno di Sardegna, autore dei versi dell'Inno nazionale italiano, ma “lo stringersi a coorte e l'Italia chiamò” non deve esser visto come un invito sovranista. Anzi.

Giuseppe Conte che è l'attuale condomino pro tempore di Villa Pamphili ha un solo castello a cui guardare ed è quello di Meseberg.