Si fa un gran parlare della necessità di cambiamento, a seguito della pandemia della quale attualmente non vediamo vicina la fine, ma di proposte concrete innovative non se ne vedono molte. Vogliamo provare a descrivere alcune iniziative prese in questa fase di transizione, da quando è cominciato il diktat #iorestoacasa. Sperando che questo serva per estrapolare quelle che, in alcuni campi, andranno messe in pratica “dopo”, mentre è chiaro che non poche attività saranno tagliate fuori, per le esigenze di mantenere le distanze come unica difesa dal contagio.

Cominciamo con la Tv, che ha messo a disposizione dei cittadini in stato di simil prigionia, film di buona qualità, visite ai musei, biografie di personaggi storici, di letterati, di grandi architetti, letture ad alta voce alla scoperta del cielo, opere liriche, balletti, descrizioni di grandi città, lezioni scolastiche per vari ordini di scuole, in sostituzione delle lezioni dal vivo causa scuole chiuse per decreto. Molti di questi programmi già esistevano, e magari non erano molto popolari. Per certo sono trasmessi con maggior frequenza, visto un potenziale pubblico cresciuto a dismisura.

Ci siamo accorti come con l’opera lirica, per la complessità di questa forma di spettacolo, la visione in ripresa televisiva porti grandi vantaggi. La ripresa permette di vedere a distanza ravvicinata il volto di chi canta mentre appare in basso sullo schermo il testo del canto. La scenografia è inquadrata nelle parti per sola orchestra. A conti fatti, i vantaggi di seguire la trama meglio che a teatro compensano la partecipazione in remoto rispetto alla visione dal vivo. Anche perché le opere trasmesse su Rai 5 sono tratte dal repertorio del grande Teatro alla Scala. In particolare, ci è stata “regalata” una splendida Turandot, opera della maturità di Puccini, con una musica di una modernità sorprendente. Ed anche La finta giardiniera, elegante e spumeggiante, condita di ironia, composta da un giovanissimo Mozart. Splendido il balletto Don Chisciotte, con la coreografia di Nureyev.

Lo stesso non può dirsi per la visione di un film, cui il grande schermo e la sala buia attribuiscono un senso di realtà difficilmente ricreabile nel soggiorno di casa. Riapriranno solo le grandi sale, in grado di far sedere a distanza un numero di spettatori sufficiente ad ammortizzare la spesa del noleggio del film. I vari Festival del Cinema, anch’essi sospesi, lasciando un vuoto di sperimentazione e dialogo con registi, attori e troupe, dovranno essere a numero chiuso, in controtendenza con l’aumento di pubblico degli ultimi anni.

Solo teatri grandi possono mettere il pubblico a distanza regolamentare. Ma la maggioranza delle compagnie gira per piccoli teatri. E il teatro senza spettatori soffre sicuramente più di altri spettacoli. Monica Guerritore ha rilasciato un’intervista in cui si diceva pronta a lottare per ottenere lo spazio di uno studio televisivo in cui le compagnie possano recitare ed essere trasmesse. Si è detta convinta della necessità sociale del linguaggio metaforico delle favole che il teatro sa esprimere.

Ed ora pensiamo ai nostri meravigliosi musei, che popolano l’Italia in gran numero, pieni di opere d’arte di grande valore.

Il 14 marzo Arturo Galanino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi dichiarava: “L’arte ci aiuta ad affrontare il clima di paura che stiamo vivendo in questi giorni”. Fin da subito Palazzo Strozzi ha ricevuto e continua a ricevere messaggi di vicinanza, incoraggiamento e solidarietà da parte del mondo dell’arte internazionale e dagli artisti che conservano Firenze e l’Italia nel cuore. Entrando nel sito della fondazione si vedono i videomessaggi di Ai Weiwei, Jeff Koons, il messaggio di Marina Abramovich e di Tomas Saraceno.

La Pinacoteca di Brera di Milano nel periodo di chiusura ha scelto di costruire video con capolavori presentati ad altissima definizione.

Agli Uffizi si può fare una passeggiata in rete fra i 55 capolavori contenuti nella Sala delle Dinastie (Medici e della Rovere) e nelle Sale del Cinquecento Veneziano, che occupano un’intera ala del Museo. Il tutto in altissima definizione e ad ingresso gratuito. Già da alcuni mesi sono nel sito delle Gallerie degli Uffizi, alla voce “Fabbriche di storie”, dei percorsi narrati a partire da un quadro che suscita reazioni autobiografiche nel narratore. Leggerle conferma l’idea che un’opera d’arte ha sempre in sé qualcosa di universale. Ai canali social, molto attivi e seguitissimi, è stata aggiunta da marzo la nuova pagina Facebook che ha raccolto in pochi giorni un numero altissimo di follower e attraverso la quale si crea e si mantiene un’interattività con l’utente che, ne è sicuro il Direttore Eike Schmidt, appena possibile, da virtuale si trasformerà in visitatore reale. È di questi giorni l’adesione degli Uffizi anche a TikTok.

Il Direttore, Eike Smith, è ottimista sulla ripartenza, facilitata dai grandi spazi. Ritiene che il dialogo instaurato sui social sia in grado di costituire un legame che spingerà molti a voler partecipare di persona alla vita delle Gallerie, non appena la pandemia lo permetterà. Intanto approfitta della chiusura per sanificare le sale e per far riscrivere le didascalie dei quadri in caratteri più leggibili.

La visita virtuale dei Musei Vaticani, presente su YouTube, benché pensata anni fa, immagino per la posizione di molti affreschi, regge tutt’ora ad un’utile visione. Quelli al soffitto e nella parte alta delle pareti della Cappella Sistina, così come di molte altre cappelle, scomodi per la visione, vengono raggiunti dal video meglio che dall’occhio umano. Completa la piacevole visita virtuale il commento del grande storico dell’arte Antonio Paolucci, con interessanti approfondimenti storici.

Concludiamo con un’intervista a Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze, propositiva di azioni future, studiate con ponderazione per mantenere in piena efficienza un museo celeberrimo nel mondo intero per la statua del David di Michelangelo, e pieno di quadri fra i più belli della Storia dell’Arte.

Dottoressa Hollberg, lei è tornata a dirigere la Galleria dell’Accademia il 24 febbraio, alla vigilia del decreto di chiusura. Cosa la aspettava?

Sono iniziati i lavori, programmati in precedenza, per il rinnovo dell’impianto di climatizzazione della Tribuna del David e della Galleria dei Prigioni, per creare il microclima ideale per la conservazione delle opere d’arte.

Come stanno procedendo i lavori, in tempi così difficili?

Hanno ovviamente subito dei rallentamenti rispetto al programma. Ma la chiusura al pubblico, dal punto di vista della conservazione, è positiva perché mi permette di far eseguire accurate pulizie giornaliere per rimuovere con sollecitudine la polvere di cantiere. I lavori di climatizzazione, necessari, ma inspiegabilmente mai eseguiti prima, hanno permesso una scoperta importante, la presenza di due stanze nel sottosuolo, che saranno utilissime come cavedio e deposito delle tante apparecchiature richieste per la vita “dietro le quinte” della Galleria.

Ci svela un po’ dei segreti del lavoro necessario per gestire un museo?

A differenza di ciò che si potrebbe pensare, questi edifici sono molto complessi da gestire. Ecco che ho pensato ad una newsletter che non solo desse contezza dei lavori nel loro svolgersi, ma anche della complessità di gestione. Se un teatro rimane chiuso, si può spegnere il condizionamento. In un museo no. La vigilanza deve agire 24 ore su 24, sia contro eventuali effrazioni, sia per controllare il microclima. Ora sono contenta che il Governo abbia decretato la riapertura a maggio, ma c’è da reinventare ingressi, uscite e percorsi di sicurezza per il personale dipendente, oltre che per i visitatori. Non sono i metri quadri che danno un’indicazione della sicurezza, ma come essi sono disposti. Noi, ad esempio, abbiamo corridoi angusti, inadatti ad essere percorsi nei due sensi, il che influisce pesantemente sull’esigenza di distanziamento. Non posso riaprire se prima non ho fatto fare l’analisi sierologica a tutto il personale. La pandemia è solo una complicazione di complesse operazioni da eseguire, che consistono in controlli quotidiani sulle strutture dell’edificio da parte dell’ufficio tecnico, sul microclima e controllo dello stato delle opere da parte del restauratore. C’è poi un settore che si occupa di didattica. Il legame con i più piccoli li tiene Davidino, una guida che racconta online le collezioni del Museo. Recentemente, ripartiti i concorsi, sono entrati a far parte dello staff giovani, molto preparati ed entusiasti, che seguono la redazione dei cataloghi scientifici. Il terzo volume, corredato di nuove foto a colori, che sostituiscono il desueto bianco e nero, doveva uscire a maggio. Pensiamo che la presentazione verrà posposta, ma intanto si comincia a lavorare al quarto volume.

A chi sono rivolti i cataloghi scientifici?

Strutturati in ordine cronologico, trattano delle singole opere della collezione della galleria e raccolgono notizie su tutto ciò che di ogni opera è conosciuto. Oltre ad essere importanti per gli studiosi, stanno alla base di tutte le attività che si svolgono nel museo.

Ci sono quindi grandi spese di gestione. Avete pensato di fare video, come hanno fatto in molti altri musei, e metterli a pagamento, magari costruendone di nuovi, più avvincenti, pieni di notizie, leggende, storia e bibliografie di artisti e committenti e fornendo la password di accesso al momento dell’acquisto on line del biglietto?

La visita in presenza rimane insostituibile. Ed a completamento di quella abbiamo già le utili audiocassette a pagamento. Tuttavia, in attesa che tornino in città i turisti, stiamo studiando formati nuovi con un gruppo internazionale. Non posso anticipare nulla al riguardo, eccetto che si tratta di qualcosa di molto diverso da un video, che potrebbe dare inizio ad un turismo virtuale di grande valore.