Un’edizione più ricca che mai di proposte moda ma anche di iniziative, di Salvaguardia dell’ambiente, di Scienza, Storia, Bellezza e Leggenda.

The white shirt

Cosa avrebbe voluto inventare Karl Lagerfeld nella Moda? La camicia bianca, perché: “The white shirt is the basis of everything- Everything else comes after”. Ed ecco che, dopo la sua morte, il tributo al Kaiser Karl, è stato reinterpretare, da parte di parenti, artisti, attori, designer e amici, questo oggetto. 7 modelli sono stati selezionati e confezionati in numero di 77 e poi venduti per beneficenza.

La leggenda

Al Pitti Uomo 97 una cartolina raccoglie 40 interpretazioni fra cui spicca quella di Takashi Murakami, realizzata nello stand La Leggenda che si è materializzata in pura bellezza. Si ritrova bellezza (classica) nelle mantelle di Lardini, o di tutt’altro stile nelle giacche a grandi disegni d’artista a L’altro Uomo, Arsenale primo piano.

La storia

Troviamo la Storia grazie al racconto che il marchio Sergio Tacchini fa dell’heritage al Tepidarium del Roster, dove presenta anche la nuova collezione. Sergio è un designer che nasce tennista e per primo introduce l’eleganza nell’abbigliamento sportivo. Poi scopre gli sponsor come fonte di finanziamento e allarga la ditta. Ai giorni nostri il marchio si allinea alle richieste di produrre abiti lifestyle per i giovani e si rivolge ad un designer americano, Dao-Yi Chow, che ha saputo discostarsi dal capo per lo sport senza perdere la fisonomia di Very Special Brand. La storia del brand è stata ricostruita in tre salette contenenti capi iconici e i giornali dell’epoca che ne mostravano l’uso da parte di campioni del tennis.

L’istruzione

Largo all’Istruzione con l’inaugurazione ufficiale della terza sede di Polimoda, in 6700 mq, l’edificio B6 della ex Manifattura Tabacchi, vincolato dalla sovrintendenza. Un esempio di architettura razionalista, progettata da Pier Luigi Nervi, il grande architetto, a tutti più noto per lo stadio Franchi. Un’impresa meritoria che porta ad utilizzare per scambi culturali internazionali parte di un edificio a lungo inutilizzato e a rischio di degrado irreversibile.

La seconda tappa del Progetto The Time Is Now vede l’Istituto Europeo Design (IED)in collaborazione con Greenpeace e con il Consorzio Italiano Implementazione Detox (CID) di cui è presidente Andrea Cavicchi, che riesce a coinvolgere sempre più realtà produttive manifatturiere. Il progetto consiste nell’istruire i futuri designers a considerare elemento fondamentale delle loro creazioni l’uso di materiali ecosostenibili. Al prossimo Pitti Uomo gli allievi dello IED ci mostreranno cinque capsule fatte unicamente di materiali Detox.

La scienza

È del resto da tempo che il Salone mette l’accento sulla salvaguardia del Pianeta. In questa novantasettesima edizione si è fatto un passo avanti notevole. Fra una sfilata e l’altra Pitti Uomo ha organizzato importanti conferenze di Scienza nello stand che mostrava materiali nati dal riciclaggio. Nel padiglione del Lyceum, intitolato From Waste to New Materials, si è svolta una serie di talk show su argomenti scientifici, dall’Astronomia alla Robotica, ad indicare che oggi in ogni campo lavorativo è bene aprirsi alla conoscenza più propriamente scientifica di base, perché spesso le tecnologie che portano ad interagire virtuosamente con la natura sono elaborate dai ricercatori scientifici, ma nulla vieta di estenderle al mondo della moda. Una sorta di globalizzazione del sapere che aumenta la virtuosità del produrre.

Come esempio, racconto nei dettagli il talk di Barbara Mazzolai, che dirige il Centro di Micro-BioRobotica (CMBR) dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Inserita nel 2015 da Robohub nella classifica delle 25 menti più geniali al mondo nel campo della robotica, la scienziata ha parlato di soft robotics e della creazione del plantoide, primo “robot pianta” al mondo, nel quinto appuntamento di From Waste to New Materials. Mazzolai è specializzata nella robotica bio-ispirata, la scienza che traduce in macchine al servizio dell’uomo i principi di adattamento degli esseri viventi all’ambiente.

Fin dall’antichità l’uomo si è rivolto alla natura per trovare nuove idee e soluzioni a problemi complessi. Leonardo da Vinci nei suoi scritti afferma di avere la natura come fonte ispiratrice delle sue macchine. Più recentemente, la bio-ispirazione si ritrova nel velcro, che ha copiato la bardana, nella torre Eiffel, che si rifà all’organizzazione traveicolare del femore umano, nello Shinkansen, treno giapponese ad alta velocità che prende ispirazione dall’anatomia del becco del martin pescatore. La scienziata, insieme a un gruppo di collaboratori, ha progettato il primo robot che imita i movimenti del polpo. Questo robot ha poi trovato un riscontro pratico in campo medico convertendosi in endoscopio. Questa nuova branca della robotica si chiama soft robotics, e produce robot simili agli esseri viventi nei materiali e nei movimenti. È poi passata a prendere le piante come modello. Insieme al suo team è partita dallo studio del movimento delle radici delle piante per progettare un primo robot che cresce tramite una stampante 3D miniaturizzata. Ha poi costruito un plantoide, un robot con le stesse sembianze di una pianta: il tronco contiene i materiali elettronici, le foglie sono composte da nuovi materiali naturali che rispondono all’umidità dell’ambiente e le radici crescono andando alla ricerca di sostanze nel suolo, proprio come fanno le radici vere.

Possibili applicazioni future di questi robot? Nell’archeologia e nel salvataggio, perché capaci di adattare il corpo ad ambienti estremi e angusti. Mazzolai sogna strutture che possano accrescersi, seguire un ciclo vitale adattandosi all’ambiente, svolgere delle funzioni per l’uomo, utilizzare l’energia intorno a loro e alla fine scomparire senza rimanere rifiuto perché biodegradabili o riciclabili. Una tecnologia all’opposto dell’attuale, basata strettamente sulle leggi della natura.

Bed talks

Lo Student Hotel ha inventato un divertente modo di far sapere ad un pubblico di beginners i segreti di un’arte attraverso Bed Talks. In una delle stanze per studenti, a capo del letto, i due relatori. Ho assistito al talk sulle scarpe del designer prima di Armani e ora di Gucci. Riuscire a cogliere suggerimenti dalla ricostruzione di una carriera così difficile, eppur vittoriosa, tiene svegli tutti intorno al letto.

Human landscapes

Per il ventesimo anniversario di FGF Industry Limosani ha organizzato alla Dogana, con il fotografo James Mollison, una galleria di foto proiettate in sequenza non stop alle pareti, di paesaggi americani e loro abitanti. Human Landscapes racconta di tipi umani con indosso capi Blauer, un’occasione per fare un survey antropologico, alla ricerca dei tipi fisici caratteristici di regioni diverse, che oggi con la globalizzazione sono sempre più difficili da individuare.

Tokio knit

Pitti Uomo 97 porta sotto i riflettori la storia e il futuro della maglieria d’avanguardia giapponese, Tokio Knit, che usa perfino un materiale inaspettato come il filato tratto dalla carta giapponese. Unendo la tradizione manuale secolare dei Samurai e la high speed technology della produzione d’avanguardia del Giappone di oggi, la piattaforma Tokio Knit presenta anche una capsule del talento creativo Kunihiko Morinaga, fondatore di Anrealage. Il designer giapponese utilizza l’alta tecnologia nei suoi capi, di cui ha portato in mostra molti esempi di patchwork a colori vivaci o molto sobri.

“La cifra distintiva del brand è il patchwork,” spiega Morinaga, presentando il progetto. “Il patchwork è una tecnica sofisticata e delicata che richiede molto tempo, ma collaborando con la Tokyo Knit Association sono riuscito ad ottimizzare la produzione. Mi piacerebbe che i visitatori si avvicinassero ai capi e li toccassero,” continua Morinaga, alludendo al patchwork ottenuto in pezza, con una lavorazione speciale, senza cuciture. Lo stand ha suscitato grande interesse.

Special guest

Special guest di questa sessione è Stefano Pilati. Nella fitta nebbia creata per la sfilata, gli unici capi di cui si vedeva il design erano quelli bianchi. Stefano, che ha successo sui social come designer, ha probabilmente scelto questa modalità per addolcire l’impatto di una sua mancanza di definizione di stile. Se comunichi col pubblico dei social, infatti, hai un’esigenza di cambiamento continuo per tener vivo l’interesse dei visitatori, che navigano spesso in modo parossistico alla ricerca di novità.

Complessivamente Pitti Uomo si riconferma un salone propositivo di novità dal mondo, e ben organizzato per rispondere al mercato, attraverso le sue sezioni, sempre più precise nel classificare i brand, in modo che i compratori trovino l’una accanto all’altra proposte simili.