Oggi parliamo di un pittore fiorentino della seconda metà del XV secolo che è stato un vero e proprio fotografo della città in quanto nei suoi affreschi è possibile cogliere la Firenze della sua epoca, non solo nelle strutture architettoniche ma anche nei personaggi.

Sto parlando di Domenico del Ghirlandaio nato a Firenze nel 1449 e morto nel 1494.

Il Ghirlandaio è stato uno dei più grandi pittori di affreschi rinascimentali della seconda metà del Quattrocento. Divise una delle botteghe più importanti di quel periodo con i fratelli David e Benedetto. Fu definito il Ghirlandaio perché suo padre Tommaso di Currado Bigordi era un orafo che aveva un enorme successo nel cesellare ghirlande in argento indossate poi dalle ricche fiorentine.

Il suo credo pittorico era quello di imitare la natura rappresentandola in maniera dettagliata, sia che si trattasse di strutture architettoniche cittadine, basti pensare alla rappresentazione di Piazza Santa Trinita e Palazzo Vecchio nella Cappella Sassetti, sia che fossero elementi naturali come alberi, montagne ed animali.

Si possono ammirare le sue opere anche nella Cappella Sistina, dove nel 1481 su incarico del papa Sisto IV dipinse La Vocazione di Pietro e Andrea.

Furono però soprattutto le chiese fiorentine più importanti la sede delle sue opere come Santa Trinita, dove nel 1485 affrescò la cappella della famiglia Sassetti con episodi relativi alla vita di San Francesco.

Nel 1486-1490 decorò la cappella maggiore della chiesa di Santa Maria Novella con storie sulla vita della Vergine e di San Giovanni Battista, patrono di Firenze. Lo fece quando presso la sua bottega c'era un illustre apprendista, il giovane Michelangelo: correva l'anno 1488.

Alcuni storici sostengono che anche il giovane grande artista contribuì alla realizzazione di questi affreschi e fanno riferimento soprattutto ad una scena nell'episodio della Visitazione parte del ciclo dedicato alle storie di San Giovanni. In questa scena in secondo piano si vedono tre personaggi appoggiati ad un muretto che danno le spalle al pubblico, ecco essi furono dipinti da Michelangelo, che arrabbiato verso il suo maestro Ghirlandaio, che non gli concedeva molto spazio all’interno della bottega, manifestò la sua disapprovazione mostrando i tre deretani.

Domenico dipinse anche tre bellissime versioni dell'Ultima Cena, la prima la realizzò per la Badia di Passignano nel 1476, la seconda per il convento di San Marco e la terza per quello di Ognissanti entrambe a Firenze.

Per tanti anni si è definito il Ghirlandaio un grande pittore a cui però si diceva è mancata l’opera maestra; ebbene, nel museo Louvre a Parigi si trova una piccola tavola (62x46 cm) da lui dipinta a tempera e conosciuta come Il ritratto di vecchio con nipote, che è un vero e proprio capolavoro. In quest’opera oltre al disegno perfetto ed alla resa realistica dei personaggi, soprattutto l’anziano con il naso bitorzoluto e il neo sporgente sulla parte destra della fronte che lo caratterizzano, si evince un uso molto attento dei colori, soprattutto il rosso. Se poi ci soffermiamo a guardare la mano sinistra del bambino ci rendiamo conto di come il Ghirlandaio avesse frequentato la bottega del Verrocchio, dove lo studio delle mani era assiduo, costante. La rappresentazione delle mani per i pittori era uno degli aspetti più importanti.

Quello che stupisce però e che rende quest’opera straordinaria, è la fantastica resa psicologica dei due personaggi che ne denota la complicità. L’intensità dello sguardo del nonno verso il nipote, dolce ed allo stesso tempo protettivo e la tenerezza del bambino nella ricerca di rassicurazione da parte del nonno, accentuata dal gesto della mano sinistra.

In alcune parti l’opera non mantiene lo stesso livello qualitativo, il paesaggio sullo sfondo probabilmente fu eseguito da un aiutante della bottega, ma nell’insieme il risultato è ottimo, un vero capolavoro!