Più che uno stilista, un vero artista capace di creare opere uniche e originali, tutte da indossare: il designer e stilista francese Jean-Charles de Castelbajac ha saputo stupire ancora una volta con la presentazione della nuova collezione Primavera Estate 2020, Color Wave, firmata Benetton, durante la Fashion Week milanese. Nominato lo scorso settembre direttore artistico della maison, Castelbajac riesce sempre a divertire, ideando uno stile stravagante e irriverente, che assume l’aspetto giocoso dei codici dell’infanzia e della pop art. Considerato un designer innovativo e visionario per la capacità di costruire ponti tra la moda e il fashion, con la sua sfilata ha cavalcato per la seconda volta l’onda del successo, stupendo tutti fin da subito per la scelta della location: la storica piscina Cozzi, gioiello milanese dell’architettura anni Trenta.

Ad aprire la sfilata è stata infatti l’esibizione in piscina delle giovani atlete italiane che hanno salutato il pubblico in accappatoio e costume, rigorosamente firmato Benetton e dato il via a una giornata davvero speciale. Il mare, l’acqua e il mondo della vela sono stati i temi evergreen scelti dallo stilista come metafora di un viaggio tra i porti più belli e caratteristici del Mediterraneo, da St. Tropez a Hydra. Dal pullover al caban in tela cerata, dalle felpe alle maxi t-shirt bianche con le stampe delle campagne pubblicitarie firmate da Oliviero Toscani, la Benetton propone uno stile senza età e senza genere, cosmopolita e globale. “Sono sempre stato concorde con Luciano Benetton e Oliviero Toscani nella volontà di voler innovare e modernizzare l’azienda, reinventando il sistema, con creatività e progettualità – afferma Jean - la moda non può essere senza coscienza e pensare solo al marketing, ma deve concretizzare l’idea di una moda bella e democratica. Lo storico approccio di Luciano nel concedere alle persone libero accesso alla bellezza, il suo rivoluzionario lavoro di comunicazione con Toscani e il suo magico legame con la maglieria e il colore sono per me fonte di ispirazione”.

Fast fashion e alta moda si sono quindi uniti, sotto la direzione dello storico marchio di Treviso, per ideare un prodotto esteticamente bello che avesse anche un prezzo accessibile per una generazione attuale e riuscisse ad unire e coinvolgere quante più persone possibili. “Come le giornate della Gioventù, Color Wave è un’onda colorata, moderna, sport-chic che ha il potere di unire un’intera generazione e invita tutti a tuffarsi, con Benetton, nella Fashion Week, ricordando gli ultimi momenti d’estate”. Protagonisti indiscussi della sfilata i “Pastel Bajac”, una palette di colori con tonalità pastello: rosa, lilla e celeste sono i leitmotiv su cui si può creare un guardaroba di pezzi cult.

Abbiamo chiesto a Jean di indicarci i due capi d'abbigliamento preferiti di questa collezione: “Sicuramente il maglione multicolore di lana con le pecore, creato per il primo spettacolo Rainbow Machine che costa ottantanove euro. Racconta la storia di Benetton ed è in linea con la visione della convenienza, del capo di qualità e creatività. È un best seller per questo inverno 2019-2020. Un altro invece è un trench unico che ho disegnato per il nostro secondo spettacolo Color Wave, dove ho impiegato la carta che si utilizza per imballare cemento. Può durare almeno per 3 anni, è totalmente riciclabile e impermeabile”.

Ai toni poudre – che appartengono alla storica cartella colori dell’azienda si aggiungono tutte le sfumature del blu, dal blue marine al cobalto fino ai tanti délavé ottenuti con tinture naturali minerali: un omaggio alla tela di denim, altro caposaldo dello stile essential cool di United Colors of Benetton.

Durante la sua carriera, lo stilista francese ha stretto amicizia e lavorato con personalità del mondo dell'arte, delle arti grafiche e della musica come Andy Warhol, Miguel Barcelo, Keith Haring, Jean Michel Basquiat, M.I.A e Lady Gaga; gli abbiamo chiesto come il mondo dell'arte si sia unito a quello del fashion: “La moda risponde alle domande quando l'arte pone domande. Nella mia carriera ho sempre creato un crossover tra queste due discipline. Come artista ho preso parte a diverse mostre, in cui la moda ha ispirato la mia arte. Negli anni Ottanta ho infranto le regole collaborando con i pionieri come Keith Haring, Robert Mapplethorpe e tanti altri. Oggi l'arte sta diventando parte del marketing nel mondo della moda”.

Ambasciatore ecologico di questa sfilata non poteva che essere Braccio di Ferro, marinaio “forzuto” in difesa della salvaguardia degli oceani che appare su t-shirt, abiti e felpe in un mix di stampe digitali, abbiamo chiesto a Jean quanto c'è di tecnologico nella lavorazione dei suoi capi: “Uso solo Instagram come mezzo di comunicazione, per il resto disegno con la mia penna e coloro con il mio posca, successivamente do il mio disegno alla squadra per realizzare il prototipo. Il mio cervello è come una grande libreria, stimolante di immagini, suoni, sentimenti e ricordi, tutto inizia da lì e diventa immediatamente disegno, gli schizzi sono al centro di tutto il mio processo”.

Il suo debutto nel mondo del fashion risale al 1968, quando in collaborazione con sua madre lancia il brand Ko&Co; nel 1985 fu poi il primo stilista ad esibirsi al Museum of Modern Art di Troyes e nel 1986 gli fu dedicata una mostra al Fashion Institute of Technology a New York. L'uso alternativo di oggetti per decorare i capi d'abbigliamento e la curiosità a scoprire sempre il lato insolito della moda, ispirandone tendenze come il movimento “anti fashion”, lo hanno reso un’icona per molti. Abbiamo chiesto a Jean di descriverci il suo stile contemporaneo, quello con cui riesce a sentirsi a proprio agio tutti i giorni: “Creo abiti come un architetto costruisce case, con la funzione di complemento di bellezza, vestibilità e comfort. Uso principalmente colori primari, nero, blu scuro e kaki che ha reso riconoscibile il mio stile per decenni. Quindi aggiungo elementi che appartengono a concetti o arte più che originali. È così che ho disegnato maglieria Snoopy nell'81, che è ancora oggi moderna o quando ho creato il primo cappotto trapuntato nel ‘74. Questo è sicuramente uno stile di moda e non invecchia”.

Per Jean quindi il lusso più che nella moda va ricercato nello stile, nella qualità e nella creatività. Uno dei temi portanti di questa collezione è stato quello della sostenibilità, da sempre tema cardine dell’azienda Benetton, che ha impiegato i suoi laboratori di ricerca per elaborare tinture naturali e atossiche, fibre riciclate e materiali innovativi come per il trench di carta. “Abbiamo prodotti sostenibili nella nostra collezione, sono fortunato a poter fare una grande ricerca in Benetton un po' come si farebbe nel laboratorio di James Bond. Abbiamo realizzato una giacca trapuntata senza imbottitura in piuma, trench in carta, bottoni in cotone riciclato. La sostenibilità non è solo un limite ma anche un territorio molto eccitante di ispirazione, che pratico da quaranta anni. Negli anni Settanta ho creato un movimento anti-fashion basato sul riciclaggio e sull'ecologia usando il mocio, coperte riciclate e tessuti per bendaggi, è così che sono diventato popolare negli Stati Uniti. Oggi non facciamo più shopping ma ciò che io chiamo le quattro E, Emotion, Entertainment, Experience ed Ecology”.