Napoli trabocca di arte e cultura, è piena di una storia lontana e antica, che trae origini da profonde radici, ben piantate in questa terra. Per lungo tempo, mentre in altre parti del mondo scoppiavano rivoluzioni e si realizzavano profondi mutamenti, il Meridione d’Italia conviveva con un’arretratezza, che si trascina addosso come pesante fardello fino ai giorni nostri. Comprendere le ragioni di questa incapacità di compiere una vera evoluzione, di iniziare finalmente a volare sono davvero incomprensibili ai comuni mortali.

La storia di Napoli non ha fine, si racconta da sola attraverso i suoi monumenti e le chiese, il centro storico e gli emozionanti panorami. Nonostante tutto a Napoli sono fiorite tante iniziative di ampio respiro, come il Collegio dei cinesi, l’attuale Università “L’Orientale”, con sede nel palazzo Giusso, fondato dal religioso Matteo Ripa; questi di ritorno dalla Cina, dalla corte dell’imperatore mancese Kangxi, dove era stato pittore e incisore su rame per tredici anni, portò con sé quattro giovani cinesi e un maestro di lingua mandarinica. Il primo scopo del Collegio era di formare sacerdoti cinesi da rimandare in patria per evangelizzare l’Oriente, dopo il 1747 furono però ammessi anche studenti dell’Impero Ottomano.

Presto l’Istituto intraprese costanti contatti con Cina ed Estremo Oriente e diventò il primo centro europeo in cui si insegnavano lingue orientali, antiche e moderne. La formazione di interpreti al servizio della Compagnia di Ostenda, che stabilisse rapporti commerciali con l’Impero Asburgico e l’Estremo Oriente incontrava l’approvazione di Carlo VI d’Asburgo, e in tale contesto s’inseriva anche il Regno di Napoli. Dopo l’unità d’Italia la struttura fu chiamata Real Collegio Asiatico, nel 1888 Regio Istituto Orientale, nel 1937 Regio Istituto Superiore Orientale, nel 1941 Regio Istituto universitario orientale, nel 1946 Istituto Universitario Orientale e, infine, nel 2002 il Collegio si è trasformato in Università degli studi di Napoli “L’Orientale”.

L’Università possiede ben cinque palazzi dove, si svolgono le attività. In particolare, il palazzo Corigliano, situato in Piazza San Domenico Maggiore, può essere visitato durante il “Maggio dei monumenti”, iniziativa promossa ogni anno dal comune di Napoli. Nel 1897 fu collegio per ragazze orfane e nei primi anni del Novecento fu aperto al suo interno l’Ospedale Elena d’Aosta.

Oggi l’Università L’Orientale, oltre ad essere uno dei più importanti centri studi e di ricerca nel campo della sinologia, intrattiene rapporti culturali con moltissime università straniere. Nel 2012 è stato inaugurato il Museo “Umberto Scerrato”, nel quale sono esposte collezioni archeologiche che provengono dall’Asia e dall’Africa.

Impossibile raccontare Napoli in una sola volta, dalla storia più antica, passando attraverso le opere compiute durante il Regno di Napoli, le conquiste e i successi, come è impossibile racchiudere l’immenso patrimonio d’arte e storia in un solo volume, non basterebbe una biblioteca intera. Eppure, ancora oggi il Meridione ha collegamenti ferroviari scadenti e più scarsi rispetto all’Italia Settentrionale; ancora oggi ogni giovane Governo che si affaccia in Italia, parla di questione Meridionale, senza mai trovare ricette giuste per farlo decollare.

Eppure le risorse ci sono, come le competenze e i cervelli che volano al Nord o all’estero; qui c’è l’arte, la cultura, quella vera, quella con cui si mangia, si beve, quella con la quale si potrebbe lavorare, rivoluzionare, evolversi fino a volare alto. Napoli, nel corso della sua storia, nonostante la sua arretratezza cronica ci ha insegnato che è impossibile non aprirsi al mondo, l’ha mostrato il missionario Matteo Ripa, che ha lavorato in Cina e ha portato a Napoli una parte di quella cultura e di quella lingua.

Profondamente raccapricciante è ascoltare in qualche talk show televisivo, come alcuni personaggi discorrano sulla presunta superiorità di un industrializzato Nord, più europeo, più all’avanguardia, meno corrotto e corruttibile, più infrastrutturale, eppure ciò avviene, accade nel 2019. Succede che menti eccellenti o semplici giovani in cerca di futuro si trasferiscano al Nord, prestando la loro opera, il loro ingegno e spesso le competenze duramente acquisite sui libri a favore di una parte del Paese, che continua a sentirsi diversa e dominante.

Un recente rapporto Svimez mostra dati agghiaccianti, su un Sud che rallenta e cresce poco; è una recessione sul piano occupazionale, sanitario, sui consumi, sull’emigrazione, sugli investimenti e sull’edilizia scolastica. Si allarga il divario fra Nord e Sud, nel 2019, un anno nel quale la questione Meridionale dovrebbe essere solo un ricordo lontano. Manca un progetto e una visione, manca una politica di sviluppo e il risultato di tutto ciò è deprimente, il Sud è tagliato fuori dall’Italia e dall’Europa. Comprendere come una terra ricca sia diventata povera e spopolata, tremendamente vicina a una deriva devastante, è umanamente incomprensibile. Chissà se Greta Thunberg sarebbe disponibile il giovedì, per uno sciopero a favore della Questione Meridionale!