Mario Perniola, riprendendo in un suo libro1 la definizione di Hans Prinzhorn, dice dell’artista che è colui che “è in grado di spiegare ciò che fa e perché lo fa, è in grado di formulare una poetica, si pone in campo, conosce il lavoro di coloro che lo hanno preceduto e si confronta con loro… è insomma una persona colta”. E che tra arte e cultura vi sia un nesso ineludibile, è cosa su cui è difficile nutrire dubbi. E naturalmente parlando di cultura non bisogna intendere erudizione, laddove questa è sapere molte cose, mentre la prima è ‘saper comprendere’ ciò che si sa. Invariabilmente, quando ci si confronta con la produzione di un artista prima, e con l’artista stesso poi, questa connessione viene fuori, con estrema chiarezza. La si ‘legge’ nell’opera, e la si decifra perfettamente nell’autore.

La personalità dell’artista, il suo processo creativo, l’opera, testimoniano della capacità di “formulare una poetica”, ed a sua volta la poetica racconta dell’artista e del suo processo creativo, e arricchisce l’opera di ulteriori livelli di lettura.

Nell’arte più contemporanea, in particolare, laddove più forte è l’influenza semantica e l’impatto ‘materico’ delle tecnologie digitali, rintracciare questo nesso diventa - ad un tempo - più difficile e più importante, proprio perché queste tecnologie mettono a disposizione un sovraccarico di percezione sensoriale. Il che, sposandosi alla naturale pulsione dell’artista di ‘mostrare’ la propria opera, può talvolta mettere l’osservatore in condizione di essere soverchiato nei sensi, perdendo però il ‘senso’ dell’opera.

Quando invece l’opera sembra, all’opposto, sottrarsi allo sguardo, eccola divenire più densa di significato. É questo il caso di Lighting flowers, una installazione video itinerante dell’artista napoletano Franz Cerami, concepita già in chiave ‘fringe’, ‘marginale’: i suoi fiori luminosi, infatti, vengono proiettati nottetempo negli interstizi delle periferie urbane, sui piloni di un cavalcavia piuttosto che sul muro di una fabbrica in disuso, offrendosi alla vista di qualche raro passante occasionale, o di un insonne alla finestra. Ieri a Napoli e Roma, a Erevan, in futuro a Berlino, Londra, Lisbona, Parigi, San Paolo, Shanghai, New York...

Cerami li definisce “luoghi di attraversamento”, con evidente riferimento al fatto che sono in realtà ‘non luoghi’, posti dove non c’è vita, ma solo passaggi. E la scelta di proiettare i video durante le ore notturne, quando persino il passaggio è rarefatto, racconta con chiarezza l’amore dell’artista per questi luoghi in cui l’antropizzazione è assoluta, ma la presenza umana è appena una traccia fugace. Un’idea, questa, che certamente lo affascina, e che ritorna nei suoi lavori, come Limen portraits; ‘limen’, confine, ma ancor più ‘soglia’: il punto di cesura tra un mondo ed un altro, ed in cui ci si accinge al passaggio dall’uno all’altro.

A sua volta, l’artista - l’opera - attraversa quel luogo, lo percorre nello spazio di una notte, ed il suo passaggio resta effimero, non lascia traccia visibile di sé, se non nella memoria. I fiori digitali proiettati sul cemento, simboleggiano perfettamente la proiezione di un desiderio, che la vita potesse mettervi radici; ma non lasciano semi, se non nella consapevolezza di ciascuno di noi.

Tutta l’opera di Cerami è intrisa di connessioni profonde; con la sua città, come in Eggs & skull, realizzata per il museo Madre, con la storia, come in Remix portraits, o con i drammi del presente, come in Migrant Sirens. Ed il modo in cui sviluppa il suo processo creativo, partendo da ‘sketch book’ realizzati ad olio, e successivamente digitalizzati e rielaborati, testimonia quella connessione con “il lavoro di coloro che lo hanno preceduto” che ulteriormente attesta lo spessore culturale del suo lavoro.

Lighting flowers è una storia in divenire, il che è già in sé un segno di speranza, se non proprio di fiducia nel futuro. Così come questa assenza umana è, in fondo, un’assenza-presenza, un vuoto che reclama d’essere riempito. Laddove l’unica traccia umana è quella grigia, arida e morta del cemento, un lampo di luce squarcia il buio della notte, e preannuncia il ritorno dell’Umanità.

1 Mario Perniola, L’arte espansa, Einaudi.