Angol-A-zione lagunare per Stefano Rabolli Pansera: architetto e curatore, insieme a Paula Nascimento, del Padiglione Angola, vincitore del Leone d'Oro alla Biennale d'Arti Visive di Venezia 2013.

Angolazione urbana di due città che si contengono nell'Arte, si accostano, sino a smaterializzare i propri confini: Luanda (Angola) e Venezia (Italia). Edson Chagas è l'artista/fotografo angolano che è stato chiamato a esprimere la capitale a Palazzo Cini, sede del Padiglione africano. Chagas si applica alla ritrattistica del puro caso della stratificazione urbana: declinazione del luogo inquadrato nello spazio fotografico. Associabile, con il metodo di Beyond Entropy, al mondo delle collezioni d'arte del Quattrocento e Cinquecento del Conte Vittorio Cini.

Chagas trasla il Palazzo Enciclopedico, della 55° Biennale, in Luanda, la Città Enciclopedica.
Attraverso i suoi scatti libera il metro o modulo di misura di un sistema urbano.
Architettura, urbanistica e identità culturale, si esprimono nella ricerca del divenire energetico “al di là dell'entropia”.
Nel cinquecentesco Palazzo Cini le fotografie impilate in multipli da “raccolta enciclopedica” si esprimono in “intra-specularità” con il pubblico e l'edificio.

Chi osserva può selezionare e costruire, con i tratti urbani, una sua mappa emotiva e visuale.
Attraverso la giustapposizione con le sale, gli arredi e i dipinti di Giotto, Piero della Francesca, Pontormo, Filippo Lippi... , la Luanda di oggi è compenetrata da una dimensione spazio-tempo iperbolica grazie all'arte e al suo moto energetico.

Voluto e ideato da Stefano Rabolli Pansera il sistema Beyond Entropy interviene attraverso l'energia per concepire la possibile poetica dei luoghi in un composto metrico che sfrutta l'identità territoriale nella sua connotazione più autentica per definire nuove strategie d'identità culturale, geopolitica e urbana a livello globale.
Non è sostenibilità, ma “sostanzialità” del territorio, dello spazio.

In questo inquadramento la capitale dell'Angola, con i suoi quasi 8 milioni di abitanti, si fa inconsapevole autrice di una multiforme messa in scena dettata dalla giustapposizione di oggetti e spazi che non si appartengono, ma si compenetrano nel creato urbano.
Saltano le categorie e le costruzioni logiche in questo luogo che integra le mutazioni funzionali in favore della concentrazione nello spazio purché si esprima e il tempo equivale all'energia che determina un ordine e un caos nell'architettura delle cose.

Non è il perché del moto, ma il suo esserci.
La geometria del moto diviene la costante.
Venezia e Luanda/ Palazzo Cini e l'Urbanesimo.
L'Arte che indaga l'umano; lo attraversa con l'architettura di un tempo azzerato dominato solo dalla “tratta eterica”, dal moto insito nei corpi delle cose.
Due mondi lontani e due culture che si fondono per osmosi e non per analisi e comprensione.
Antefatto è il moto che appartiene all'energia che tutto compenetra in maniera armonica o disarmonica, pacifica o conflittuale, ma con l'unica regola del divenire imperituro.
Le categorie crollano e l'opera d'arte è l'architettura del collettore spazio, ed è al contempo esperienza scientifica.

Stefano Rabolli è Architetto “inter-intra” al “luogo-moto-spazio” non giustificando, ma condividendo.
Il prodotto del progetto architettonico non è per Rabolli paralizzatore energetico ma “perform-attore”; agente primario e soggetto elettivo del suo interesse verso Beyond Entropy, la sua costante trasformazione e energia.
Questa architettura guarda non tanto alla struttura delle cose, ma alla struttura tra le cose, nell'“intra-organico” del tessuto sociale e territoriale del moto perpetuo.
La distruzione entra così di diritto nelle possibilità e la forma diviene raggruppatrice di un campo di forze in divenire. In tale contesto si innesca il dialogo tra la collezione d'Arte di Palazzo Cini e gli scatti urbani di Chagas. Stefano Rabolli, ponendosi un orizzonte oltre l'Entropia, riporta il valore della positività in architettura guardando al possibile che nelle cose è in essere, a quella misura del “colmo che non è mai tale” coincidente con l'arte, in senso morale, come valore di forma e contenuto in mescola scientifico-emotiva.

È per questo che si parla di morale. Il moralismo si misura con la superficie umana e con i contenuti, con il giusto e lo sbagliato, ma ancor più con quanto è in divenire di ciò che si deve ancora esprimere ed esperire oltre la morale. La morale e la forma dello spazio si esprimono nell'organicismo del luogo che trova nell'assenza di soluzione di continuità una logica morale stabilita dalla sua effettiva assenza.

Con Beyond Entropy la “melancolia del luogo” e in specifico della città, si contiene o riduce sino a svanire con l'immaginazione o l'osservazione del dato generativo insito nell'energia. Si trasforma oltre l'immaginabile attraverso l'architettura dell'arte, la sua messa in opera o per dirla con Deleuze in macchina... da presa.

Il Cinema è per Rabolli Pansera quello che Deleuze vedeva come esempio di spazio ridefinibile e indefinibile, totalmente manipolabile. Luogo cinico e al contempo appassionato della sperimentazione spaziale e della chiusura alle spinte melancoliche nell'essere mezzo e strumento. L'immaterialità della sostanza, nel pensiero umano, si manifesta nell'applicarsi di quest'ultimo alla pratica dei sensi e allo stimolo creativo, o all'azione casuale, fuori dal ragionato e da un'ipotesi di armonia e funzionalità.

Quale sintonia si crea nel luogo se non quella che si conforta del ricordo o si misura con il diapason narcisistico della scoperta e del moto ascensionale che questa innesca?
La simmetria si raggiunge con la forma, nelle logiche della natura e con il pensiero applicato alla forma.
La sintonia è la variabile personale al concetto universale di specularità e armonia.
Oggi si può parlare principalmente di compensazione... condiscendenza.
L'arte e l'architettura del ventunesimo secolo sono condiscendenti rispetto alle correnti verticali egocentriche dell'uomo e riflettono solo in parte, o all'apparenza, sul sociale.
Per Beyond Entropy il motore della ricerca è la sensazione di alterità rispetto alla condiscendenza egoriferita: il suo progetto è sentimento del divenire, quel divenire a servizio dell'uomo e delle arti nel moto assoluto verso una condiscendenza energetica.

La scienza che applica la sostenibilità come panacea di tutti i mali e cura delle forze presenti sulla terra, non riconosce il compendio di forze nella materia e nello spazio ed esprime una forzatura alla forma che possiamo definire kitsch: un'azione caricaturale e sovversiva dei confini di ciò che in sé possiede già tutto.
Nell'opera di Beyond Entropy la politica e la geopolitica sono esercizio per la coesione di ciò che è nello spazio.
La sua finalità è il mantenimento dell'assenza di barriere nell'espressione sociale.
Coesione nella multiformità di pensiero, sostanza, forma, funzione ossia energia totale.
L'applicazione non è certezza di mantenimento perché il mantenimento non è più lo scopo.

Con Beyond Entropy l'Architettura si oppone alla stasi dell'edificato per traslare i codici della struttura nella loro ineludibile mutazione.
In tale prospettiva è impossibile abbandonare il concetto d'“immaterialità” nelle cose perché “il divenire è lo spazio”.
Così l'Architettura diviene parallelo dello scibile e suo supporto, ma anche legittimazione del moto e suo manifesto, forza mediana alle spinte del pensiero umano.
L'Architettura come etere dell'emozione, del giustapposto, del confrontato e del coeso.
L'Architettura che si mutua nello scambio.
L'Architettura come progressione di idee nei luoghi e nello spazio fisico in opposizione alla progressione numerica temporale.
L'Architettura come addizione e sottrazione di materia, idee, concetti, strutture, forme.
Architettura come assenza di bisogni se non quelli inediti.
Architettura che si esprime in un “andare al di là dell'entropia” per ridefinire un principio della termodinamica nel quale “tutto si trasforma”: “Energia”.

Stefano Rabolli Pansera pensa allo spazio senza categorizzazioni e da architetto lo affronta senza saturazioni.
Lo spazio è la causa dell'architetto; il tema?... Continui orizzonti.

Per maggiori informazioni:
www.beyondentropy.com