Nascondono e ingentiliscono muri e cancellate, incorniciano archi, finestre e portoni, rivestono pergole e gazebi, salgono su vecchi alberi, s’infilano tra gli arbusti e ricoprono terreni. Grande grande risorsa anche per giardini e terrazzi, sia come ornamento aggiuntivo sia come rimedio a eventuali limiti architettonici, i rampicanti sono infatti eccellenti quando lo spazio a terra è poco e cielo qualche manufatto da nascondere. Estremamente adattabili e plastici, regalano inoltre quel rigoglio spontaneo capace di trasformare un giardino in un piccolo mondo senza tempo, in cui giocare a perdersi e tornare bambini. Che si tratti di vere e proprie liane dalla crescita poderosa o di annuali dallo sviluppo leggero ma così rapido da apparire fatato, i rampicanti infatti incantano e conquistano, perché c’è davvero qualcosa di commovente e poetico, nella tenacia con cui salgono verso l’alto, alla ricerca della luce.

Dal punto di vista dell’evoluzione, i rampicanti sono piante a metà strada fra un’erba, un arbusto e un albero. La loro struttura è infatti particolare: grazie al fatto che il loro cambio, cioè il tessuto che dà origine al legno, permettendo alla pianta di “stare in piedi”, è sottile, mentre i canali peli per il passaggio dell’acqua e della linfa elaborata sono grossi e ravvicinati, i rampicanti crescono in fretta e producono fusti molto flessibili, in cui acqua e linfa riescono a circolare anche quando si deformano, torcono e avvolgono. Per contro, che siano erbacei o legnosi, annuali o perenni, di grande vigore e notevole peso come sottili e leggeri, i rampicanti non sono capaci di sostenersi da soli e hanno dunque bisogno di un sostegno al quale aggrapparsi o anche solo appoggiarsi.

In base alle loro caratteristiche fisiologiche, i “rampicanti“ si distinguono in:
- Rampicanti veri e propri: erbacei o legnosi, annuali o perenni, più o meno vigorosi, riescono a scalare e assicurarsi ai sostegni che incontrano grazie a organi prensili cui sono dotate (piccioli fogliari, viticci, zampe adesive, radice aeree, spine e uncini) o al moto avvolgente dei fusti, detti “volubili“. Tra i più rigogliosi e dirompenti vi sono molte specie, dette “liane“, di origine tropicale e subtropicale, che possiedono fusti simili a funi, capaci di salire fino alla cima degli alberi, dove fioriscono; unico esempio europeo è Clematis vitalba.
-Arbusti sarmentosi: producono lunghi getti robusti e flessibili, formando cespugli intricati o appoggiandosi ad arbusti e alberi vicini. In genere sono forniti di spine per aggrapparsi ai sostegno. Tra gli esempi più importante, le rose sarmentose e rampicanti.
- Arbusti e piccoli alberi da allevare a spalliera: molte specie legnose, per quanto non propriamente sarmentose, producono rami sufficientemente lunghi e flessibili da poter essere plasmati alla stessa stregua dei rampicanti in forma appiattita (spalliera irregolare o regolare a U, doppia U, cordone, candelabro, ventaglio…), contro una parete o un graticcio. Oltre a risultare molto decorative, risultano più protette nei luoghi ventosi o in climi un pò azzardati rispetto alle loro esigenze, ma richiedono una maggiore e più accurata potatura per conservarli in ordine. Tra questi vi sono, indicati per i climi freddi: camelie, Chaenomeles, nocciolo, cotoneaster, elegni, forsizie, piracanta, maggiociondolo, filadelfi, alcuni ciliegi e albicocchi ornamentali, peri, meli e albicocchi, ribes ornamentali e da frutto, Rosa x odorata ‘Mutabilis’, Viburnum tomentosum. Per i climi caldi: Carpenteria californica, Carissasarissa macrocarpa, Ceanothus , Cestrum elegans, Clianthus puniceus, Cytisus battandieri, Ficus carica, Fremontodendron californicum, Hoya carnosa, Itea ilicifolia, Nerium oleander.
- Tappezzanti o striscianti: perenni o annuali, hanno fusti lunghi e gracili che, a seconda di dove si trovano, tendono ad allungarsi sul terreno o a ricadere verso il basso; alcune specie, come le pervinche, sono capaci di radicare dai nodi. Fornite di strutture di sostegno, possono essere allevate come piccoli rampicanti.

Come sceglierli

Sono numerosi gli aspetti da considerare prima di scegliere un rampicante. Innanzitutto, occorre valutare le caratteristiche del clima o microclima (temperatura, umidità e piovosità, ventosità), del terreno (struttura, capacità di ritenzione idrica, drenaggio e reazione chimica), e lo spazio a disposizione. Quindi, l’epoca e durata della fioritura, il colore dei fiori e altri elementi di interesse ornamentale.

La loro origine geografica determina le zone in Italia in cui è possibile coltivarli all’aperto tutto l’anno, data l’estrema frammentarietà del nostro clima: i rampicanti di origine europea, quelli originari dell’emisfero settentrionale e in particolare delle zone himalayane - dal Nepal, all’India alla Cina settentrionale -, abituati al freddo, cresceranno senza problemi anche nel nostro Settentrione. I rampicanti tropicali, provenienti dal sud-est asiatico, dall’Australia tropicale e dalla giungle dell’America centro-meridionale, invece, si possono acclimatare soltanto nelle nostre zone meridionali più calde, oppure, nei climi freddi, da perenni si coltivano come annuali (nel caso di Ipomoea alba, Cobaea scandens, Phaseolus coccineus e P. caracalla, Thunbergia alata, Tropaeolum majus). Quelli subtropicali, provenienti dall’America Centrale, dal Sudamerica settentrionale, dalle giungle della Nuova Guinea situate a 2000 metri di altitudine, e ancor più quelli originari di climi “mediterranei“ di Sudafrica, Sudamerica, coste dell’America centrale e meridionale, Australia settentrionale e Nuova Zelanda, possono invece essere coltivati, oltre nelle regioni meridionali, lungo i litorali settentrionali e perfino sui terrazzi di alcune città settentrionali, se ben esposti e riparati, con l’eventuale ricorso a protezioni invernali.

La maggior parte dei rampicanti crescerà bene nei terreni definiti neutri o leggermente acidi (pH 6-7), ma solo alcuni tollerano o prediligono quelli acidi (pH fino 5,5) e quelli alcalini e calcarei (pH fino a 7,5); in generale, per esempio, i rampicanti erbacei richiedono climi umidi e piovosi, per crescere con grande rigoglio.

Nella scelta occorre inoltre tenere conto del vigore e dimensione di ciascuno nonché della “tecnica di arrampicata“, in funzioni del sostegno preposto. Per quanto riguarda il primo aspetto pergole, chioschi, bersò e gazebi sono in generale sostegni ideali ideali per i rampicanti, grazie ai quali si ottengono zone d’ombra e intimità, preziose per pranzare, riposare, leggere, come pure lunghi pergolati ombrosi sotto i quali sia gradevole passeggiare anche d’estate. I rampicanti vigorosi, che oltre diventare nel tempo tanto pesanti da schiacciare e divellere sostegni tropo leggeri, in presenza di vento producono un pericoloso “effetto vela“ che può sradicare pergole troppo delicate o mal assicurate al terreno; richiedono invece strutture alte almeno 2 metri e larghe almeno 1,50, e tra i montanti non vi deve essere più di 2,5 metri. L’ideale sarebbe che questi ultimi fossero pilastri in mattoni.

Colonne, balaustre e cancellate sono indicate per le specie di medio vigore, o, se maggiore, vanno tenute a bada con potature regolari. Invece pergole piccoline o archetti poco robusti, sono perfetti per i rampicanti leggeri, fra cui quelli annuali (Ipomoea tricolor, Lathyrus odoratus), sia quelli perenni coltivati come tali nei climi freddi (per esempio il profumato Phaseolus caracalla). Molto suggestivo, far salire i rampicanti sul tronco e tra la chioma di un albero o un arbusto, ma diventa molto utile quando questi ultimi sono secchi, per mimetizzarli con facilità e rapidità: i tralci orneranno di grazia i fusti spogli e, una volta raggiunta la cima, ricadranno in lunghi festoni, con un risultato incantevole. Per gli alberi ad alto-medio fusto, occorrono rampicanti a grande sviluppo, mentre per quelli di taglia medio-piccola, per gli arbusti e le siepi si deve ricorrere a specie di sviluppo contenuto, o ne verranno soffocati. Attenzione su quale lato piantate il rampicante: se si tratta di una specie che fiorisce sulla cima dei tralci, va collocato sul lato a nord del tronco, in modo che l’ombra prodotta dalla chioma lo spinga a salire verso l’alto: collocandolo a sud, infatti, per indirizzarsi verso la luce più vicina produrrebbe i suoi rami in orizzontale invece che verso l’alto. Moltissimi rampicanti possono essere utilizzati come tappezzanti, semplicemente lasciandoli strisciare sul terreno, per rivestirlo in fretta, oppure per consolidare una scarpata, mentre le specie legnosi, come edere, bougainvillee, Jasminum nudiflorum, infine, possono essere allevate come siepi formali, attraverso determinate potature.

Quale che sia il tipo di allevamento e il sostegno utilizzati, è molto efficace piantare assieme due o più specie, in modo che s’intreccino l’una nell’altra e le loro fioriture si susseguano nella stagione o si sovrappongono. Tra le “coppie” meglio riuscite, vi sono rose e clematidi, glicini e rose precoci come Rosa banksiae e varietà, caprifogli e clematidi, edere e tropeoli, buganvillee e gelsomini.

Affrontati gli aspetti più tecnici, si può infine passare a valutare cosa scegliere, fra le diverse specie, ibridi e varietà, in base alla loro velocità di crescita (i più rapidi sono le bignonie, le clematidi, Fallopia baldschuanica, Jasminum officinale, Passiflora coerulea, le viti americane o Parthenocissus, i glicini, Solandra maxima, Solanum crispum, Vitis coignetae). Poi, valutate l’epoca di fioritura che più si adatta alle vostre esigenze, tenendo conto che vi sono anche rampicanti che fioriscono in inverno-inizio primavera (Jasminum nudiflorum, Lonicera japonica ‘Halliana’, Solandra maxima): Quindi, il colore e la forma dei fiori, la presenza di frutti decorativi (caprifogli, passiflore, viti americane, rose, Vitis coignetae), il fogliame sempreverde (Clematis armandi, Clematis cirrhosa, Ficus pumila, edere, Lonicera japonica, trachelospermi), oppure ornamentale per forma e colore (Actinidia kolomicta, Aquebia quinata, luppolo dorato, edere variegate), o, infine, particolarmente fiammeggiante in autunno (Akebia quinata, Fallopia baldschuanica, glicini, viti americane, Vitis coignetae).