Ho scelto la notte perché volevo la luce artificiale per illuminare le quinte urbane che, come in un teatro, nascondono la realtà agli spettatori.

Dietro i pochi segnali che appaiono si cela un dramma enorme, una città completamente svuotata, le vite di quelle case abbandonate in fretta sono altrove e negli edifici rimangono solo i ricordi del fare quotidiano.

Adesso anche il terrore.
Cammino in silenzio insieme a Carlo, l'angelo custode che legittima il permesso dell'Autorità, e ogni passo segna un percorso di dolore e inquietudini...

Il silenzio è totale, surreale, lo registro anche nelle inquadrature: ho sempre immaginato la bellezza, l'armonia, nella composizione delle scene; attraverso il mirino le immagini si sono sempre fissate nella mia memoria, raggiungono l'anima, diventano ricordi indelebili. Adesso, per la prima volta, mi spavento... posso ritrovare la bellezza nel dramma?

Scatto velocemente, in sequenza, brevi soste per trovare l'inquadratura corretta, scatto con un senso profondo di pudore e rispetto per il dolore, per registrare questo dramma collettivo che ha colpito ancora una volta altra gente ignara e questa volta ha raggiunto anche me e il compagno di questo viaggio assurdo nel vuoto urbano.

Riguardo in studio le immagini realizzate, con calma: i colori, le forme, sono in equilibrio fra loro, raccontano una storia. Era quello che volevo.

E' possibile la bellezza nel dramma?
E' sicuramente possibile la bellezza dopo il dramma.