Continua il viaggio di Wall Street International Magazine alla scoperta delle attuali frontiere della fisica assieme al professor Fabio Fracas, autore del saggio Il Mondo secondo la Fisica quantistica (Sperling & Kupfer editore), ricercatore e docente presso l’Università di Padova. Un volume, il suo, che ripercorre, chiarendola e contestualizzandola, l’evoluzione della fisica quantistica dal punto di vista storico, dei rapporti con le altre branche della fisica, e persino delle possibili, future, applicazioni.

Oggi, il tema che affronteremo è quello della cosiddetta Mente Quantica; cioè delle ipotesi quantistiche formulate in questi ultimi anni – anche da autorevoli scienziati come Sir Roger Penrose – per spiegare la formazione del pensiero nel nostro cervello e la natura della coscienza. Fracas affronta questo affascinante tema da un punto di vista rigorosamente scientifico nel decimo e ultimo capitolo del volume e lo fa anche dialogando con il professor Enrico Facco, autorevole neuroscienziato padovano che WSI ha già avuto modo di conoscere. Specialista in neurologia e ipnosi, Facco ha scritto, fra gli altri, il volume Esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica (Edizioni Altravista) dove affronta il tema delle NDE, Near Death Experience, studiando le modificazioni della coscienza nei casi di coma e di morte cerebrale.

“Esiste una sorta di convergenza tra la fisica quantistica e gli attuali studi sul pensiero, sulla coscienza e sulla percezione,” spiega il professor Fracas. “Una convergenza, che secondo alcuni scienziati come il matematico inglese Penrose (che ha lavorato anche con Stephen Hawking), porterebbe alla definizione di una Mente Quantica concretamente osservabile all’interno del nostro cervello”. L’argomento è sicuramente coinvolgente ma va affrontato rigorosamente. Best seller come The Secret di Rhonda Byrne hanno costruito sulla presunta capacità del pensiero creativo di imporsi sulla realtà, una sorta di nuova filosofia cercando la giustificazione delle loro ipotesi proprio nella controintuitività della fisica quantistica. Naturalmente, gli scienziati hanno preso subito le distanze da questo tipo di approccio ed ecco perché, anche quando si parla di ipotesi proposte da illustri studiosi è necessario comunque usare molta cautela e chiarire nel modo più preciso possibile quali siano gli aspetti che si stanno considerando.

Proprio per definire l’ambito nel quale bisogna muoversi per affrontare questo tipo di argomenti, Fabio Fracas ha deciso di partire dalla definizione di pensiero chiedendone una spiegazione il più completa possibile a Enrico Facco. “Il pensiero può essere considerato come un’attività mentale che si articola in un’ampia gamma di forme diverse, rivolte sia al mondo esterno sia a quello interno. Può avere come ogni altro fenomeno biologico delle manifestazioni anomale e delle alterazioni patologiche. Appartengono alla sfera del pensiero diverse attività connesse con l’esercizio della ragione, dell’intuizione, della fantasia e dell’immaginazione”. Particolare attenzione viene rivolta da parte di Facco al ruolo dell’immaginazione che, nel Novecento in una prospettiva razionalistica dominante veniva “svalutata”, e che, invece, come hanno dimostrato autorevoli esponenti del mondo della scienza come Albert Einstein e Nikola Tesla, aveva un’importanza straordinaria. “La capacità immaginativa di Einstein e Tesla era alla base delle loro intuizioni e invenzioni”, assicura il professore. “È un dato pressoché certo”, continua Facco, “che il pensiero intuitivo consente di produrre conclusioni corrette apparentemente senza necessitare dei passaggi intermedi del ragionamento logico, e per questo motivo è stato a volte definito come ‘pensiero prelogico’”.

Inoltre, c’è un altro aspetto davvero interessante da valutare relativamente al pensiero e riguarda l’apprendimento implicito: “Oltre alla cognizione cosciente esiste un apprendimento implicito che utilizza vie nervose e circuiti distinti. Questo apprendimento rimane inconscio e riguarda prevalentemente i comportamenti appresi che non richiedono di essere verbalizzati. Le decisioni semplici sembrano essere prese più facilmente con il pensiero cosciente, mentre quelle più complesse sono più efficacemente affrontate col pensiero inconscio”. E la creatività? Ebbene, conclude Facco, il suo percorso avviene tutto nell’inconscio. “Può essere attivata durante il sonno e il sogno; e i suoi risultati possono presentarsi alla coscienza al risveglio”. Vi sono numerosi casi storici. Il più eclatante riguarda René Descartes che riferì di avere avuto in sogno la rivelazione del suo Discorso sul Metodo. Un altro episodio straordinario sul ruolo dell’inconscio e il potenziale creativo che vi si cela, riguarda il farmacologo tedesco Otto Loewl che nel 1920 ebbe in tre sogni consecutivi la visione su come riuscire a dimostrare la trasmissione chimica degli impulsi dal nervo vago al cuore. Tre sogni che gli permisero di vincere il Premio Nobel per la medicina nel 1936.

La creatività, il pensiero, l’inconscio sono tasselli che consentono di abbozzare un quadro generale all’interno del quale cercare eventuali convergenze con le logiche quantistiche. E questo, spiega il professor Fracas, da due distinti punti di vista. “Il primo riguarda le ipotesi che suppongono che alla base della coscienza e della “mente” vi siano meccanismi fisici quantistici e proprietà di tipo quantistico; il secondo, è quello relativo alla possibilità che i paradigmi e le logiche della Fisica Quantistica permettano nuove interpretazioni sul funzionamento del pensiero e della coscienza”. Come affermava, Paul Klee “l’arte rende visibile l’invisibile” e a quanto pare, anche la scienza e in particolare la Fisica Quantistica, sembrano avere questo delicato compito. “È così, dal mio punto di vista,” aggiunge Facco, “l’artista, l’inventore e lo scienziato fanno collassare nella realtà ciò che non esiste o che esiste, fino a quel momento, solo nel mondo iperuranio delle idee”.

“Questo è un evidente punto di contatto con la Teoria Quantistica”, spiega Fracas, “l’idea di un’indeterminatezza che si concretizza solo quando si verifica un ‘collasso’, cioè quando una possibile realtà si manifesta escludendo contemporaneamente il verificarsi di una qualsiasi altra realtà alternativa”. Chi si è spinto più avanti in questo tipo di approccio è stato il matematico ungherese John von Neumann, come racconta sempre Fracas. “Nel 1932 von Neumann propose una teoria di stampo metafisico che considerava la coscienza come elemento critico in grado di provocare il collasso della funzione d’onda quantistica, cioè di determinare l’evoluzione dello stato di un sistema”. Secondo von Neumann, allora, la nostra mente giocherebbe un ruolo fondamentale nella determinazione della catena degli eventi. “Dal suo punto di vista sì,” conclude Fracas “ma dobbiamo ricordare che quando questa rivoluzionaria visione venne proposta all’interno del trattato The Mathematical Foundations of Quantum Mechanics, pubblicato dalla Princeton University Press, ne scaturì un controverso dibattito fra i fisici. Contemporaneamente, però, ne nacquero anche numerose interpretazioni simili, come quella recente del matematico americano Henry Pierce Stapp”.

Un argomento sicuramente appassionante e che merita di essere ulteriormente approfondito, sempre grazie all’aiuto del professor Fracas, nel prossimo appuntamento con la Fisica Quantistica!

Leggi anche la prima parte dell'intervista: Il mondo secondo la fisica quantistica