A conferma che i nostri antenati erano frugivori ci sono evidenze scientifiche già dall’anno 1979, quando con l’avvento del microscopio elettronico a scansione, il paleontologo Alan Walker, ricercatore della John Hopkins University di Baltimora, scoprì che nella totalità dei fossili di ominidi da lui presi in esame, la dentatura era completamente liscia, come quella dei frugivori, cioè non presentava alcuna striatura provocata nel corso della masticazione dai fitoliti presenti nelle foglie delle piante, né tantomeno graffiature dovute allo sgranocchiamento di ossa.

A conferma di ciò, sia la paleontologia moderna che l’antropologia evolutiva, grazie anche ai recenti studi condotti dall’Istituto Max Plank for Evolutionary Anthropology di Lipsia, hanno chiarito come l’uomo e la scimmia discendano entrambi da un comune antenato frugivoro, il Pierolapithecus Catalaunicus, datato circa 13 milioni di anni fa, dal quale si sono evoluti prendendo due strade divergenti, ma mantenendo in comune gran parte del corredo genetico, oltre agli stessi gruppi sanguigni con relativi antigeni, buona parte della flora batterica intestinale e ovviamente la fisiologia frugivora, per cui appare del tutto evidente come la frutta rappresenti il cibo di elezione anche per l’uomo, e tra tutte le varietà di cui può cibarsi, la scienza ne ha individuata una specie specifica, e questa è:

La mela

La mela è l’unico frutto morfo funzionalmente compatibile con l’essere umano, infatti possiede una struttura edibile completamente rigida che consente di tenerla in mano con facilità senza danneggiarla, e che durante il morso è in grado di trattenere al suo interno il liquido fisiologico nutrizionale in essa contenuto, evitando la dispersione dei preziosissimi principi nutritivi che lo compongono sia sulle mani che sul corpo, a differenza degli altri frutti succosi a struttura semi rigida come pesche, kaki, ecc. Per mangiarla infatti non si ha bisogno di tovagliolo, né alla fine del pasto occorre lavarsi le mani. Altro vantaggio di non poco conto per chi se ne ciba, è dato dal fatto che una volta raccolta, la mela continua a mantenere attivi i propri processi vitali, e il suo contenuto di fitochimici non viene negativamente influenzato dallo stoccaggio, ma si è addirittura visto che il trascorrere del tempo ne fa aumentare il potere antiossidante.

Caratteristiche nutrizionali

Nella mela sono presenti tutti i principi nutrizionali necessari al sostentamento dell’uomo, per di più nelle corrette proporzioni, infatti in un frutto troviamo:
• 85% di acqua
• 0,3 di proteine
• 0,1% di grassi
• 10% di zuccheri, di cui il 92% è composto da fruttosio
• 2% di fibre
• 2,7% di minerali e vitamine
• 40/50 calorie

Pensate che contiene l’esatta percentuale di proteine presenti nel colostro del latte materno alla fine dello svezzamento, oltre a tutti gli aminoacidi essenziali. Viene definito il frutto dal volto umano perché ha struttura e metabolismo identici al nostro. Le cellule umane infatti funzionano a fruttosio, che come dice il nome stesso si trova solo nella frutta, anche se in una percentuale media del 22% rispetto alla frazione di glucosio, mentre non è un caso che solo nella mela questa percentuale si capovolga a favore del fruttosio, che raggiunge anche il 92%.

Tra tutti i cibi del mondo è quello che possiede il più alto tasso di polifenoli, molecole che hanno notevoli benefici per l’organismo:
• proteggono i capillari
• possiedono funzioni antinvecchiamento
• attivano un complesso enzimatico anticancerogeno (P450) che inibisce l’oncogenesi (effetto mela)
• bloccano gli effetti tossici dell’acido lattico in eccesso
• catturano la vit. C e il calcio e li trasportano direttamente all’interno delle cellule, stimolando la funzione dei linfociti T.

Ma non finisce qui, l’acido ursolico presente nella buccia impedisce l’espressione dei geni attivati dal fattore di trascrizione ATF4, responsabile della distruzione delle fibre muscolari (Studio dell’Università dell’Iowa). Una curiosità che riguarda la buccia della mela è data poi dal fatto che su di essa si trova una cera chiamata pruina, (termine latino che significa brina) una sostanza impermeabile di cui si serve per proteggersi dagli agenti atmosferici nella fase di sviluppo nel corso del periodo invernale, in modo da far scivolare su di sé l’acqua per evitare di marcire.

Altra categoria di fitochimici che si trovano nella mela sono le pectine, sostanze che posseggono il massimo potere antiossidante in assoluto, anch’esse presenti soprattutto nella buccia. Le pectine hanno funzioni antisettiche, anticolesterolo e hanno effetti riparatori sulle lesioni dei vasi, oltre che essere anti ipertensive e anti infarto. La mela possiede anche elevate dosi di carnitina, quattro volte superiori a quelle presenti nell’uovo, il che ci consente di perfezionare il metabolismo dei grassi rendendo elastica la pelle, regolarizzando le alterazioni dell’endotelio dei vasi sanguigni e delle loro cellule muscolari.

Altre sostanze interessantissime presenti nella mela sono i bioflavonoidi: la florizina che aumenta la densità ossea e previene l’osteoporosi. La quercetina e la miricetina che contrastano l’artrite reumatoide e le patologie infiammatorie. La quercetina in particolare combatte le infiammazioni alla prostata e ne previene l’iperplasia.

La mela è l’unico vero superfood fornitoci da Madre Natura, infatti possiede un ORAC 1, (misura del potere antiossidante) a differenza di altri frutti che vengono spacciati come tali, tipo l’acai che ha lo 0,30, le bacche di goji con lo 0,10, il mangostano con lo 0,17 e il noni con lo 0,08. Da ultimo la mela non solo concorre al riequilibrio della flora intestinale, ma quella di succo.

Al di là degli elencati benefici derivanti dal nutrirsi di mele, la scienza ha evidenziato ben 300 vantaggi nel mangiare frutta, tutti sperimentalmente confermati. La nostra eredità evolutiva di discendenti da antenati frugivori nati nella foresta equatoriale si evidenzia anche nel fatto che la fisiologia umana non è in grado di sintetizzare da se stessa la vitamina C, questo perché non ne aveva necessità, visto che poteva assumerne in quantità dalla frutta, abbondante e disponibile per tutto l’arco dell’anno.

Non dimenticate che il termine "frutta" deriva dal latino "fructus", participio passato del verbo "fruor", il cui significato è "godere".

Tratto dal libro Sani e Vegani – Edizioni Moderna – Ravenna, 2017