Napoli, storicamente riconosciuta come una città d’arte, con l’affascinante contorno di un clima confortevole e soleggiato, di una cucina tipica che ha dato origine a un master internazionale riconosciuto ovunque come la pizza napoletana, sempre sotto l’influenza del suo vulcano che è tutt’uno con il circondario del golfo, oltre ai sotterranei classici di itinerari storici, ha trovato sfogo alla sua magnificenza artistica anche nel mezzo di trasporto urbano dell’era moderna: la metropolitana. Nel 1995 volendo migliorare il trasporto urbano e in particolare quello sotterraneo si è pensato di concepire alcune stazioni del percorso ferroviario non solo come luoghi di transito ma anche come ambienti dove fruire dell’arte contemporanea, iniziando all’epoca un ‘percorso’ artistico oltre che fisico che ad oggi è ancora in itinere. Queste stazioni di nuovo concepimento sono dei complessi artistico-funzionali dove è stata prestata particolare attenzione alla bellezza degli ambienti, rendendoli confortevoli ed efficienti, ma nello stesso tempo si è operato per renderli delle vere e proprie opere d’arte atte ad essere osservate sia potendo soffermarsi durante il viaggio, sia nella corsa frenetica della vita moderna, per permettere a chiunque di creare un rapporto di conoscenza e di diffusione dell’arte contemporanea.

Linea 1: Stazione Università

Possiamo definirla una stazione di arte socio contemporanea o meglio l’intenzione dell’architetto anglo-egiziano Karim Rashid era quella di unire gli spazi architettonici e funzionali degli ambienti della fermata al messaggio innovativo che l’università doveva trasmettere riflettendo il pensiero dei giovani dei nostri tempi, in continuo cambiamento, in spinta creativa, in interazione digitale e sociale, in modo che secondo l’architettura “incarnassero i saperi e i linguaggi della nuova era digitale, che trasmettessero le idee di comunicazione simultanea, d’innovazione e di mobilità proprie dell’attuale Terza Rivoluzione Tecnologica”. Quindi, si ritrovano nell’immediato una serie di neologismi propri del nostro tempo, e una moltitudine di nuove parole stampate in rosa e in verde sui rivestimenti in ceramica, come “virtual”, “network”, “operativo”, “portatile”, “database”, “interfaccia”, “software”, che sembrano dare il benvenuto al viaggiatore, mostrano con finitura linguistica l’anticipazione del messaggio successivo. Colori vivaci ed immagini digitali ricoprono tutti i piani orizzontali della pavimentazione sono finalizzati ad una dimensione estetica accogliente e spettacolare nello stesso tempo, tuttavia servono anche a far funzionare il percorso indicando al viaggiatore la direzione giusta, i due colori dominanti, “pink” (rosa fucsia) e “lime” (giallo-verde acido) indicano rispettivamente la direzione verso la banchina per Piscinola e per Garibaldi. Immagini del repertorio di Rashid sono su tutte le pareti, e si mostrano serigrafati in rosa e in azzurro, mescolandosi con altri colori come il nero, il giallo e il verde, fino a vivacissimi toni vicini all’arancione, spettacolare l’effetto dei gradini delle scale fisse dove sono riprodotte due grandi immagini di Dante Alighieri e di Beatrice, questo è un vero omaggio che Rashid ha voluto fare al padre della letteratura italiana per sottolineare l’importanza e la vitalità del legame tra la cultura umanistica e i linguaggi contemporanei. Sul piano di banchina, ci sono installati quattro grandi pannelli, realizzati con il sistema lenticolare H3D. Le figure tridimensionali riprodotte sembrano muoversi e ruotare nello spazio allo spostarsi dell’osservatore, un gioco di ottica architettonica dove le immagini in movimento sono a sottolineare ed esaltare il cuore dinamico del metrò.

Linea 1: Stazione Salvator Rosa

Questa stazione è stata progettata dall’Atelier Mendini e nasce da una stretta collaborazione tra artisti ed architetti, avviene un dialogo silenzioso tra le opere d’arte in mostra dentro e fuori gli ambienti e gli spazi creati in armonia con le testimonianze del passato, lo stesso Alessandro Mendini, dichiara che “è un’opera estetica globale che coinvolge profondamente il cittadino e fa da palcoscenico alla sua vita quotidiana”, per esprimere la totale immersione del singolo che usufruisce del servizio pubblico, dentro una magnifica espressione artistica di un collettivo che lo rende partecipe pur solo passando. Troviamo un cosi detto “piazzale dei giochi” progettato da Salvatore Paladino e Mimmo Paladino dove sul pavimento sono stati realizzati tre giochi praticabili, il tris, la campana e il labirinto, utilizzando la pietra lavica, anche delle sculture presenti ed ideate da Salvatore sono un richiamo ludico che rimane in tema con il piazzale, mentre in posizione più appartata, si trova la monumentale “mano” di Mimmo Paladino. L’intero percorso esterno è punteggiato dalle opere di alcuni tra i protagonisti dell’arte contemporanea sia del napoletano, che della compagine internazionale: Renato Barisani, Augusto Perez, Lucio Del Pezzo, Nino Longobardi, Riccardo Dalisi, Alex Mocika, Ugo Marano. L’edificio nel suo complesso è caratterizzato da una fantasia versatile infatti la parte esterna rivestita da marmi dorati, riprende nelle arcate l’analogo motivo del vicino ponte romano, poi la guglia in acciaio e vetri colorati sembrano condurci come per mano in un mondo da favola, quindi i tunnel delle scale mobili rivestiti d’acciaio ci catapultano a grande velocità in una futuristica fantascienza, ma tutte queste differenti visuali esprimono un unico e forte messaggio armonioso.

Linea 6: Stazione Augusto

Rilievi in ceramica e mosaici la fanno da padrone nella stazione di Augusto, dove tutte le rappresentazioni sono a forte contenuto simbolico. Una pantera nera su un cielo infuocato e sullo sfondo il Vesuvio, il mosaico denominato “il guardiano del fuoco” dell’artista Rezzuti, vuole simboleggiare la paura onnipresente di una potenziale eruzione, la pantera in un primo momento sembra proteggere frapponendosi tra l’osservatore e il vulcano, ma in realtà è la stessa cosa, pantera e vulcano, ruggito ed eruzione, sono facce della stessa medaglia e la bocca rossa dello stesso colore del cielo e del rivolo di lava sulla fronte dell’animale sembra inghiottire tutto come la lava. “La via lattea” opera di Maria Cristina Crespo rappresenta la nostra galassia come una splendida figura femminile in un connubio tra ceramica e mosaico, l’effetto del galleggiamento è reso ancor più realistico dal contrasto tra le due tecniche che modellano la luce in modo differente. Franco Scognamiglio con i suoi light box ripropone un tuffo nel passato con l’omaggio a Galileo Galilei e ritroviamo su un lato il testo dell’abiura pronunciata dallo scienziato pisano e sull’altro quello della sentenza del Sant’Uffizio, il passante che si trova a leggere qualche frase in corsa o che si ferma incuriosito, viene trasportato in una memoria di un passato non troppo lontano che comunque gli appartiene e lo rende comunque partecipe di qualcosa ad alto contenuto simbolico.

Le stazioni coinvolte nel progetto sono oltre quindici e per ora sono sparse sui percorsi della linea 1 e della linea 6, ma ci sono altri progetti aperti ed altre idee in cantiere che potrete trovare in un prossimo futuro viaggiando nella moderna Napoli sotterranea.

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