La terra ruotava, ma il luogo ove il filo era ancorato era l’unico punto fisso dell’universo.
(Umberto Eco, Il Pendolo di Foucault)

L’esperimento di Foucault è di grande importanza e di massima attualità, anche oggi. Come tutte le intuizioni profonde il celebre Pendolo è anche bello, e semplice. La sua importanza non è solo scientifica ma ancor di più culturale, psicologica, storica. Nel 1851 il fisico francese realizzò, con un’idea quasi fanciullesca, la prima e la principale prova scientifica della rotazione della terra attorno al sole, seppellendo così il declinante ma ancora persistente pensiero geocentrico, pur con più di duecento anni di ritardo rispetto alla “nuova scienza” inaugurata da Galileo Galilei.

Foucault studiò anche il magnetismo ma la sua realizzazione di fama mondiale resta il semplicissimo Pendolo, che resta fondamentale anche per altri scienziati. Sì perché abbiamo anche il Pendolo di Newton, utile per visualizzare il principio di conservazione dell’energia, e la celeberrima formula di Einstein non è un’equazione semplice come l’oscillazione di un pendolo? La fisica quantistica non ci insegna che tutta la materia cela un’essenza oscillatoria? Come insegnava il Prof. Emilio del Giudice la risonanza quantistica è facilmente dimostrabile con il semplice esperimento dei metronomi (che sono pendoli!) posti su di una tavola basculante: si sincronizzano da soli! Tutta la Grande Scienza moderna quindi ha come suo totem e “talismano guida” proprio il Pendolo!

L’esperimento di Foucault non mi ha tuttavia mai lasciato del tutto tranquilla la mente e più che rassicurarmi sulla rotazione della Terra mi ha sempre fatto sorgere nuovi inquietanti dubbi. Almeno a partire dalla mia ripetuta lettura del capolavoro di Eco. Proviamo a ragionarci sopra, a voler essere socraticamente sempre più rigorosi. C’è qualcosa che non torna. In primo luogo i pendoli oggi osservabili (Parigi, Londra, Padova, ecc.) hanno tutti degli elettromagneti posti sull’area di oscillazione e sono fatti tutti di materiali metallici. La giustificazione è logica: garantire un moto costante più lungo possibile per far apprezzare meglio al pubblico la celebre e quasi magica deviazione dell’asse di oscillazione. A livello di metodo però questi due fattori (elettromagneti e pendoli metallici) rappresentano delle notevoli alternazioni del contesto sperimentale, tali da minare la certezza del risultato. Sappiamo inoltre dalla termodinamica che non esiste il moto perpetuo quindi non possono esistere Pendoli incessanti! Cosa succede a un certo punto? Quando e come si smorza l’oscillazione e come questo influisce sulla deviazione ellissoidale?

La scienza pare diventare improvvisamente di poche parole quando di parla di pendolo e di magnetismo. Troppo imbarazzante? Ci supplisce you tube dove in pochi secondi il rapporto fra pendoli metallici e magneti viene visualizzato con efficacia, insegnandoci quindi che con il magnetismo si può far fare ai pendoli i moti che vogliamo. Tali considerazioni dovrebbero spingere ogni buon metodo scientifico a chiedersi una domanda semplice: e se fosse invece il campo elettromagnetico della terra a far deviare il Pendolo e non la rotazione terrestre? Non mi sembra una domanda irrazionale o vana. Se il Polo magnetico terrestre è così forte da spostare ogni piccolo ed esile ago di bussola su tutta la terra perché non dovrebbe influire su cavi di metallo di decine di metri e pesi di decine di kilogrammi?

La potenza energetica che può generare il moto metallico è dimostrata dal campo elettromagnetico antigravitazionale (“campo anticampo terrestre”) che genera un semplice piccolo magnete che cade (molto lentamente) dentro un tubo di metallo! Dopotutto se osserviamo le linee di forza di ogni magnete con il celebre esperimento di visualizzazione della calamita su un foglio bianco ricoperto di uno strato di grafite, osserviamo che le linee di forza magnetica assumono una forma curva e disegnano due ellissi, simili alle fasce di Van Allen e simili alle ellissi disegnate dalle deviazioni del Pendolo dal suo iniziale asse di oscillazione. Come è possibile poi che il punto di aggancio non ruoti insieme alla rotazione della Terra? Sì perché l’efficacia del Pendolo quale prova scientifica della rotazione della Terra è tutta qui, fondandosi sulla fissità del piano di oscillazione rispetto alla costante rotazione della terra attorno al suo asse.

La struttura mentale dell’esperimento è molto semplice e segue un’idea di facile geometria. Il punto di aggancio viene presentano come fosse l’immobile stella polare. In pratica non lo si dice ma il presupposto della principale prova del sistema eliocentrico è del tutto geocentrico: un punto sulla terra che non si muove. Umberto Eco ha colto questo essenziale paradosso: il punto geometrico tu non lo vedi, non ha dimensioni, e ciò che non ha dimensioni non può andare né a destra e né a sinistra, né in basso e né in alto. Quindi non ruota. Eco esalta questo “punto assoluto” come fosse l’emblema scientifico di Dio! Certo, lo ricordiamo dagli studi quando eravamo ragazzi: il punto geometrico non ha estensione. Tutto molto cartesiano! Ma tutto ciò mi sembra solo un postulato, un dogma, un paradosso, non un’argomentazione scientifica.

Che la prova scientifica che la terra ruoti attorno al sole e sia sferica sia dato dalla non fisicità di qualsiasi punto geometrico mi sembra poco razionale in quanto sovrappone e confonde due segmenti differenti della scienza: la geometria piana (e il suo postulato del punto non esteso) e l’astrofisica eliocentrica. Come possono dialogare? Come può una geometria che presuppone ogni misurazione quale lineare provare che la terra sia globulare, ruotante? Non ruota con la terra anche il punto di aggancio? Il Pendolo non è fissato su di un soffitto e il soffitto non fa parte di un edificio terrestre ruotante con tutto il resto della superficie terrestre attorno al sole? Se il punto di aggancio non ruota perché ruota la superficie del pavimento? Una così grande differenza di comportamento fisico a pochi metri di distanza? Se il Pendolo devia e ruota per la rotazione terrestre allora perché non ruotano le altalene e le mongolfiere fissate a terra? Il punto di aggancio nella sua struttura non influisce infine sulla deviazione del pendolo? Non c’è sempre attrito fra il punto di aggancio e il filo, il filo e il peso, e il peso e l’aria? È stata misurata questa interferenza?

Ogni esperimento infatti per apparire autorevole deve il più possibile ricreare un ambiente controllato e isolato in modo da poter studiare con efficacia i fattori e le relazioni che si vogliono approfondire. Eco ricorda nella prima folgorante pagina del suo esoterico romanzo che se il filo non ha peso e non è estensibile in assenza di aria il Pendolo ruota per l’eternità! Anche questo esperimento mentale mi lascia non convinto. In primo luogo ogni filo ha peso ed è estensibile. Anche i cavi metallici si deformano ed estendono nel tempo. In secondo luogo l’assenza di aria non credo garantirebbe un moto continuo. La stessa scienza ufficiale ci insegna che non esiste moto perpetuo. Ma qui l’esperimento mentale è suggestivo perché ci sta dicendo che non c’è alcun moto reale se non quello della Terra, quindi il moto del Pendolo è apparente, ma misurabile. In pratica si presuppone un moto, quello di rotazione terrestre, che andrebbe invece prima provato. Siamo in presenza di una classica inversione causa/effetto. La stessa scienza ci insegna che il “vuoto” non esiste e che l’assenza di aria non garantisce affatto che ci sia il “vuoto” e che nessuna altra forza o energia non operi. La luce stessa è fatta nella sua componente non visibile di una vasta serie di energie. Perché un piccolo pendolo chiuso in una scatola di vetro/plastica (con forellini per far entrare l’aria) non devia e ruota come il Pendolo di Foucault? Perché non studiare l’oscillazione di un Pendolo privo di parti metalliche ma fatto di materiali isolanti?

Foucault studiò proprio questo: l’influenza dei magneti su di un pendolo, scoprendo le “correnti parassitarie” che prendono il suo nome: un pendolo circondato da magneti si arresta più velocemente. Anche la luce crea un suo campo magnetico a cui si oppone un controcampo magnetico, a disegnare come un giroscopio. La stessa oscillazione del pendolo genera un campo di energia così notevole da realizzare il fenomeno della risonanza fra due pendoli. Tutto ciò ci fa dubitare che la spiegazione della deviazione del Pendolo possa essere solo e necessariamente la rotazione terrestre. Perché poi all’equatore il Pendolo non devierebbe? Non ruota anche l’equatore con tutta la Terra?

Insomma l’esperimento di Foucault resta importante e attuale anche oggi ma sembra oggi “troppo galileiano”, cioè eccessivamente fondato su presupposti geometrici, meccanicistici, e riduttivo nel non considerate altre spiegazioni. Il Pendolo non riesce a “fondare se stesso”, non riesce a convincere nel porsi quale “sistema chiuso”. Russell, Kelsen e Wittgenstein ci hanno in più modi dimostrato che ogni sistema logico o pratico non può autolegittimarsi, ma rinvia a un altro sistema o a postulati dati. Nel “sistema Pendolo” l’eliocentrismo presuppone come dogma il geocentrismo dei punti geometrici. Un paradosso logico insolubile. L’esperimento Pendolo” sembra rivelarsi un esperimento più mentale che veramente scientifico, più una visualizzazione suggestiva di una tesi già assunta a priori (la rotazione assiale terrestre).

Un altro fattore non considerato è il moto di rivoluzione terrestre attorno al sole. Se un moto terrestre assiale di 1666 km/h si vede nella deviazione del Pendolo come non riuscire a misurare un moto di più di 107.000 km/h della Terra attorno al Sole? Il difetto principale del modello di Focucault è l’eccessivo valore dato all’aria, stesso errore di Galileo. Foucault, come Galileo, non conosceva la dinamica della portanza, non conosceva gli aerei e pensava che senza aria ogni legge fisica sarebbe stata perfettamente galileiana/newtoniana. Non è così. L’accelerazione della caduta dei pesi è stato dimostrato che varia al variare della qualità dei materiali, e il tutto in assenza di aria. Aristotele aveva ragione, Galileo aveva torto! L’alluminio cade prima del ferro e il ferro prima del piombo in assenza di aria. Questo dimostra che l’importanza dell’aria, così fastidiosa per Galileo perché avrebbe interferito con i suoi esperimenti sui gravi, non è così rilevante, in quanto è la composizione nucleare dei materiali che interagisce con il campo elettromagnetico terrestre il fattore più importante.

Ma Galileo e Newton non potevano saperlo, non conoscendo la fisica nucleare ed essendo digiuni di magnetismo. La gravità, così fondamentale per il pensiero di Galileo e di Newton, non esiste in quanto tale in quanto è solo una “forza apparente”. Non è mai misurabile né è mai stata misurata sulla terra quale forza fisica autonoma! La recente “scoperta” delle “onde gravitazionali” è un bluff che non prova nulla. Semplicemente alcuni scienziati hanno misurato una piccolissima variazione nell’arrivo della luce in due distanti punti di osservazione sulla terra. Questo non prova nulla e può derivare dalle variazioni del campo magnetico terrestre, che non è costante! Come è possibile che la gravità non sia misurabile sulla terra (autonomamente dall’accelerazione di caduta) e sia invece misurabile nell’avvicinarsi di due buchi neri a miglia di anni luce di distanza dalla terra? È assurdo! I buchi neri quindi restano ipotesi astratte, mere formule matematiche.

Aveva ragione Tesla: la “gravità” è una come un’inutile formula magica. Oltre a ciò la fisica nucleare ha dimostrato che anche a livello nucleare non è misurabile la gravità, non è rilevante. Tolta la gravità crollano tutte le teorie dell’astrofisica moderna e crolla nel contempo anche il valore del Pendolo quale “sistema controllato di studio della caduta dei gravi”. L’intuizione iniziale di Foucault si coagula sulla scia dei rozzi esperimenti galileiani sulla caduta dei pesi. Non esistendo la “gravità” quale forza fisica autonoma sulla terra ma avendo quale unica certezza scientifica di una forza terrestre quella elettromagnetica allora cosa regge le orbite dei corpi celesti? Lo stesso Galileo aveva errato pensando che fosse la rotazione assiale del Sole su se stesso (a sua volta pensata senza prove ma in base al movimento della macchie solari, a sua volta spiegabile altrimenti) a reggere la rivoluzione terrestre e le altre orbite planetarie.

Galileo non si accorgeva che ragionava ancora molto aristotelicamente e medievalmente in termini di “attrazione simpatica” fra corpi differenti. Il facile crollo dei modelli teorici dell’astrofisica moderna è facilmente osservabile nella spiegazione “ufficiale” (meramente congetturale) delle comete e delle stelle cadenti (che Galileo riteneva meri effetti ottici!). Le comete ci dicono infatti essere sono corpi di pochi kilometri di diametro contenenti gas e ricoperte di ghiaccio e che le stelle cadenti sono frammenti di comete che cadono sulla terra. Ma ci sono obiezioni insuperabili: se le comete periodiche generano le stelle cadenti ci dovrebbero essere anni senza stelle cadenti in quanto le comete di lungo percorso tornano ogni 70 e 130 anni e invece ogni anno abbiamo le stesse stelle cadenti negli stessi appuntamenti periodici (11-12 agosto, 3 ottobre, 21 aprile, ecc.).

Seconda obiezione: se sono corpi così piccoli come fanno a lasciare scie di gas e polveri di centinaia di migliaia di kilometri? Non dovrebbero consumarsi in pochi minuti se viaggiano alla velocità di decine di migliaia di k/h? Infine se sono attratte nel nostro sistema solare dalla magica “forza di gravità” in quanto il nostro sole si muove attorno al centro della sua galassia andando a “disturbarle” dalla una loro ridicola e presunta immobilità, perché non cadono tutte nel nostro Sole che le attrae ma vi girano attorno? E perché non vediamo mai meteoriti che impattano la luna se i suoi crateri sono stati generati da tali impatti? E come è possibile che tali impatti siano stati così perfetti da aver generato sempre crateri perfettamente circolari?

Come vedete dopo 400 anni di moderne osservazioni la Grande Scienza non sa ancora molto sulle comete e sulle stelle cadenti più di quanto ne sapessero gli antichi! Un altro mistero: dopo 400 anni non riusciamo a ingrandire le stelle con i nostri potentissimi telescopi, come pure non vi riusciva Galileo il cui telescopio comunque vedeva la macchie solari, Saturno e i crateri della Luna! Se notate le stelle di cui ci mostrano le fotografie non sono sostanzialmente diverse dalle stelle viste a occhio nudo! Strano, no? Tornando al Pendolo l’errore di ragionamento moderno fu ritenere l’isomorfismo dell’oscillazione di ogni pendolo prova dell’esistenza di una “costante gravitazionale” (in realtà ben poco costante in quanto necessitante varie correzioni) mentre tale affascinante sincronia fra i due archi di oscillazione può essere dimostrata con l’equivalenza delle due polarità magnetiche, ricordando che ogni punto sulla terra si comporta come un magnete (e l’aria non centra). Anche le fasce di Van Allen presentano la classica duplice ellisse propria di ogni duplice polarità magnetica.

I paradossi continuano e la Grande Scienza si mostra “appesa a un filo”, pur senza perdere tutto il suo fascino e preziosità, ma anzi accrescendolo nel suo intimo e costante contatto con il Mistero vivente che noi siamo e che il cosmo è. La bilancia di torsione di Cavendish non è altro che un doppio pendolo metallico. Perché una massa più grande dovrebbe attrarre una massa più piccola? Se fosse vero allora un peso grande dovrebbe cadere più lentamente dal cielo sulla terra, ma ciò non accade. Il celebre esperimento mentale di Galilei è assolutamente infondato a livello sia logico che sperimentale in quanto due pesi differenti e connessi non si frenano (così parrebbe se trattati aritmeticamente come fossero + e - ) ma costituiscono un sistema unico di proporzionale densità e accelerazione di caduta. Il foglio che cade alla stessa velocità del libro sottostante è facilmente spiegabile in termini di movimento dell’aria, differenziale di pressione e di sistema unico di densità, senza scomodare le ipotesi galileiane che esaltano il ruolo dell’assenza di aria. Il foglio resta aderente al libro sia per l’aria che accelera ai lati schiacciandolo verso il basso, sia il fatto che si crea un “sistema unico” come nell’esempio dell’ “ascensore di Einstein”. L’aria c’è ed eccome nell’esempio del “sistema foglio/libro”!

La cosa si spiega ancor meglio se si soffia tra due mele appese e si nota che le mele si avvicinano, invece di respingersi. La dinamica degli aerei boccia gli esperimenti mentali di Galileo! È nel dipolo, nell’elettromagnetismo, nei controcampi che va cercata la spiegazione della torsione di Cavendish. Nessun fenomeno di attrazione orizzontale si verifica sulla terra! Una cosa certa: Newton, Cavendish e Waltenhofen dimostrano che il modello del pendolo, pur così semplice, è ancora oggi al centro delle radici della Scienza e non ha perso la sua attrattiva né tutto è stato detto!