Se non ci fossero stati gli americani, cantava Giorgio Gaber, saremmo stati… europei. Con le nostre lucine colorate e i taxi ancora neri. Invece gli americani ci sono stati e ci sono: chewing-gum. Adesso, mentre quel chewing-gum, gomma americana, appunto, ci risulta ancora indigesto esteticamente, anche se lo mastichiamo fino a sganasciarci in modo poco urbano, poco europeo si direbbe, stiamo per diventare sudditi della Cina. Pare che i bambini nati oggi a diciotto anni guarderanno all’Asia e non all’America. Forte di una cultura millenaria di portata gigantesca e debole per averla svilita, l’Europa non sa uscire dai pasticci: è decrepita e destinata alla scomparsa per consunzione o sta solo perdendo le forze in balìa della pigrizia e del disincanto?

Rita Maffei, regista e attrice di Lady Europe, prodotto dal CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia con il Mittelfest 2012, se lo domanda e, per tentare una risposta, ha incarnato l’Europa in una signora di mezza età ancora piacente ma piuttosto acciaccata, lambita da una menopausa disturbante palesata dall’inequivocabile tinta dei capelli, “quella” tinta alla quale si ricorre in piena crisi da crollo di ormone. E l’ha incarnata, anche se in modo meno appariscente, nella coscienza della signora: il suo maggiordomo Butler impersonato da Emanuele Carucci Viterbi.

Lady Europe è un progetto di installazione abitata teatral-musicale. Lady Europe riceve il pubblico in uno spazio pieno di poltrone e divani: il salotto è frequentato da passanti, immigrati, bambini, domestiche, uomini d’affari, e al suono di canzoni, karaoke, blob televisivi va in scena un mix di antica grandeur e attuale recessione, di vecchiaia incipiente e e folate di vita, mentre Butler tenta di evitare la catastrofe. Il salotto è costellato di quadri e libri, ma quei capolavori corrispondono a qualche cosa che c’è ancora o sono solo testimoni di intelligenze passate? Lady Europe, con lunga chioma bionda ossigenata, è inconsapevole della decadenza e porta il consapevolissimo Butler all’esasperazione. Nella litigata fra i due c’è una violenza che in molti spettatori suscita un’angoscia profonda. “Lei ha sputtanato un grande patrimonio - urla il maggiordomo alla donna-continente, subito prima di abbandonarla. - Io ho vissuto con lei sull’orlo del fallimento e ho fallito.” Uno scossone necessario: nella sua ultima battuta Lady Europe annuncia che rinnoverà la sua casa. Ha capito. E Butler rientra con i sacchetti della spesa.

Rita Maffei, che ha scritto il testo con Enzo Martines, formula la sua ipotesi: l’Europa, certo malandata e “con un immaginario sciatto e banale” sul quale dovrebbe fare autocritica, non è ancora spacciata. Un ragazzo cinese, fra gli ospiti del salotto di Lady Europe, canta l’ultra celebre aria di Nemorino Una furtiva lagrima dall’Elisir d’amore di Donizetti. La regista udinese pensa che la Cina non farà altro che impadronirsi della nostra cultura per rivendercela? Per Carucci Viterbi, attore romano di speciali cultura e rigore etico, prediletto dal CSS di Udine per il quale ha recitato in memorabili spettacoli scritti, fra gli altri, da Giuliano Scabia e Cesare Lievi, quello di Butler è “un ruolo meraviglioso. Il maggiordomo è un personaggio pieno di chiaroscuri e anche di neri nerissimi, ma capace di ricordare che la figura del politico può essere alta”.

Lo spettacolo ha debuttato a luglio a Cividale ed è stato ripreso nei giorni di dicembre a Udine, in attesa di una tournée italiana. Racconta Carucci Viterbi che durante le prove e le rappresentazioni il clima di lavoro è stato splendido: “Tutte le persone sono state deliziose dal punto vista umano, gli attori, i tecnici, la straordinaria musicista Francesca Breschi, e giuste in quello che facevano. Dimostrazione che quando uno si vuole bene e ha le idee chiare poi le cose vengono”. Potrebbe essere un buon suggerimento per l’Europa, appena premiata con il Nobel della Pace: meno piccinerie campaniliste e più lungimiranza. Aver smesso di fare la guerra non basta.

Immagine 5: Il ratto d'Europa, Guido Cagnacci