CreActivity, il progetto artistico di Antonella Benanzato, curato da Enrica Feltracco e Giulia Granzotto, presentato al Fac, Fusion Art Center di Padova, nasce da lontano. L'artista padovana con le sue 11 tele ha voluto illustrare il processo creativo. Una ricerca che si muove in parallelo tra colore e musica.

L'artista, in occasione dell'inaugurazione, ha eseguito una performance pianistica in cui ha suonato le sue opere, veri e propri spartiti colore. “Il processo creativo" – racconta Antonella Benanzato - "è al centro della mia ricerca artistica. Creare implica il pensiero, quindi l'idea che diventando intenzione si trasforma in atto, dunque in azione. Ecco perché il gioco di parole di Creativity-Activity, titolo dell'evento che si è svolto alla Fac (Fusion Art Center)”. Anche la ricerca sugli stati non ordinari della coscienza, sono parte integrante del percorso artistico di Antonella Benanzato. “Per me, e questo da sempre – racconta ancora - colore e musica sono tutt'uno, un unicum che prefigura una sorta di sinestesia innata. Ogni immagine, ogni colore per me ha un suono, rappresenta una costruzione musicale, ha una tonalità. E così persone, oggetti inanimati, situazioni e circostanze, ma anche eventi che sono parte del quotidiano più immediato. Come la pioggia, o il vento e lo stormire delle foglie. Ogni cosa risuona, nella mia visione. Nulla di nuovo, certo. Il processo sinestetico è stato ampiamente studiato ed è personalissimo. Ogni artista che si è cimentato su questo sentiero aveva la sua personale scala cromatica e musicale. Il vissuto, infatti, come spiega molto bene la neuroscienza, influenza profondamente il riferimento cromatico e, di conseguenza, la tonalità musicale”.

Il 12 marzo Benanzato ha compiuto una performance-esperimento che ha coinvolto anche il pubblico. Una sequenza di brani che rappresentano le tele esposte: da strutture più compiute a vere e proprie incursioni nell'astrattismo musicale, strizzando l'occhio a John Cage. “Quello che ho voluto evidenziare nel corso della performance-installazione CreActivity coinvolge non solo le mie opere pittoriche" – racconta l'artista - "ma anche il suono che esse emettono, che è un suono ricreato e riverberato dalla presenza del pubblico, parte attiva di questo processo. Tutto ciò che suono, in un particolare stato di coscienza, meditativo, sarà il frutto della visione delle mie opere e della visione che avrà il pubblico delle mie opere. Il tutto fluirà in un unico e omogeneo stato di coscienza collettivo che produrrà l'espressione artistica. Questa dimensione estetica e sensoriale diventerà musica, come diventa anche opera pittorica. Nulla è preparato, tutto viene improvvisato, fuori copione. Io divento il medium di una situazione unica e particolarissima che verrà precisamente a situarsi e a crearsi nel corso della performance. Questo per dimostrare ancora una volta, se ve ne sia bisogno, che tutto è uno. Che tutto è legato e correlato. Incluse le mie opere, la mia musica e le persone che le guarderanno e che sono per me, colore e musica. Spesso bellissima”.

L'esposizione CreActivity vuole narrare per immagini e suoni il processo creativo, partendo dal colore allo stato puro, libero nella sua espressione, così come è l'idea quando bussa alla nostra porta. Emergendo dalla parte più profonda di noi, il nostro vero sé, la parte più pura dove ogni potenzialità può diventare atto. La prima parte dell'esposizione si dipanerà proprio a partire dal colore lasciato nella sua forma più pura e creativa. Successivamente l'elaborazione del processo creativo viene sistematizzata dal cervello, che costruisce reti neurali, struttura, definisce, pianifica. Ecco che, il colore, prima libero, viene geometrizzato. Il quadrato, il cerchio rappresentano il linguaggio della matematica, si dice che l'Assoluto parli attraverso le forme geometriche, così come l'universo parla il linguaggio della matematica. Come del resto la musica. Al termine l'ideazione sistematizzata diventa creazione, esprimendosi come un'onda sinusoidale o sghemba, una scintilla creativa, che attraversa il colore e lo potenzia del concetto. “Essendo il colore e l'immagine, per me, intimamente connesse alla musica" – prosegue ancora l'artista - "e alla creazione musicale, ogni opera diventa una partitura che emerge dall'inconscio, da quella parte autentica e libera capace di esprimere la potenza del processo creativo”.

Il significato delle opere e della ricerca di Benanzato è stato decrittato e spiegato dalla curatrice, Enrica Feltracco. “È un’arte musicale e musicata" – sottolinea - "attraverso la musica Antonella Benanzato intreccia legami carichi di differenti significati invitandoci a esplorare nuovi orizzonti, in un confronto continuo tra l’azione pittorica e quella musicale. Verrebbe spontaneo citare Kandiskij: “Presta le tue orecchie alla musica e apri i tuoi occhi alla pittura e smetti di pensare". “Di certo la musica" – prosegue Feltracco - "è l’arte che meglio ha descritto la vita psichica dell’artista in un movimento di forme che non sono visibili e che invece per alcuni di essi ha rappresentato la base del loro interesse. Vengono subito alla mente campioni dell’avanguardia pittorica come il già citato Kandiskij, che così tanto ragiona di creare la vita dei suoni, oppure Paul Klee, anch’egli votato a raccontare il suo universo musicale sulla tela. E comunque senza addentrarci troppo nel pur affascinante mondo della storia degli affratellamenti tra pittura e musica, quante volte ci capita di associare involontariamente un colore ad un suono e viceversa? In fondo questo è il mondo che Antonella Benanzato esplora con rigore e acume: il mondo della sinestesia, la dimensione degli incroci e delle moltiplicazioni sensoriali, le contaminazioni tra i sensi e i loro «giochi» cromatici e armonici. Un’esplorazione che non è solo intellettuale e riflessiva, ma che l’artista «attraversa» emotivamente dipingendo, componendo, cantando. E studiando. Piccola annotazione personale. L’ho vista all’opera pochi giorni fa proprio mentre si stava discutendo dell’allestimento ed è stato più forte di lei: è bastato un pianoforte per raccontarci musicalmente un suo quadro e farci comprendere quanto la sua ricerca sia meticolosa e intimamente inseguita”, conclude Enrica Feltracco.