Una nuova ricerca ha analizzato i rapporti tra le varie specie animali all'interno degli ecosistemi per capire le estinzioni del passato ma anche quelle possibili nel futuro.

Un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Science descrive una ricerca sul collasso e sulla rinascita degli ecosistemi nel Sud Africa durante la più devastante estinzione della storia della vita sulla Terra. Gli autori di questo studio, il dottor Peter Roopnarine della California Academy of Sciences e il dottor Kenneth Angielczyk, del Field Museum di Chicago, hanno usato un approccio innovativo per analizzare il collasso di molte forme di vita sottolineando l'importanza critica delle reti alimentari.

La rete alimentare, chiamata anche rete trofica, viene tipicamente spiegata in parole semplici con l'espressione "chi mangia chi" in un ecosistema. Essa è composta da nodi che corrispondono alle relazioni preda-predatore. All'interno di una rete alimentare ci sono flussi di materia ed energia, ad esempio sotto forma di cibo costituito da una preda per il suo predatore.

La grande estinzione alla fine del Permiano è avvenuta poco più di 250 milioni di anni fa, perciò non ci sono abbastanza fossili o altre prove geologiche per ricreare un ecosistema. Di conseguenza, Roopnarine e Angielczyk hanno dovuto ricorrere a modelli matematici per creare un'approssimazione degli ecosistemi studiati.

L'uso di modelli matematici ha permesso di compiere delle simulazioni di reti alimentari basate sulle specie effettivamente esistite prima della grande estinzione della fine del Permiano. Roopnarine e Angielczyk hanno provato ad assegnare diversi ruoli alle varie specie animali con diversi legami tra predatore-preda.

Generando parecchie possibili reti alimentari, è stato possibile esaminare ognuna di esse per vedere quanto poteva essere stabile con risultati sorprendenti. Tra i vari modelli, il più stabile è risultato essere quello che replicava il più fedelmente possibile la vera rete alimentare.

Nell'estinzione di fine Permiano gli animali più vulnerabili furono i piccoli amnioti, vertebrati dai cui sopravvissuti si sono sviluppati gli odierni rettili, uccelli e mammiferi. Secondo Peter Roopnarine le reti alimentari dell'epoca sono state destabilizzate perché i piccoli amnioti non erano in grado di supportare comunità molto stabili.

Queste analisi di antichissime reti alimentari ci aiutano a capire le dinamiche delle estinzioni e delle rinascite degli ecosistemi ma ci forniscono anche indicazioni su ciò che potrebbe accadere in futuro. Oggi le specie animali si stanno estinguendo a un ritmo preoccupante e molti scienziati hanno già avvertito del pericolo di una nuova grande estinzione, che stavolta avrebbe gli esseri umani come causa principale.

Secondo Peter Roopnarine dobbiamo capire i rapporti tra le specie che stiamo portando all'estinzione e quali ruoli giocano nella stabilità del loro ecosistema. Lo scienziato ha citato come esempio il collasso del merluzzo nordico, nome scientifico Gadus morhua, uno dei pesci più pescati nel mondo. Questa specie si riproduce solo dopo molti anni di vita e la sovrapesca di cui è vittima ha portato all'esaurimento in Canada già negli anni '90 e a un pericolosissimo declino nel mar Baltico e nel mare del Nord.

La gravissima situazione del merluzzo nordico ha generato grossi problemi negli ecosistemi marini in cui una volta era abbondante. In sostanza, questa specie è fondamentale per far funzionare gli ecosistemi di cui fa parte. Quanti altri ecosistemi potrebbero venire destabilizzati perché una singola specie viene cacciata o pescata troppo o è semplicemente vittima di altre attività umane?

Era già risaputo che la biodiversità permette di mantenere stabilità all'interno di un ecosistema ma studi come questo permettono di capire quali siano le specie chiave in un certo ecosistema. Analisi degli ecosistemi del passato possono farci capire meglio la situazione di quelli presenti ma è fondamentale supportare queste ricerche e anche agire per conservare gli ecosistemi. L'alternativa è rischiare davvero di trovarci nel mezzo di una nuova grande estinzione con tutte le conseguenze del caso anche sugli esseri umani.