Abbiamo sofferto il caldo, abbiamo sopportato gli anticicloni africani con i nomi più irritanti, abbiamo rischiato lo shock termico passando dal simil-deserto all’abitacolo congelato delle nostre auto, abbiamo dovuto mettere gli adorati vinili in frigo per paura che si sciogliessero, ma ora finalmente l’estate è al capolinea. Per molti il concetto si sovrappone alle previsioni meteorologiche, e l’arrivo annunciato dei primi nuvoloni gonfi d’acqua significa fine della canicola. Per me, da undici anni, il cambio di stagione è segnato dalla musica. No, niente Vivaldi, in questo caso: l’annuncio dell’autunno imminente arriva dalle note del Serravalle Jazz, che quest’anno si tiene dal 26 al 28 agosto.

Ho scoperto il festival quasi per caso, quando mi sono trasferito proprio a Serravalle Pistoiese. Ho passato la prima serata, sferzato dal vento e con la felpa addosso, facendomi riscaldare dalle note della Big Band prestata da Barga Jazz. Da allora, e sempre di più, mi sono innamorato di questa piccola perla. L’ambientazione sono le mura diroccate di una rocca medievale, dove un anno fa la manifestazione ha festeggiato il decimo compleanno. E’ un vero miracolo per un festival che non si appoggia a organizzazioni professionali e ha quattro elementi fondamentali (non me ne vogliano gli altri) a mantenerla in vita facendola sempre crescere: un vulcanico e instancabile innamorato della musica come direttore artistico, Maurizio Tuci, la fondazione di una banca (la Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia) che finanzia, il comune di Serravalle che offre location e servizi logistici, e Barga Jazz che presta la Big Band diretta da Bruno Tommaso oltre ad alcuni ospiti di rilievo, anche internazionali. Negli anni di qui sono passati, per citarne qualcuno dei più famosi, Lee Konitz, Tom Harrell, Steve Swallow, Dave Liebman, Kenny Wheeler. Tutti personaggi citati in qualsiasi enciclopedia del jazz, tutti protagonisti fra i maggiori rimasti in vita nella storia di questa musica. Tra gli italiani si sono visti molti dei migliori, a cominciare da Enrico Rava, Renato Sellani, Fabrizio Bosso, Mauro Grossi, Piero Tonolo, Ares Tavolazzi, per arrivare al giovanissimo pianista Alessandro Lanzoni e a Francesco Bearzatti, premiato dall’accademia francese del jazz come miglior musicista europeo del 2011. Sono un po’ di nomi buttati lì, presi da una lista quasi infinita.

Tutto questo è gratis: non si paga per entrare, non si paga per sedersi, non si paga per ascoltare la musica. Si spende, poco, solo per mangiare e bere. E’ un paradiso dei jazzofili, ma il vero prodigio è il coinvolgimento di chi si avvicina al genere per la prima volta, timidamente, sfruttando l’atmosfera amichevole e leggera che è il marchio di fabbrica di questo appuntamento, oltre all’ingresso libero. Anche quest’anno il cartellone offre grandi spunti, il tema dell’undicesima edizione è “C’era una (s)volta”, e mette a confronto una lettura arcaica e tradizionalista dell’era swing, offerta dalla N.P. Big Band di Roberto Resaz come chiusura dell’ultima serata, martedì 28 agosto, e il tentativo di rivoluzione di Sun Ra, eclettico musicista e compositore omaggiato dalla Big Band di Barga con ospite il trombonista Gianluca Petrella nella prima serata, domenica 26 agosto.

Sono molto curioso di capire come verrà proposta la musica complessa e allergica a qualsiasi catalogazione di un genio pazzo, morto nel ’93, che pretendeva di inserire sui contratti discografici i diritti d’autore per le vendite su Marte. E’ un materiale impegnativo, a volte ostico, ma sono convinto che Petrella e Tommaso sapranno renderlo affascinante per tutti. Naturalmente c’è anche molto altro, per esempio il duo Danilo Rea-Flavio Boltro e l’omaggio a Jorge Amado della cantante brasiliana Rosa Emilia, entrambi nella seconda serata. Il programma completo potete trovarlo qui http://www.fondazionecrpt.it/serravallejazz.html, e se leggerete questo articolo quando il festival sarà già finito, segnatelo sul calendario 2013: comincia ogni anno l’ultima domenica di agosto e va avanti fino al martedì. Se non siete lontani, o se avete voglia di farvi un giro nel cuore della Toscana, mi troverete sempre sotto le torri della rocca di Castruccio a godermi questa bellissima sigla finale dell’estate. Me la merito, dopo che a Gent, in Belgio, non sono riuscito a intrufolarmi nell’area vip alle prove di un concerto di Leonard Cohen, che da quelle parti, in una piccola e splendida città delle Fiandre, ha suonato per cinque serate spalmate su una settimana, cominciando proprio nel giorno in cui ero costretto ad andarmene da lì. Qui da noi, il calendario offre una sola esibizione all’Arena di Verona, di lunedì, in un 24 settembre a rischio pioggia, senza repliche né altre soste lungo lo stivale. Saluti dall’Italia, estrema periferia dei tour mondiali.