Il mercato dell’arte si sta rilevando negli ultimi anni un’ottima fonte di investimento alternativo, in grado anche di supportare, in maniera efficiente, ogni aspetto del processo decisionale, relativo alla gestione e alla valorizzazione dei beni culturali. Dato il periodo di incertezza che caratterizza il mercato finanziario, l’interesse per tutte quelle forme di allocazione delle risorse, diverse dalle azioni e obbligazioni, sta crescendo sempre di più non solo all’interno di istituzioni pubbliche ma anche tra privati.

Dagli anni '70 ad oggi, l’evoluzione dei servizi offerti dalla consulenza finanziaria si è incentrata sempre più nel mercato artistico, offrendo molteplici offerte e possibilità per accedere alla compravendita di un’opera o alla gestione del patrimonio artistico. L’irregolarità del mercato dell’arte e i suoi svariati canali distributivi hanno richiesto la formazione di nuovi operatori specializzati, che oltre ad avere una conoscenza accademica del settore, abbiano anche competenze in campo strettamente finanziario. Nel corso della storia dell’arte, un tentativo di gestione dei beni artistici, strategica dal punto di vista finanziario, si era già avuta con i grandi collezionisti e mercanti, come ad esempio l’attività svolta da Paul Durand Ruel all’interno del movimento Impressionista, ma non si poteva ritenere una professione ufficializzata e riconosciuta.

Nel 2006 è nata in Italia l’Associazione Italiana per l’Art Advisory, che si pone come obiettivo l’analisi e lo studio del mercato dell’arte per incrementarne l’efficienza e la trasparenza. Da quando, infatti, l’opera d’arte è stata considerata non solo dal punto di vista estetico ma anche economico, si è avuta la necessità di istituzionalizzare una nuova figura professionale, quella dell’art advisor. A metà tra conoscitore d’arte e analista finanziario, l’art advisor ha il compito di orientare i propri clienti nell’acquisto o investimento dell’opera d’arte. Inoltre è pratico nelle consulenze di carattere legale, assicurativo ed è in grado di fornire indicazioni circa le modalità di conservazione e trasporto dei dipinti. Formazione in ambito storico-artistico e competenze economiche sono quindi gli ingredienti necessari per riuscire a svolgere un ottimo servizio di consulenza. Spesso sono le grandi banche o gli istituti di credito di dimensione medio-grande che dispongono di un ufficio di art advisory presso i loro dipartimenti.

La popolarità di questa nuova figura professionale coincide infatti con il tentativo delle banche di fidelizzare la propria clientela con strumenti evoluti dal punto di vista culturale. Mentre in Italia non sono ancora molte le banche in grado di offrire questo tipo di consulenza, in America, Inghilterra e Svizzera il servizio dell’art banking è integrato da tempo nell’offerta delle banche. Agli inizi degli anni Ottanta, l’art banking è proposto da Citybank a New York come servizio esclusivo per la clientela private, in grado di poter diversificare il loro portafoglio finanziario. In seguito, le principali banche internazionali operative nell’ambito del settore del private banking, da Schroders a Ubs, da Deutsche Bank a Paribas, hanno strutturato al loro interno un vero e proprio dipartimento di art advisory.

Esiste, però, una sottile differenza tra il servizio dell’art advisory e quello dell’art banking: mentre infatti nel primo caso, il processo di mediazione tra le parti è fondamentale, nel secondo caso il centro dell’attività non è rappresentato dal processo, bensì dal cliente e dal suo patrimonio. L’art advisor deve instaurare con il cliente un rapporto di profonda fiducia, basato su discrezione e professionalità, ponendosi come arbitro all’interno del mercato dell’arte, in grado di valutare in maniera imparziale la relazione tra la domanda e l’offerta.

Tra i principali servizi offerti da un dipartimento di Art Advisory dobbiamo distinguere quelli relativi alla consulenza e quelli volti alla gestione del personale patrimonio artistico. I primi comprendono diversi servizi connessi all’acquisto o alla dismissione dei beni, quali la valutazione, la guida all’acquisto e alla vendita di opere, i vari tipi di consulenza e la due diligence dell’opera, come ad esempio l’analisi storico artistica o l’accertamento delle varie autentiche. Nel secondo caso, invece, per individuare e offrire al cliente un sistema affidabile per calcolare il plusvalore dell’opera, vengono analizzate diversi servizi di gestione del patrimonio, quali il restauro, la manutenzione e il trasporto.

Da uno studio dell’Associazione Italiana private Banking risulta che, tra i servizi di consulenza più richiesti agli art advisor, ai primi posti ci sono il rilascio sulle perizie di opere d’arte, la stima e la valutazione economica dell’opera e la consulenza assicurativa per la copertura dai danni materiali e diretti, a seguito di eventuali danneggiamenti dell’opera. Dal momento che il mercato dell’arte si caratterizza per la sua irregolarità, non potendosi annoverare nella categoria dei mercati perfetti, e che, a seconda dei periodi, esalta determinati stili o determinati artisti, è sempre opportuno richiedere più pareri per capire come valutare un buon investimento.