Si esce dall’autostrada, si seguono le indicazioni in direzione Mantova e dopo poco inizia a delinearsi un incantevole skyline: è la vista della città da Ponte San Giorgio, la via principale per accedervi.

Questa bellissima immagine da cartolina rimane subito impressa, e rende desiderosi di scoprire tutti gli altri tesori di questa città. Che sono sicuramente molti: tanto per cominciare, Palazzo Ducale, uno dei più grandi d’Europa e che infatti più che un semplice palazzo si potrebbe definire una vera e propria città, in quanto è costituito da un vasto insieme di edifici, cortili e giardini. Della struttura del Palazzo fa parte anche lo splendido Castello di San Giorgio, imponente e suggestivo, dove Andrea Mantegna, chiamato a Mantova nel 1460 dal marchese Ludovico e vissuto nella città virgiliana fino alla morte, realizzò la sua opera più celebre e più geniale, la Camera Picta o Camera degli Sposi.

E a pochi passi di distanza, si trova l’ariosa Piazza delle Erbe, progettata da Leon Battista Alberti, in cui si impongono il Palazzo della Ragione e la Torre dell’Orologio. E a fianco ecco anche la Basilica di Sant’Andrea, una delle opere principali dell’Alberti, di cui lascia senza fiato sia la facciata esterna, maestosa e classica, sia l’interno, completamente affrescato con disegni rinchiusi in forme geometriche, che però non appesantiscono la visione, anzi ampliano la prospettiva dando veramente la sensazione di trovarsi a contatto con l’infinito.

Camminando un po’ nelle curatissime strade mantovane, si arriva poi a uno degli edifici più singolari e caratteristici di tutti i tempi, Palazzo Te, il capolavoro mantovano di Giulio Romano, costruito e decorato tra il 1525 e il 1535 come luogo destinato all'"onesto ozio" del committente, Federico II Gonzaga. Il genio di Giulio Romano vi trasfonde tutta la sua cultura raffaellesca e michelangiolesca, lasciando testimonianza di una profonda conoscenza della tradizione classica e proponendovi inedite e sorprendenti invenzioni. Vive emozioni accompagnano il visitatore in un percorso ricco e vario: dal Cortile d'Onore alla Sala dei Cavalli, dalla Camera di Psiche a quella dei Venti e delle Aquile, dalla preziosa Camera degli Stucchi alla tumultuosa Camera dei Giganti. Alcune stuzzicanti curiosità: Palazzo Te è stato per molto tempo il luogo di piacevoli peccati amorosi, visto che proprio qui Federico II si incontrava con la sua amante Isabella Boschetti, mentre la moglie Margherita Paleologo se ne stava tranquilla nelle sue stanze di Palazzo Ducale. E infatti in molte stanze di Palazzo Te si può vedere rappresentata la salamandra: Federico II, da buon alchimista, vedeva nella salamandra l’animale in cui trasformarsi, perché credendola resistente al fuoco poteva resistere anche al fuoco dell’amore. I sortilegi dell’alchimia e la magia delle metamorfosi…

E queste sono solo alcune delle bellezze storico-artistiche della città: ogni suo angolo ha infatti una sua particolarità e singolarità, che però si fonde in maniera perfetta con tutto il resto. Quello che colpisce maggiormente di Mantova è forse proprio questo suo “carattere” fortemente delineato, quasi che la città stessa fosse consapevole di avere un fascino diverso da quello di molti altri luoghi. Anche camminando per le vie del centro e osservando i mantovani che vi passeggiano tranquillamente, si percepisce un sentimento di orgoglio e nello stesso tempo il desiderio non solo di conservare tutte le bellezze della loro città, ma nello stesso tempo anche di farle scoprire a coloro che la visitano. E questo sentimento di orgoglio è dimostrato anche dalla cucina mantovana, caratterizzata da tanti piatti tipici che difficilmente si possono trovare altrove: una cucina dalle antiche tradizioni, raffinata nelle sue realizzazioni ma estremamente popolare nella capacità di sfruttare tutto ciò che madre Natura offre: dalle erbe da campo, alla cipolla alle pere.

Passeggiando per la città ci si accorge che la maggior parte dei ristoranti presenti propone piatti tipici della tradizione, e di ristoranti “internazionali” ce ne sono davvero pochissimi. E anche queste tipicità hanno un “carattere” fortemente delineato, a cominciare da quelli a base di zucca, uno degli ingredienti più ricorrenti, soprattutto per i primi: non c’è ristorante mantovano che non proponga i tortelli di zucca, belli da vedere e gustosissimi da mangiare. Tra i primi, ecco anche il risotto alla pilota, caratterizzato dal fatto di avere i chicchi ben asciutti e separati, a differenza di quanto avviene nei risotti emiliani o milanesi. Il nome “alla pilota” deriva da colui che lavora alla pila del riso, lo stabilimento dove esso viene pulito, trattato e preparato per la vendita. In questa ricetta, il riso si unisce al sugo di maiale, animale principe della cucina locale.

E a Mantova, terra di laghi e di fiumi, un altro alimento molto apprezzato è il pesce, in particolare il luccio, che di solito viene servito con una succulenta salsina. Per non parlare dei dolci: la regina incontrastata è la torta “sbrisolona”, un perfetto connubio di farina di mais e mandorle, chiamata così proprio perché “sbriciola”, ma poi ce ne sono molti altri, come la torta helvetia. Questa fu ideata dalla famiglia di pasticceri svizzeri Putscher, che avevano aperto i loro negozi a Mantova alla fine del 1700 e avevano voluto dedicare questo dolce, che unisce le tradizioni della terra d’origine con quella di elezione, alla loro nazione, e da qui il nome Elvezia (o Helvetia). In questo golosissimo dolce, tra dischi di pasta sovrapposti di mandorle tritate, albumi montati a neve e zucchero vi sono strati di creme di burro e zabaione. Tra le altre cose, i mantovani rivendicano la paternità dello zabaione, in quanto la più antica ricetta conosciuta è quella del cuoco di corte dei Gonzaga.

Ecco quindi che a Mantova la giornata passa velocemente e assai piacevolmente, tra le visite alle sue innumerevoli bellezze storico-artistiche e le piacevoli soste nelle invitanti pasticcerie e osterie presenti. Una città che si può veramente definire un vero e proprio scrigno di tesori, capace di affascinare e conquistare il visitatore, destando in lui il desiderio di ritornarvi il prima possibile.