Il 29 ottobre 2014 un razzo vettore Antares di Orbital Sciences è esploso pochi secondi dopo il decollo. L'indagine è ancora in corso ma fin da subito i sospetti sono caduti sui motori che alimentavano il primo stadio del razzo. Si tratta di motori del modello AJ26-62 della Aerojet Rocketdyne che però sono in realtà una versione modificata dei motori NK-33 costruiti negli anni '60 in URSS.

Che Orbital Science utilizzasse motori di fabbricazione sovietica era ben noto nell'ambiente aerospaziale e ciò aveva acceso anche qualche polemica. Era inevitabile che l'incidente ravvivasse e amplificasse le polemiche e sono bastati i risultati preliminari non ufficiali dell'indagine per convincere Orbital Sciences a rinunciare a quei motori.

Secondo le prime notizie, un problema alla turbopompa di uno dei motori è stato la causa di una perdita di propulsione. Il guasto non è stato la causa diretta dell'esplosione, che è stata innescata dal sistema automatico che in quei casi termina il volo. Esso limita i danni permettendo a tutto il propellente di bruciare in aria e non al suolo.

La storia dei motori NK-33 è piuttosto curiosa dato che è iniziata durante il programma spaziale sovietico. Questi motori vennero costruiti per il razzo vettore che avrebbe dovuto lanciare le navicelle sovietiche sulla Luna e le ambizioni erano tali che ne vennero costruiti tra i 150 e i 200. La sigla NK veniva dalle iniziali del capo progettista Nikolay Kuznetsov, che nel corso degli anni '60 sviluppò diversi motori per i razzi sovietici.

Vari tentativi di lancio del razzo vettore sperimentale, chiamato N1, erano già falliti con l'utilizzo di un precedente modello di motore. I motori NK-33 dovevano contribuire a risolvere i problemi ma a quel punto il problema era diventato anche politico e non solo tecnico. All'interno del programma spaziale sovietico c'erano varie fazioni con vari referenti ad alti livelli nel partito comunista e le lotte di potere interferivano con gli sviluppi tecnici.

Nel caso dello sviluppo del razzo vettore N1, quando venne il momento di svilupparne la nuova versione con i motori NK-33 si era già alla fine degli anni '60. La missione Apollo 11 segnò la vittoria degli americani nella corsa alla Luna e dopo ulteriori fallimenti nei test del nuovo razzo sovietico una resa dei conti anche a livello politico in URSS portò alla cancellazione del progetto all'inizio degli anni '70.

Dal Cremlino arrivò l'ordine di eliminare tutte le tracce del progetto N1, compresi i motori. Per Nikolay Kuznetsov era una prospettiva terribile sia dal punto di vista personale che da quello professionale. È per questo motivo che decise di non obbedire agli ordini e, anche sfruttando le complicazioni e la tendenza alla segretezza della burocrazia sovietica, riuscì a nascondere i motori NK-33 e quelli di un altro modello simile chiamato NK-43.

Circa vent'anni dopo, dopo il crollo dell'URSS, cominciarono ad esserci contatti tra ingegneri americani e russi che lavoravano nel campo aerospaziale. A quel punto, gli americani scoprirono che c'era qualcuno disposto a vendere motori per razzi spaziali ad elevatissime prestazioni prodotti seguendo un progetto che negli anni '90 era ancora innovativo oltre che elegante.

Le perplessità riguardo alle prestazioni dei motori sovietici vennero cancellate da una serie di test e 36 di essi vennero acquistati da Aerojet, la società che nel 2013 divenne Aerojet Rocketdyne dopo la fusione con Pratt & Whitney Rocketdyne, per 1,1 milioni di dollari ciascuno. Essi vennero revisionati con la modifica di alcune parti, anche per interfacciarsi con l'elettronica americana, e cominciarono ad essere usati su razzi americani.

È così che anche Orbital Sciences adottò i motori AJ26-62, una delle versioni "americanizzate" degli NK-33 oltre quarant'anni dopo la loro costruzione. Questo è il motivo principale per cui fin dall'inizio c'era qualche perplessità sulla loro affidabilità. Intendiamoci, tutti i motori vengono testati prima di essere utilizzati ma già nel maggio 2014 uno di essi si guastò durante uno di questi test.

L'esplosione del razzo Antares del 29 ottobre 2014 non era dunque la prima volta che un motore AJ26-62 dava problemi. I dirigenti di Orbital Sciences ne hanno avuto abbastanza e sono alla ricerca di altri motori per il loro razzo. Si conclude così questa curiosa storia che mischia tecnologia e politica dei tempi della guerra fredda. O almeno per il momento perché non stupitevi se i motori NK-33 e derivati verranno ancora usati ancora su qualche altro razzo.