Così come nel '500, le valli svizzere erano state il rifugio degli eretici provenienti dai paesi cattolici, nella seconda metà dell' '800 divennero meta di anarchici, comunisti, utopisti, in fuga dai paesi di origine e ricercati dalla polizia, o desiderosi di trovare un nuovo eden. In particolare, il Ticino, con la sua vicinanza al confine italiano e il suo clima quasi mediterraneo, favorì l'afflusso di questi esuli, che cominciarono a creare comunità dove l'utopia politica s'intrecciava alla sperimentazione di nuovi stili di vita e a un'indagine sul proprio sé.

Di queste comunità, una delle più importanti di cui, grazie all'amenità del luogo e alla lunga ed entusiasta partecipazione, è rimasta testimonianza e tradizione, è stata quella stabilitasi su un’altura nei pressi di Ascona chiamata poi “Monte Verità”. Qui, a partire dall’anno 1900, si costituì una primo gruppo formato da intellettuali, artisti, filosofi, teosofi, politici, provenienti da tutta Europa, con una forte componente femminile e femminista. Si proponeva e si viveva un' utopia, non immemore dello spirito evangelico di quegli eretici che avevano calcato le stesse lande quattro secoli prima, dove convivevano comunismo, cristianesimo, naturismo, ecologismo e una profonda introspezione influenzata dalle recenti scoperte della psicoanalisi.

Dapprima furono solo grotte o capanne “aria e luce” a ospitare questi entusiasti pionieri, attratti da un panorama e da una natura incantevoli e dal benefico magnetismo del suolo. Poi, con la collaborazione di architetti anticonvenzionali, si elevarono costruzioni in perfetta sintonia con l'ambiente, caratterizzate dapprima dallo “jugendstil”, fino ad arrivare alla sobria poetica del “bauhaus”. In questo regno della bellezza e della verità, grande spazio aveva l'arte e in particolare la danza all'aperto, vero anello di congiunzione tra armonia della natura e armonia dei corpi, tanto da attrarre tra i visitatori la stessa Isadora Duncan. Ma non mancarono letterati come H. Hesse e D.H. Lawrence, politici come Kropotkin, uno dei padri dell'anarchia, o socialdemocratici come Kautsky, Bebel e Braun, psicoanalisti come Gross e Jung.

Da lì si diffusero i germi di quella ricerca di un nuovo rapporto dell'uomo con l'ambiente, che, rifiutando la società industriale e capitalistica, riscoprisse le sue remote, comune radici. E se oggi il salutismo, l'alimentazione biologica, vegetariana e vegana rasentano addirittura la moda, allora erano assaporate e vissute come una profonda rivoluzione antropologica. Poi, negli anni Venti, i fondatori salparono per altri lidi ancora più incontaminati in Sud America e la collina fu acquistata dal ricco banchiere tedesco E. Von der Heydl, che le diede un'impronta più mondana e bohémienne e ne fece sede delle sue importanti collezioni di arte africana, indiana e cinese, rimanendo comunque punto d'incontro e di rifugio di sperimentatori di ogni genere e accogliendo anche i profughi politici del nazismo. Alla morte dello Heydl, e per sua espressa volontà testamentaria, “Monte Verità” divenne proprietà del Canton Ticino, come sede di manifestazioni culturali e così ha proseguito fino ad oggi, quando è in corso un profondo restauro che permetterà di apprezzare alcuni dei suoi caratteri originari.

Proprio per rispettare la volontà di una tradizione culturale che ospitasse le tematiche del rapporto tra sé e mondo, qui si tiene annualmente il convegno della Eranos foundation, che organizzò proprio sul “Monte Verità”, nel 1933, il primo convegno. Questa associazione, fondata da Olga Fröbe Kapteyn e il cui nome significa “banchetto sacro”, vuole essere una sorta di incontro conviviale tra oriente e occidente, tra mitologia, psicologia e religioni e, soprattutto, come scrisse Adolf Portmann: “Indagare l'ampiezza, la profondità e la ricchezza di forme del nostro mondo spirituale, tentare la discesa degli abissi di quanto è poco o per nulla conosciuto, scoprire alfine le grandi forme simboliche attraverso le quali la natura umana più nascosta cerca di dominare il mistero della vita.” E proprio in questa direzione è andato l'ultimo incontro di Eranos, nel settembre scorso, intitolato: Cura del mondo e cura di sé. Nel suo intervento, il presidente dell'associazione Fabio Merlini, ha sottolineato che : “Il mondo può essere l'immenso orizzonte alle cui leggi è necessario che la vita umana, dopo averle apprese, si armonizzi, per poter dar luogo a un'esistenza virtuosa, oppure può essere lo spazio meraviglioso e tragico al tempo stesso, in cui mettersi alla prova nell'attesa di una redenzione futura, capace di proiettarci in un altrove che sfugge a qualsiasi esperienza, o ancora il luogo dove sperimentare nuovi disegni della convivenza umana ...”.

Ma per “cura” che cosa intendiamo oggi? Elena Pulcini, docente di Filosofia sociale presso l'Università di Firenze, nel suo illuminante intervento, ne ha dato una ricca e multiforme interpretazione: “Identificata con le donne e con l'immagine oblativa e sacrificale del femminile, nonché confinata al privato, la cura è stata a lungo oggetto di una evidente svalutazione. Riabilitare la cura vuol dire pensare un'idea di soggetto diversa dal soggetto sovrano e autosufficiente sancito dalla modernità: un soggetto in relazione, empatico, che riconosce l'altro come dimensione costitutiva del sé. Ma ciò non vuol dire ridurla ad un banale altruismo. Prendersi cura vuol dire riconoscere la fragilità dell'altro, farlo oggetto della nostra preoccupazione e sollecitudine; ma vuol dire anche essere consapevoli della nostra dipendenza, della nostra stessa vulnerabilità. C'è sempre un'emozione all'origine del prendersi cura: un'emozione che nasce non da un oblativo essere per l'altro , ma dalla consapevolezza di essere con l'altro. Quali sono allora le emozioni che ci spingono alla cura? Amore o compassione? Generosità o senso di giustizia Interrogarci sulle nostre emozioni ci consente di capire che la cura dell'altro, nelle sue molteplici forme, è indissociabile dalla cura di sé”.

Così, si ritorna proprio allo spirito originario dei fondatori di “Monte Verità”, dove la cura di sé, del proprio benessere, non poteva mai essere disgiunta o entrare in contrasto con la cura degli altri membri della comunità stessa, con cui vivere empaticamente le esperienze di gioia o di sofferenza, e tanto meno poteva essere aliena da una profonda immedesimazione con l'ambiente, con quella natura che unisce inscindibilmente l'io, l'altro e il tutto.

Per maggiori informazioni:
info@monteverita.org
www.monteverita.org
info@eranosfoundation.org
www.eranosfoundation.org