Le Ninfee sono state a lungo considerate dagli artisti e studiate dagli storici come il modello di una pittura astratta, all over, sensibile, foriera delle grandi installazioni immersive a venire. D’altra parte, la sfocatura che caratterizza le vaste distese acquatiche delle grandi tele di Monet è rimasta avvolta da un velo di mistero. Questa sfocatura non era sfuggita ai suoi contemporanei, che la consideravano però l’effetto di una visione compromessa da una malattia degli occhi. Oggi riteniamo più pertinente e proficuo esplorare questa dimensione dell'opera tarda di Monet come una vera e propria scelta estetica di cui occorre svelare la posterità.

Questa mostra parte deliberatamente dalla sfocatura per proporre una lettura diversa di un intero capitolo della creazione moderna e contemporanea. Inizialmente interpretata come perdita rispetto alla nitidezza, la sfocatura si rivela il mezzo di espressione privilegiato di un mondo in cui regna l'instabilità e in cui la visibilità si è offuscata. È nelle rovine del secondo dopoguerra che questa estetica della sfocatura si è radicata e ha sviluppato una dimensione propriamente politica. Il principio cartesiano del discernimento, che aveva prevalso a lungo nell'arte, appariva allora profondamente inoperante. Di fronte all'erosione delle certezze del visibile e al campo delle possibilità che si apre loro, gli artisti propongono nuovi approcci e fanno della transitorietà, del disordine, del movimento, dell'incompiuto, del dubbio il loro soggetto... Riconoscendo il profondo sconvolgimento dell'ordine del mondo, optano per l'indeterminato, l'indistinto e l'allusivo. Il loro allontanamento dalla nitidezza naturalistica va di pari passo con una ricerca di polisemia che si traduce in una permeabilità dei mezzi e in una maggiore importanza attribuita all'interpretazione dello spettatore. Strumento di sublimazione ma anche manifestazione di una verità latente, la sfocatura è al tempo stesso sintomo e rimedio di un mondo in cerca di senso.

Intrinsecamente inafferrabile, l'estetica della sfocatura si delinea nello scarto; non come opposizione frontale all'oggettività clinica di un mondo sotto alta sorveglianza, ma piuttosto come un gioco di equilibrio negli interstizi della realtà; uno scarto che non risiede nel rifiuto o nella negazione della banalità del mondo, ma ne esplora nuove modalità. Alle frontiere del visibile, la sfocatura, pur tradendo una certa instabilità, crea le condizioni per un re-incanto.

Il percorso espositivo seguirà un filo tematico e non cronologico. Una sala introduttiva sarà dedicata alle radici estetiche della sfocatura nell’Ottocento e nel primo Novecento, riallacciandosi alle trasformazioni intellettuali, scientifiche, sociali e artistiche con cui l’impressionismo è cresciuto. La mostra si articolerà poi in tre sezioni principali, in cui si mescolano e dialogano dipinti, video, fotografie e installazioni: «alle frontiere del visibile», «l’erosione delle certezze», e «elogio dell’indistinto». Un epilogo, «re-incantare il mondo», aprirà la riflessione, soffermandosi in particolare sulla tremante affermazione dell’artista Mircea Cantor, «unpredictable future».