La Galerie Alberta Pane è lieta di presentare Mauvais corps, una mostra personale dell'artista italiano Christian Fogarolli (1983). Costituto da un corpus di opere inedito, questo progetto espositivo è stato ideato per entrambe le sedi della galleria parigina.

In concomitanza con la personale in galleria, il lavoro dell’artista è inoltre esposto in Criminal mind al Musée de la Préfecture de Police di Parigi. Seppur in autonomia, questi due progetti coesistono e dialogano tra loro, esplorando tematiche interconnesse e arricchendosi vicendevolmente.

Mauvais corps invita a riflettere su come i corpi vengano percepiti e giudicati all’interno della società. Christian Fogarolli ne decostruisce le rappresentazioni stigmatizzate e sfida le norme oppressive, mettendo in discussione le convenzioni che definiscono ciò che è considerato “normale” o “deviante” e mostrando come tali etichette contribuiscano a marginalizzazione ed esclusione: per l'artista il corpo è uno spazio di tensione, in bilico tra rifiuto e desiderio di accettazione.

La prima parte dell’esposizione è dedicata a una serie di ritratti dal forte impatto visivo, che catturano immediatamente l'attenzione dello spettatore. Volti e corpi, talvolta deformati o alterati, fragili e al contempo potenti, si impongono allo sguardo del pubblico con grande intensità; evocano dolore, trasformazione e resilienza, dando forma alle presenza provocatoria di coloro che sono considerati “fuori dalla norma”. Mettendo in luce una disturbante diversità, la loro potente presenza afferma il rifiuto di essere messi a tacere. Ogni ritratto diventa così il simbolo di una voce unica, di un'identità visibile e definita che la società cerca di limitare. È infatti affrontando e dominando il dolore che l'individuo afferma la superiorità sulla propria condizione umana, trasformando le esperienze dolorose in prove di resilienza e forza.

Nella seconda parte dell’esposizione, il visitatore è immerso in un universo ispirato all'alchimia e alla natura, uno spazio sospeso tra scienza e ritualità, in cui un video d'archivio entra in dialogo con sculture in vetro soffiato, contenenti piante e radici, che nelle forme evocano ampolle da laboratorio o artefatti cerimoniali. Queste opere incarnano da un lato concetti di cura e possibilità di guarigione e dall’altro alludono ai meccanismi di controllo esercitati della società sui corpi.

In linea con la sua ricerca sul corpo e sulle sue rappresentazioni, Fogarolli approfondisce la storia dei trattamenti medici, spesso utilizzati per “correggere” o “normalizzare” ciò che viene percepito come diverso. L’artista mette in evidenza come certe pratiche curative possano in realtà essere utilizzate come meccanismi di controllo. La devianza, sia essa fisica, comportamentale o mentale, è stata storicamente spesso trattata attraverso “pratiche di cura” volte a correggere o sopprimere quello che veniva percepito come deviante o non conforme. In questo contesto, erbe, radici, infusi, rituali sono stati utilizzati come strumenti per neutralizzare quello che sfugge alla categorizzazione, per sedare quello che la società rifiuta di accettare.

Con questo progetto espositivo e di ricerca Christian Fogarolli intende suggerire che forse non esistono dei “corpi sbagliati”: e se fosse la storia stessa ad averli plasmati in questo modo? In questa prospettiva, non si tratterebbe di corpi devianti, ma di corpi segnati, attraversati da storie difficili, che lottano per trovare una propria quiete. Mediante un linguaggio visivo che intreccia video, installazioni, fotografia, materiali d’archivio e sculture, le opere dell’artista invitano quindi a ripensare la stigmatizzazione, proponendo di riconoscere questi “mauvais corps” non come soggettività da alienare, ma come spazi di resistenza.