Giunge alla XXV edizione il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, promosso e organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, che nelle giornate del 9 e 10 maggio troverà la sua più intensa consacrazione. Quest'anno il Premio è stato assegnato a due villaggi dell’altopiano sopra Srebrenica, nella Bosnia orientale: Osmače e Brežani. Insieme, compongono uno dei luoghi nei quali la guerra 1991-1995 ha devastato la convivenza multietnica e multiculturale di lunga durata e nel quale, oggi, un gruppo di giovani, allora bambini, sta cercando, con le proprie famiglie, di trovare la strada del ritorno e la trama della memoria, di rinnovare il legame necessario tra spazio da abitare, terra da coltivare, casa da ricostruire, condizione umana da conquistare.

L’esperienza di questi villaggi si muove con coraggio sul terreno sperimentale di nuove colture, in particolare grano saraceno e piccoli frutti, affiancata da molteplici iniziative di sostegno ideale e pratico. Così il “ritorno alla terra” diventa la nuova vita degli ambienti fisici e umani, l'energia ricostitutiva della convivenza, intesa non come distribuzione di posti ai diversi ma come compresenza di diversi nello stesso posto. La giuria è costituita da Domenico Luciani (architetto, paesaggista, presidente); Luigi Latini, (architetto, paesaggista, ricercatore nell’Università Iuav di Venezia); Monique Mosser (storica dell’arte, docente nella Scuola superiore di architettura di Versailles, CNRS, componente il Comitato internazionale per il giardino storico e il paesaggio dell’ICOMOS); Lionello Puppi, (storico dell’arte, professore emerito dell’Università di Venezia); José Tito Rojo (docente nell’Università di Granada) e Massimo Venturi Ferriolo ( docente di estetica al Politecnico di Milano) hanno assegnato il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino - venticinquesima edizione - a Osmače e Brežani, due villaggi del Podrinje, nella regione della Bosnia orientale, ai confini con la Serbia.

Nella motivazione di assegnazione del premio si afferma che in "un territorio di fronte al quale è inevitabile interrogarsi sulla contraddizione tra la bellezza della natura e i segni onnipresenti di una guerra ancora leggibile, Osmače e Brežani compongono insieme uno dei tanti luoghi della Bosnia-Erzegovina dai quali due decenni or sono è stata strappata la vita di una comunità, devastata la sua convivenza multiculturale di lunga durata, dispersi i sopravvissuti". “Prima dello strappo”, nel 1991, Osmače aveva 942 abitanti e Brežani 273. Nessuno vi ha abitato dal 1993 al 2002. Oggi un centinaio di persone vive nei borghi di Osmače: Mahala, Hadrovići, Sedlari, Podstran, Prisoje, Mursalovici, Secimici; mentre alcune famiglie vivono nei borghi del contiguo villaggio di Brežani: Primilac, Posolila, Gajic, Turija. Il luogo si presenta dunque come un arcipelago di borghi, autentiche cellule insediative, distanti tra loro varie centinaia di metri, sparse in una ventina di chilometri quadrati di territorio posto tra i 900 e i 1.000 metri di altitudine, segnato da corsi d’acqua, disegnato da prati e boschi. Ogni borgo è a sua volta costituito da un numero assai variabile di case unifamiliari, separate l’una dall’altra ma nel loro insieme in grado di connotarne la postura e definirne il toponimo. Le case e i loro immediati contesti sono i nodi di un reticolo che diviene, alla scala del borgo, la misura fondativa dello spazio e del tempo comunitario.

I borghi mostrano tra loro rapporti privi di gerarchia, in una condizione senza centro che ci sorprende. Ma in realtà l’arcipelago insediativo che dà forma a un microcosmo multiculturale si costituisce dentro misure di spazi e presenze di segni di diverse memorie e ierofanie, i diversi edifici religiosi, il piccolo cimitero, il tempietto con la lista dei caduti, il crocevia con la fontana, luogo di incontro per le persone che passano e per gli animali che pascolano. Assume valore simbolico la scuola che “prima” accoglieva oltre 500 alunni provenienti da vari villaggi circostanti in un bell’edificio scolastico “moderno” degli anni Settanta del Novecento, oggi in rovina, al centro di una vasta radura nel bosco tra i borghi di Brežani e quelli di Osmače. Il lavoro per documentare e storicizzare il quadriennio 1992-1995, e in particolare le atrocità del luglio 1995, è lontano dalla conclusione. Ancora nel luglio del 2013 sono stati sepolti i resti di altre 409 persone, portando a 6.066 il numero complessivo dei sepolti nel Memoriale di Potočari. A Tuzla, nel centro di identificazione delle vittime, sono ricoverati attualmente 1.500 resti umani non ancora identificati; e la stima ufficiale è che ne verranno raccolti almeno altri 500. Dalla fine della guerra è passato un settennio di profugato, di diaspora, di esilio, prima che nel 2002 si registrassero i primi rientri. È un fenomeno che si verifica in tutto il Podrinje, un territorio articolato amministrativamente in diversi Comuni, tra i quali Bratunac e Srebrenica, e dove sono insediate decine di Comunità locali, 19 delle quali si trovano nel Comune di Srebrenica, compresa Brežani, di cui fa parte il villaggio di Osmače.

Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, come dimostra il caso di Osmače e Brežani, intende valorizzare il dialogo con i protagonisti di un territorio e la loro testimonianza diretta aiuta ad affrontare la cura degli ambienti fisici e dei quadri di vita in un’area segnata da un trauma recente, ultimo pesante strato accumulato sopra le infinite metamorfosi geopolitiche nella lunga durata della storia e nella larga geografia euro-mediterranea. Questo luogo, questa vicenda, ci aiutano a intendere il senso e il valore di un’esperienza di piccole dimensioni socioeconomiche e di alto profilo civile, che si inscrive, con simbolica intensità, nel diffuso fenomeno del “ritorno alla terra”. A due dei protagonisti, rappresentanti e testimoni delle loro comunità, delle loro culture, dei loro villaggi, Muhamed Avdić e Velibor Rankić, la giuria ha deciso di affidare il sigillo di Carlo Scarpa, per esprimere un sentimento di affettuosa vicinanza e di incoraggiamento, per confermare l’impegno a conoscere e far conoscere le difficoltà e le speranze delle loro fatiche.

Venerdì 9 Maggio alle ore 18.00, nell'Auditorium della Fondazione Benetton Studi Ricerche, si svolgerà la conferenza pubblica dal titolo Una ricerca lunga venticinque anni, di Massimo Venturi Ferriolo (Politecnico di Milano, giuria del Premio Carlo Scarpa). A seguire, l'inaugurazione della mostra dedicata ai villaggi di Osmače e Brežani. Sabato 10 Maggio invece, avrà luogo un seminario pubblico al quale interverranno Domenico Luciani, Patrizia Boschiero, Muhamed Avdić e Velibor Rankić (Il nostro lavoro, oggi, a Osmače e Brežani), Filippo Giannone e Luca Michieletto (Seminando il ritorno. Non solo grano saraceno), Valentina Gagić e Nemanja Zekić (Dialogo a Srebrenica sulle memorie e sui progetti), Irfanka Pašagić e Andrea Rizza Goldstein (Vent’anni dopo, in Bosnia orientale), Šimo Ešić (Libri e bambini), Luigi Barbieri e Anna Brusarosco (Solidarietà e vicinanze), Antonella Schiavon e Gianbattista Rigoni Stern (Esperienze agro-silvo-pastorali diverse, nel Podrinje).

Tra gli altri interventi ancora: Muhamed Avdić, Adopt Srebrenica; Luigi Barbieri, Centro Pace del Comune di Venezia; Anna Brusarosco, progetto Seminando il ritorno; Šimo Ešić, Bosanska Riječ, Tuzla; Valentina Gagić, Adopt Srebrenica; Tuzlanska Amica; Velibor Rankić, Adopt Srebrenica; Gianbattista Rigoni Stern, Asiago; Andrea Rizza Goldstein, Fondazione Alexander Langer Stiftung; Nemanja Zekić, Adopt Srebrenica, Amir Kulaglić, Assessore alla cultura del Comune di Srebrenica; Biljana Rakić, vicesindaco di Srebrenica; Edi Rabini, presidente della Fondazione Alexander Langer; la giuria del Premio Carlo Scarpa, il Comitato scientifico e il gruppo di lavoro della Fondazione Benetton Studi Ricerche.