Si stima che nell’intero pianeta si professino più di 10 mila religioni e nonostante negli ultimi decenni la società sembri andare verso una visione sempre più laica, secondo un articolo de Il Sole 24 ore l’84% della popolazione si dichiara credente e si riconosce in una religione specifica.

Tra i gruppi religiosi più estesi ci sono sicuramente il Cristianesimo, l’Islam e l’Induismo. All’estremo opposto troviamo le innumerevoli minoranze religiose oppure le più piccole sfaccettature, ovvero scismi, delle religioni più comuni. Alcune di queste in realtà non sempre sono riconosciute e per questo vengono indicate come gruppi fondamentalisti o sette religiose.

Queste ultime abbracciano un numero, comunque, non indifferente di fedeli e molto spesso a identificarle sotto questa definizione sono proprio le dinamiche interne tra i loro componenti, soprattutto per la loro particolare chiusura verso il mondo esterno che mettono in atto nel professare il proprio credo.

L’ ubbidienza ferrea ai dettami religiosi spesso guida i propri componenti a vivere una vita parallela alla società in cui vivono, sacrificando la propria libertà, omologandosi all’intera comunità e attuando prassi e stili di vita comuni. Qualsiasi volontà di opporsi o valutare stili di vita alternativi risulterebbe deviante e comporterebbe il rischio di esclusione e l’allontanamento dalla comunità religiosa.

Queste piccole ma intense realtà sono state oggetto di interesse negli ultimi anni di rappresentazioni cinematografiche, che hanno permesso di riuscire a comprendere o almeno conoscere quale sia la vita reale e quotidiana di chi, per scelta propria o per cultura familiare, si ritrova a fare i conti con una vita vissuta tra l’essere e il dover essere.

I gruppi che a mio avviso possono essere analizzati attraverso tre specifici film, di cui parleremo in questo articolo, sono i seguenti: i Testimoni di Geova, comunità molto presente in Italia, la comunità fondamentalista ebraica ultraortodossa chassidica, molto diffusa a New York e non solo, e la comunità religiosa fondamentalista della Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS).

Definirsi tramite la chiusura

Se ogni credo religioso ha la sua particolare professione e il proprio fondamento, quello che distingue questi gruppi presi d’esempio è proprio la chiusura verso il mondo esterno, l’incomunicabilità e il distacco dal mondo circostante. Aspetto che accomuna tutti i gruppi fondamentalisti, che attraverso la loro chiusura esercitano un potere interno che assicura controllo nel tempo.

Ogni tipo di religione che proibisca ai propri componenti di avere rapporti sociali o addirittura di parlare, sposarsi e frequentare chi non fa parte dello stesso gruppo viene definita infatti come setta. Le dinamiche innescate, imponendo i legami sociali solo tra simili, destinano ogni componente alla completa alienazione dalla società esterna, intesa come moltitudine di realtà.

Abolendo il confronto culturale e disincentivando il pensiero del singolo individuo si unifica e rafforza il sentimento di appartenenza, ampliando così il divario tra i seguaci e il mondo esterno.

La ragazza del mondo

La ragazza del mondo è un film che mette in scena due facce della stessa medaglia e rappresenta la quotidianità, seppur differente, di due coetanei che si trovano faccia a faccia con i limiti della propria realtà. Ai due estremi troviamo Giulia, appartenente a una famiglia di Testimoni di Geova e dall’altra il giovane Libero, un ragazzo appena uscito dal carcere che vive la sua vita in maniera completamente differente e sregolata.

Il primo rifiuto da parte dei genitori è proprio quello legato alla formazione scolastica, aspetto che in seguito vedremo ostacolato in ogni forma religiosa fondamentalista. L’istruzione, infatti, viene vista come una possibilità di allontanamento dalla dottrina e a questa viene preferita più una preparazione religiosa, considerata sufficiente.

Giulia, verrà così inserita a lavorare in fabbrica con il padre e continuerà a seguire gli incontri religiosi, le adunanze presso la Sala del Regno, e ad evangelizzare porta a porta. Comincia proprio da qui, da un incontro con Libero, un ragazzo il cui nome sembra voler incarnare la personalità del personaggio, una storia che vedrà l’inizio di un cammino interiore verso la consapevolezza.

Ostacolata e ossessionata dai dogmi e dall’ostracismo, la protagonista viene messa alle strette dalla famiglia ma soprattutto da coloro che si trovano ai vertici della comunità religiosa, i cosiddetti Anziani, che indagheranno sulla vita della ragazza per distoglierla dal prendere scelte che l’allontanerebbero dal gruppo e l’avvicinerebbero più al “Mondo”. Per “Mondo” si intende società da loro raffigurata come pericolosa e buia dove Giulia sarebbe abbandonata se decidesse di voltare le spalle al proprio credo.

Giulia si lascia trascinare da Libero conoscendo allo stesso tempo le insidie di un mondo senza freni, esperienza che la guiderà verso un percorso interno di autoaffermazione, attraverso alti e bassi della vita del mondo vero. Due mondi, due estremi, in cui lei stessa non per forza deve riconoscersi.

Quello che emerge dal film è l’assoluto controllo degli Anziani sulla comunità religiosa e il potere su ogni scelta intima e personale. Ma non solo, anche il controllo orizzontale tra componenti gioca un ruolo non indifferente, fungendo da riflettore sempre acceso che porta tutti a non uscire dai parametri imposti, uno sguardo costante che si asseconda con molta facilità per la paura di essere disassociati.

Ribellarsi infatti è una scelta per pochi, chi lo fa viene escluso dalla comunità e anche dalla propria famiglia, a cui viene vietato per sempre un qualsiasi contatto sociale e umano. Un ricatto a cui Giulia non cederà cercando la propria strada, consapevole delle dolorose conseguenze ma anche delle enormi possibilità che la vita potrà darle.

Unorthodox

La storia raccontata dalla miniserie televisiva tedesca e statunitense Unorthodox parla della diciannovenne Esty Shapiro che insieme alla sua famiglia vive a Brooklyn nel quartiere di Williamsburg. La giovane cresce sotto l’ala protettrice della nonna e della zia che in assenza della madre e con un padre poco presente e alcolista, sperano di accompagnarla presto verso un buon matrimonio che le darà, secondo le convenzioni sociali tipiche della comunità ebraica ultraortodossa chassidica, un giusto posto nella società.

Sin da subito si evince che la madre di Esty non è più un membro della comunità ebraica e che questo abbia inevitabilmente gettato vergogna sulla famiglia della protagonista.

Il matrimonio combinato con il giovane Yanky Shapiro, perfettamente indottrinato ai doveri della comunità, fa capire alla giovane Esty che il matrimonio non è quella favola rosea raccontatagli dalla famiglia bensì una gabbia dorata fatta di rigidi doveri e di poche scelte. Questo genera in lei la voglia di evadere anche non comprendendo del tutto l’effetto di estraniazione che sentirà una volta fuori dalla cerchia, dalla comunità che per quanto rigida e severa le dava protezione e senso di appartenenza.

Dopo la ricerca insistente di una gravidanza, indirettamente e direttamente indotta dalla pressione familiare e della comunità, scappa da casa con pochi dollari verso Berlino alla ricerca della madre, comprendendo presto il perché del suo allontanamento.

Aiutata da quest’ultima riuscirà a svincolarsi dai tentativi di essere riportata a casa messi in atto dalla famiglia e dal marito Yanky, succube anch’ esso delle pressioni familiari e religiose. Ben presto anche lui capirà a sue spese che Esty è una normalissima ragazza, che vuole vivere una vita lontana dai duri divieti della comunità come quello di studiare musica; obiettivo che invece vuole raggiungere per il suo riscatto.

Esty infine riuscirà a partecipare a un’audizione per l’ammissione al conservatorio, per cercare di vincere una borsa di studio e ricominciare la propria vita, uscendo dalla realtà chassidica.

La storia raccontata dalla miniserie, ideata da Anna Winger e Alexa Karolinski e diretta da Maria Schrader, si basa sull’autobiografia di Deborah Feldman ed è la storia vera di un’ex ortodossa, raccontata nel libro intitolato Unorthodox: The scandalous rejection of my hasidic roots.

I particolari che emergono dal racconto sono senza dubbio quelli derivati dalla grande componente religiosa e tradizionale alla base della vita della comunità chassidica. Ogni aspetto della vita delle famiglie è scandito dalla celebrazione e contemplazione della vita religiosa e degli avvenimenti storici del passato. Ogni componente del gruppo si vede parte di una grande famiglia di cui si può fidare e i cui pilastri sono saldi e sicuri.

Purtroppo, come è possibile osservare non solo dalla storia di Esty ma anche dalle tantissime storie di ex ultraortodossi che troviamo nel documentario One of Us, la comunità chassidica di Brooklyn esercita un grande potere tra i suoi fedeli. Spesso anche a livello giuridico riesce ad avere la meglio nelle controversie in cui possono essere coinvolte le persone che lasciano la comunità, ottenendo appoggio da un grande numero di fedeli, grazie al grande potere economico che questa realtà vanta. Una delle controversie più comuni è proprio quella che riguarda la custodia dei figli, quando uno dei due genitori si allontana dalla visione ultraortodossa, questo perché il passaggio della fede ai figli è alla base della loro fede.

Le scuole e la sanità vengono gestite in maniera separata rispetto alle tipiche strutture privatizzate, come spiega un articolo di Anna Franchin, giornalista di Internazionale. Per garantire la crescita della comunità e tutelarla da possibili contaminazioni esterne e aperture, i leader dei vari gruppi hasidici di New York si affidano alle scuole religiose maschili, chiamate yeshiva.

Quest’ultime sono state inoltre oggetto di un’inchiesta del New York Times a seguito di un’accesa polemica che riguarderebbe l’impiego di soldi pubblici per questi istituti prettamente religiosi, che non garantirebbero una vera e propria formazione scolastica, riscontrando enormi lacune e vuoti formativi rispetto alla formazione statale di base.

Queste scuole, infatti, sono incentrate sullo studio di testi religiosi, dove ovviamente le donne vengono escluse e destinate a un altro tipo di educazione. Le conoscenze principali su cui si basa la formazione è lo studio del Talmud e della Torah, sotto la guida di un rabbino.

Nel mondo ultraortodosso chassidico la vita religiosa e sociale coincidono completamente, ecco perché chi non segue e si ribella ai dogmi religiosi e alle loro rigide convenzioni sociali viene tagliato fuori e allontanato.

Il caso Warren Jeffs

La storia del leader del gruppo fondamentalista FLDS coincide con quella dell’uomo che nel 2006 per l’FBI era tra i 10 criminali più pericolosi d’Amarica, subito dopo Bin Laden.

Il film intitolato Il caso Warren Jeffs diretto da Gabriel Range parla della storia vera di Warren Steed Jeffs, che nel 2002 diventa pastore e presidente della Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, gruppo Mormone integralista e poligamo.

Il film racconta la veloce e facile ascesa del leader religioso, il quale subito dopo la morte del padre prese le redini della comunità religiosa. Attraverso il suo grande potere carismatico e persuasivo istituì una vera e propria comunità rinchiusa sia fisicamente che mentalmente dentro le mura del fondamentalismo.

La comunità FLDS nasce in una cittadina accanto al deserto, al confine dello stato dello Utah in Arizona. In origine mormone, si distacca creando uno scisma di fedeli che ignorando la richiesta del governo federale di abolire la poligamia, considerata fuorilegge, istituisce una piccola comunità di fedeli dando origine alla FLDS.

All’interno della comunità capitanata da Jeffs le regole divennero sempre più ferree, la città è circondata da campi e protetta da muri che impediscono l’ingresso e l’uscita libera e incontrollata. Le donne e gli uomini seguono un abbigliamento ben preciso, l’aspetto e la cura estetica cercano di omologare gli appartenenti alla setta privandoli di ogni accenno di personalità.

Dopo il suo insediamento all’interno della comunità come guida spirituale e leader, venne venerato come una divinità, ogni donna infatti per motivi strettamente religiosi doveva legarsi a lui sessualmente. Molte donne divennero sue mogli, 80 per la precisione. Istituì una vera e propria società radicale in cui vennero attuati matrimoni combinati, abusi psicologici e sessuali, gravidanze continue, divieti e controlli sulla vita personale.

Le regole FLDS all’interno del campo dello Utah impedivano l’utilizzo di ogni genere di apparecchiature elettroniche e inoltre qualsiasi mezzo di informazione sul mondo esterno. Nel 2007, Jeffs viene accusato in Arizona di incesto e atti sessuali con minori, in seguito venne estradato in Texas e condannato al carcere a vita.

È attualmente accusato di aver organizzato matrimoni illegali tra i suoi seguaci adulti maschi e ragazze minorenni. Sono ad oggi numerose le testimonianze di ex membri fuggiti dalla setta che raccontano spiacevoli storie di abusi e violenze perpetrate all’interno di questa comunità religiosa. Warren Jeffs è accusato di aver contratto più di 80 matrimoni illegali avuti inoltre con minorenni e aver attuato rapporti incestuosi e sollecitato la poligamia e gli stessi rapporti come istituzione e fondamento alle basi delle pratiche della comunità.

Ancora oggi purtroppo, nonostante sia stato arrestato nel 2011, continua a seguire la setta anche a distanza attraverso le mura della prigione. Molte vittime gli riconoscono una natura divina così anche gli abusi vengono visti come veri e propri atti voluti da Dio, da questo si deduce il grande carisma e il forte potere persuasivo che ancora ha sui suoi fedeli. Oggi è attualmente detenuto nella prigione di Louis C. Powledge Unit in Texas.