Le interazioni sono le forze che tengono unite le forme, in contrapposizione alla massa generale informe e caotica. Questo vale sia per la dimensione fisica sia per quella immateriale. Sperimentiamo il mondo e il suo divenire attraverso i colori, i suoni, la consistenza della materia e la presenza degli altri esseri viventi.

Ma dentro di noi esistono abissi enormi, distanze difficili da colmare, con ramificazioni che raggiungono ogni aspetto della vita personale e sociale. Siamo poco inclini all’ascolto e all’inclusione per accorgerci che la lingua, le etnie, la migrazione, la diversità di genere e di opinioni, il rispetto nei confronti dell’ambiente, degli animali e delle piante sono valori indispensabili per la sopravvivenza del nostro pianeta.

A questo proposito è illuminante il concetto di “superorganismo”, elaborato più di trent’anni da James Lovelock, secondo il quale il pianeta Terra è in grado si mantenersi in condizioni ottimali (omeostasi) grazie alla convivenza e cooperazione tra il mondo inorganico e tutti gli organismi viventi. Oggi è un promettente argomento di studio che trova conferme e collegamenti trasversali con altre materie e discipline. Un altro tema di grande attualità che suscita interesse non solo nell’ambito della biologia e dell’ecologia, ma anche in quello dell’antropologia, delle scienze sociali e psicologiche, è il fenomeno della “simbiosi” (letteralmente “vivere insieme”).

Un esempio classico di rapporto simbiotico (legame di interdipendenza tra due o più esseri viventi: simbionte e ospite) è rappresentato dai licheni. Questi organismi sono la materializzazione del felice connubio tra un micobionte (un fungo, spesso associato a un lievito) e un fotobionte (un’alga o un cianobatterio). Il primo mette a disposizione acqua e sali minerali all’alga, mentre il secondo fornisce al fungo molecole organiche necessarie alla sua sopravvivenza.

Dalla paleobiologia sappiamo che la storia evolutiva della vita ha mosso i primi passi proprio da interazioni di questo tipo. Secondo la teoria dell’endosimbiosi, infatti, le attuali cellule vegetali e animali sono il risultato della fusione con batteri primitivi in grado di apportatore dei sorprendenti vantaggi dal punto di vista evolutivo. Tutto risale a circa 2,7 miliardi di anni fa, quando comparvero i cianobatteri: organismi microscopici in grado di convertire i raggi del sole in cibo. Nel caso delle piante l'immissione di un batterio fotosensibile, in grado di convertire l’energia solare in energia chimica producendo ossigeno gassoso, ha rappresentato la base biochimica fondamentale per la messa a punto dei processi della fotosintesi clorofilliana e della respirazione cellulare (regolata dai cloroplasti).

Anche le cellule animali, comprese quelle dell’uomo, derivano da un fenomeno di fusione con batteri simbionti, capaci di produrre energia da vari composti organici, sfruttando dei meccanismi di respirazione aerobica. Non è un caso che l’energia necessaria alle funzioni vitali delle nostre cellule sia prodotta da microscopiche strutture immerse nel citoplasma (mitocondri), che in origine erano degli organismi unicellulari indipendenti (sono stati inglobati nelle cellule degli eucarioti circa 1,5 miliardi di anni fa). Non c’è da stupirsi, quindi, se la composizione genomica dei cloroplasti risulta simile a quella dei Cianobatteri; allo stesso modo, i mitocondri hanno un DNA la cui sequenza è simile a quella batterica. Anche la flora batterica (microbiota) presente nel nostro intestino, caratterizzata da una moltitudine di popolazioni batteriche, è riconducibile a un’antica relazione simbiotica. Il microbiota intestinale, infatti, svolge un ruolo positivo nella regolazione della motilità intestinale, nella sintesi di amminoacidi e vitamine, nell’equilibrio ormonale, nell’assimilazione di grassi e carboidrati, e nella stimolazione del sistema immunitario. Allo stesso modo, durante la gestazione il feto, radicato all’interno dell’utero materno, vive in totale simbiosi con uno spazio caldo, confortevole, capace di nutrirlo e rassicurarlo.

Anche le formiche instaurano dei rapporti di simbiosi con altri insetti: quello che hanno con gli afidi è una strana amicizia che dura da milioni di anni. Gli afidi producono una sostanza zuccherina, particolarmente gradita dalle formiche; quest’ultime, in cambio, proteggono le loro uova, in attesa dell’arrivo della primavera. Questa delicata e complessa forma di convivenza ma riguarda tutte le entità viventi che hanno un rapporto fisso e costante con batteri e funghi di vario genere. Ad esempio, la maggioranza dei vegetali assorbe dal terreno l’azoto fissato da alcuni particolari ceppi batteri o altri nutrienti facendo affidamento a un’estesa rete di ife fungine che vivono in stretta simbiosi mutualistica (micorrize) con le radici, da cui ricevono carboidrati necessari alla loro sopravvivenza. Senza dimenticare le termiti e le mucche, le quali riescono a digerire la cellulosa grazie alla presenza di microrganismi nel loro intestino. Esistono anche afidi che ospitano dei microbi capaci di sintetizzare delle proteine utili al loro metabolismo, e pesci dotati di organi produttori di luce che sfruttano il lavoro di alcuni batteri bioluminescenti.

Termini come rete, complessità, auto-organizzazione, coerenza quantistica, entanglement, risonanza, campi morfici, proprietà emergenti, effetto sciame, sono sempre più diffusi linguaggio scientifico. La realtà, per come ci appare, è il frutto della connessione tra l’esperienza della materia e la forza delle nostre azioni. Ci mescoliamo alla terra e al cielo, partecipi di un flusso di energia che si sviluppa e si trasforma incessantemente.

Essere “partecipi del mondo” significa sentirsi parte degli altri. I nodi, le spirali e le mescolanze della vita diventano confini (e conflitti) solo quando smettiamo di comprendere e accettare la diversità dentro e fuori di noi.