Un articolo pubblicato sulla rivista Communications Biology riporta una ricerca sulla storia genetica e sull'evoluzione della peste. Un team di ricercatori ha condotto analisi di vario tipo per cercare di comprendere meglio la storia del batterio Yersinia pestis, quello responsabile della peste, le sue origini e i vari spostamenti geografici. La peste è una delle malattie più famigerate della storia dell'umanità eppure anche la più ampia indagine genetica, basata su centinaia di sequenziamenti di genomi risalenti a vari periodi, è riuscita a ricostruire solo in parte la tempistica delle epidemie che si sono susseguite. Le informazioni ottenute possono comunque essere utili per analizzare epidemie di altro tipo e quindi affrontare meglio nuove minacce sanitarie.

La peste ha colpito ripetutamente l'umanità, a volte in ondate che hanno causato la morte di percentuali significative delle popolazioni attaccate dal batterio Yersinia pestis. Ancor oggi, ci sono molti casi di peste ma se i malati ricevono un'adeguata cura a base di antibiotici la prognosi è decisamente favorevole. Nonostante ciò, la fama accumulata nel corso di secoli porta a considerarla ancora una malattia più terribile di tante altre che invece oggi provocano molte più vittime.

Nel corso degli anni, sono stati condotti molti sequenziamenti genetici di vari ceppi del batterio Yersinia pestis. Questo studio ha analizzato oltre 600 genomi sequenziati in varie parti del mondo usando campioni di varie età fino a 5.000 anni fa. La quantità di vittime della peste è tale che perfino i resti di alcune morte negli scorsi millenni sono arrivati fino a noi in uno stato di conservazione sufficiente a ottenere anche il DNA del batterio che l'ha causata. Si tratta di informazioni preziose per ricostruirne la storia genetica e cercare di trovarne le origini.

I ricercatori hanno dovuto affrontare difficoltà nel loro lavoro dovute principalmente alla lentezza con cui il batterio Yersinia pestis muta e al fatto che ciò avviene con diversi meccanismi genetici. Sono caratteristiche che rendono difficile l'uso delle normali tecniche usate per ricostruire la storia di un organismo. Riuscire a misurare la velocità delle mutazioni che si sono accumulate nel corso del tempo permetterebbe di stimare quando esso ha avuto origine.

Nel caso del batterio Yersinia pestis, i ricercatori sono riusciti a ottenere stime approssimative. Probabilmente, la peste ha avuto origine circa 20.000 anni fa e ha avuto una notevole diversificazione genetica circa 2.000 anni fa. La conseguenza è che diversi ceppi si sono evoluti in diverse parti del mondo ma la loro diffusione è stata eterogenea. Sequenze genetiche trovate in Russia, Spagna, Inghilterra, Italia e Turchia sono praticamente identiche anche se i batteri hanno età diverse. Al contrario, differenze genetiche anche notevoli tra ceppi divergenti che si sono sviluppati in Asia e in Africa. Alcuni dei ceppi identificati in questa ricerca genetica non erano conosciuti.

Il gruppo di ricercatori che ha condotto questo studio sul batterio Yersinia pestis ha incluso Hendrik Poinar, direttore dell'Ancient DNA Centre dell'Università McMaster a Hamilton, Ontario, in Canada. Si tratta di un esperto di malattie infettive che ha spiegato che non si può pensare alla peste come un singolo batterio e che le prove genetiche da sole non sono sufficienti a ricostruire la tempistica riguardante la diffusione delle pestilenze. I contesti storici, ecologici, ambientali, sociali e culturali sono altrettanto importanti per capire perché certe pestilenze siano state più devastanti di altre.

Capire la storia di una delle malattie che maggiormente hanno segnato la storia degli ultimi millenni vuol dire ottenere maggiori informazioni che possono essere preziose anche nell'affrontare malattie diverse. La scienza medica ha fatto progressi enormi dai tempi in cui la peste era un incubo ma altri contesti importanti per la diffusione delle malattie sono molto più simili a quelli dei secoli scorsi. Vaccini e medicinali sono fondamentali per combattere le malattie ma ci sono fattori umani che sono cruciali nel rafforzare o indebolire la lotta contro batteri e virus.