Il gesto è già un segno che non lascia traccia se non nella memoria

(G. Strazza)

Guido Strazza uno dei più grandi artisti contemporanei, ha festeggiato il 21 dicembre il traguardo dei 100 anni. Nato nel 1922 a Santa Flora, Grosseto, inizia la sua attività artistica giovanissimo, nel 1942 a soli venti anni, sotto la guida di Filippo Tommaso Marinetti partecipa alle mostre di aeropittura, a Palazzo Braschi a Roma e alla Biennale di Venezia. Un incontro fondamentale, testimoniato dalle sue parole: "Siamo andati avanti così per lungo tempo: appena potevo mi presentavo in quel suo studio stipato di libri e riviste e lo ascoltavo, ogni tanto tirava fuori un volume dagli scaffali e me lo regalava. Mi ha aperto gli occhi sull'arte contemporanea; l'amicizia con quel vecchio maestro era un'esperienza straordinaria, ma io tiravo dritto per la mia strada. Mi sono laureato e ho fatto l'ingegnere per due anni".

Marinetti e il futurismo italiano lo coinvolgono in una miscela di segni e di movimento, gli trasmettono la passione per il volo, prenderà un brevetto da pilota per meglio comprendere la meraviglia della vista dall’alto. Nel 1946, si laurea in ingegneria a Roma, appena due anni dopo, abbandona la professione e rivoluziona la sua vita nel segno dell’arte.

Ho preferito concentrarmi esclusivamente sulla mia vocazione d'artista. Il segno è la chiave d’accesso all’essenza stessa della natura. Ammiri un paesaggio, il mare infinito, una campagna piatta, una montagna, un cielo di pioggia e cosa stai contemplando, quale ricordo ti porterai appresso se non una trama di segni, che poi certo devi imparare a depurare, a isolare, a riproporre per arrivare dentro di te e dentro la tua visione?

Intellettuale impegnato, fece un scelta coraggiosa e felice poiché dopo essersi formato con autorevoli esponenti delle avanguardie italiane e internazionali divenne il grande Maestro dell’Arte del Novecento che oggi ammiriamo e festeggiamo. Nella sua formazione il tema del viaggio è stato molto importante. Tra il ’40 e il ’50 lascia l’Italia per il Sud America, si muove dal Perù al Cile e al Brasile. Nelle sue opere traspare la forza delle emozioni suscitate dai luoghi leggendari che incontra, soprattutto Machu Pichu e Cuzco. A Lima è tra i promotori della "Agrupaciòn Espacio", l'Associazione di architetti ed artisti che lavorano al progetto di ristrutturazione della città di Callao distrutta dal terremoto, lì sviluppa sul campo un profondo interesse per l'arte preincaica.

Giunto a Rio de Janeiro incontra Fayga Ostrower, che lo avvicina alle tecniche incisorie, e a San Paolo, ormai artista di successo, espone le sue opere nelle Biennali del 1951 e del 1953. Nel ’53 incontra Vieira da Silva, e nel suo studio, Guido Strazza, avrà il primo vero contatto con l’arte dell’incisione e lavorerà sulle prime matrici. “Non si fa incisione per imitare e riprodurre qualità di altre tecniche, ma per ottenerne di nuove ed esprimere particolari modi della creatività. Ogni segno è insieme memoria e progetto con la loro forma e il dinamismo, sono i cardini del mio lavoro, insieme alle riflessioni sulle compenetrazioni della luce. La natura è un modello che non si copia, ma un modello di combinazioni di rapporti tra segni e colori”.

Rientrato in Italia nel 1954 apre uno studio a Venezia. Dal 1957 al 1963 vive a Milano e realizza i racconti segnici e le lunghe pitture su rotolo e gli studi sulle Metamorfosi delle forme, raccolti in una serie di cicli pittorici a tema dedicati al paesaggio nel 1956, ai Balzi Rossi nel 1958 e al Paesaggio Olandese nel 1961. Torna a Roma e, tra il 1963 e il 1967, frequenta il laboratorio della Calcografia Nazionale a Fontana di Trevi, lì approfondisce ed elabora il linguaggio dell’incisione, i risultati delle sue ricerche entusiasmanti, il rapporto segno-luce e luce-geometria che troveranno compiuta espressione nel ciclo di pitture e litografie Ricercare del 1973.

"Grazie al Direttore Maurizio Calvesi, ricorda Strazza, si aprirono i laboratori agli artisti, lavoravo così con Giulia Napoleone e Luca Maria Patella, scendevo in deposito e vedevo i Piranesi. lì ho capito che l'incisione era il mio alter ego”. Nell’ambito della Calcografia, Strazza elabora un linguaggio artistico appassionato e sensibile, capace di tradurre emozioni e ricordi in linee pure, di scolpire l’ombra in fitte trame leggere come ricami, dando spazio alla sua creatività. ''Alla Calcografia mi sono formato come incisore, ho passato anni avendo a disposizione i torchi, gli studi, le lastre e le incisioni che vi sono conservate. Ero in una posizione privilegiata di documenti, di luoghi e di ispirazione. Era un posto meraviglioso. Dove mi giravo era una spinta a decifrare i segni che vedevo intorno a me''.

I sorprendenti frutti di questa esplorazione verranno presentati nel 1968 alla Biennale di Venezia dove espone in una sala personale. Sarà Carlo Bertelli, divenuto Direttore della Calcografia nel 1974, ad invitarlo a impostare un vero corso didattico sull’incisone, a cui Strazza si dedicherà con grande passione, competenza ed originalità per due anni, dando testimonianza di questa importante esperienza nel libro Il gesto e il segno edito da Scheiwiller nel 1979.

“Un esperienza viva, con lo scopo preminente di individuare i mezzi e i modi più diretti e generali per influire fondamentalmente sul potere espressivo dei segni” descrive l’autore. Un manuale tecnico fondamentale per chi ama l’incisione e non solo. “Il dono dell’artista fu di ricondurre ai principi minimi ed elementari del fare incisione l'esperienza di tutti, liberandone la stanchezza del mestiere, ritrovando le emozioni prime della creatività che sono lo stupore e la gioia. Nei termini di Chomsky, scrivere un manuale di tecnica diventa per Strazza individuare livelli di adeguatezza grammaticale, dall'inventario dei segni alla loro capacità di costituirsi in un sistema che rende possibile la formazione della sentenza secondo un processo che tiene conto di un ordine innato e primario, la ricerca tecnica diventa laboratorio linguistico", ci ricorda Carlo Bertelli nell’introduzione al libro.

Mentre il seguito creativo approdava alla realizzazione di grandi cicli pittorici (Trama quadrangolare, Segni di Roma e Cosmati) fino ai più recenti Archi e Orizzonti, tutti accolti in eventi espositivi presso prestigiose istituzioni e che gli valgono importanti riconoscimenti, tra cui, nel 1988 per la Grafica e nel 2003 per l’incisione, il Premio Feltrinelli assegnato dall’Accademia dei Lincei.

Espone a Palazzo Reale a Milano la serie Trama quadrangolare. Seguiranno altri cicli di pittura e incisione: Segni di Roma, Cosmati, Giardino di Euclide, Aure e Archi. Nel 1984 ha nuovamente una sala personale alla Biennale di Venezia. Tra le tante mostre degli anni a seguire si ricordano l’antologica alla Calcografia Nazionale del 1990, quella alla Basilica Palladiana di Vicenza nel 2005 e la grande antologica alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 2017. Tra le numerose donazioni si ricordano quella del 2020 al Palazzo del Quirinale di Roma, e quella del 2022 all’Accademia Nazionale dei Lincei, avvenuta in occasione della ricorrenza dei suoi 100 anni.

La docenza è stata una sua grande passione, ha insegnato oltre che alla Calcografia Nazionale, alla Wesleyan University, all’Università di Siena, all’Accademia di Belle Arti di Roma di cui è poi Direttore e alla Scuola Libera di Grafica di Matera. Le sue opere sono oggi conservate al British Museum di Londra, al Ludwig di Colonia, allo Stedelijk di Amsterdam, ai Musei Vaticani, agli Uffizi, al Mart di Rovereto e alla GNAM di Roma, che ha acquisito il suo archivio. Ha ottenuto molti riconoscimenti, tra cui: il Premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei nel 1988 per la Grafica e nel 2003 per l’Incisione, il Premio “Cultori di Roma” nel 2002 e il premio Vittorio De Sica per le arti visive nel 2014.

La creatività non consiste nel raggiungimento di forme il più possibile equilibrate o comunque aderenti a qualche schema ordinativo o rappresentativo, come se fossero dei valori in sé, ma, al contrario, consiste nella capacità e nel modo di compromettere continuamente questa tendenza all'ordine consueto con un nuovo tipo di ordine improvviso, inatteso e provocatore di sempre nuove contraddizioni.

Grazie Maestro!

Un breve riassunto di come Amici, Musei e Istituzioni hanno deciso di ricordare questo traguardo. Domenica 5 giugno è stata inaugurata a Cuneo la mostra Il Segno e la Luce. Guido Strazza attraverso le immagini del suo archivio a cura di Luisa De Marinis e Simona Turco. Al termine dell’esposizione otto opere appositamente scelte a Roma nello studio dell’artista da Luca Arnaudo sono entrate a far parte della collezione stabile del Museo Civico in una sala a loro dedicata.

Giovedì 6 di ottobre a Palazzo Corsini, alla presenza del presidente Carlo Antonelli e dell'accademia Lucia Tomasi Tongiorgi, è stata presentata la donazione “All’Accademia dei Lincei, ora casa dei miei segni”. Guido Strazza ha donato all’Accademia dei Lincei 500 incisioni e alcuni “libri d’artista” che entreranno a far parte del Fondo Corsiniano. Primo artista contemporaneo ad aver ricevuto due Premi “Antonio Feltrinelli” per la Grafica attribuitigli dalla stessa Accademia nel 1985 e nel 2003.Le opere donate sono state accuratamente selezionate in accordo tra Artista e Lincei perché potessero in futuro dialogare con l’antico patrimonio grafico del Fondo Corsiniano.

Lunedì 28 Novembre (chiusura il 16 gennaio 2023), presso l’Aula Colleoni dell’Accademia di Belle Arti di Roma, si è aperta la mostra Guido Strazza. Il gesto e il segno a cura di Gianluca Murasecchi. Circa 40 opere tra incisioni, dipinti, disegni, edizioni d’arte, importante mostra didattica principalmente dedicata agli studenti per ricordare gli anni da lui dedicati con passione all’insegnamento presso l’Accademia di cui è stato prima docente e poi direttore. Il 16 gennaio, ultimo giorno della mostra, è previsto un incontro nel corso del quale verrà presentato il catalogo edito da De Luca ed.

Venerdì 16 dicembre (chiusura il 26 febbraio 2023), nelle sale espositive del Palazzo della Calcografia a Roma, l’Istituto centrale per la grafica rende omaggio all’Artista stampando una cartella di incisioni tratte dalle matrici originali dell’artista (di cui l’Istituto è stato di tutte il destinatario) presenti nella collezione dell’Istituto. La mostra Strazza/Cento curata da Luisa De Marinis, Ilaria Fiumi Sermattei, Giorgio Marini, presenta, oltre le matrici e i fogli stampati per la cartella, una selezione di circa 40 incisioni realizzate da Strazza tra il 1974 e il 2015, le più antiche risalenti al periodo del suo insegnamento presso la Calcografia Nazionale.

Mercoledì 21 dicembre, la Direzione Generale Educazione, ricerca, istituti culturali, H presentato alle ore 11.00, presso la Biblioteca dell’Istituto Centrale per la patologia degli archivi e del libro (via Milano 76), Guido Strazza, Catalogo generale dell’opera incisa 1953-2018 per le ed. Allemandi, comprendente l’intero percorso grafico e incisorio di Guido Strazza. Hanno aperto l’incontro Mario Turetta e Maura Picciau con i saluti istituzionali e sono intervenuti: Barbara Jatta (Musei Vaticani), Gianluca Murasecchi (Accademia di Belle Arti di Roma), Lucia Tomasi Tongiorgi (Accademia dei Lincei), Alessandro Tosi (Museo della Grafica di Pisa). Francesco Scoppola guiderà e modererà l’incontro. Alla Galleria Nazionale di Arte Moderna è in allestimento una sala dedicata all’Artista a cura di Giovanna Coltelli. L’Accademia di San Luca di cui Guido Strazza è stato Presidente negli anni 2011/ 2012 ha in programma una mostra online con le opere e i documenti da lui donati.